Il caso Macao spezza i rapporti fra maggioranza e opposizione, sfiorata la rissa in aula

Dopo ore di discussione degli emendamenti presentati dall’opposizione alla delibera che prolungava la durata del fondo immobiliare “Comune di Milano II”, in cui erano state inserite e poi tolte le palazzine liberty di viale Molise occupate dal centro sociale Macao, i due gruppi avevano trovato una mediazione che consentisse all’opposizione di ritirare gli emendamenti rimanenti e votare la delibera in cambio dell’approvazione di un Ordine del Giorno che impegnava il Sindaco a ripristinare la legalità nelle palazzine occupate da Macao.

Una volta raggiunto l’accordo è stato ratificato dalle firme dei consiglieri Tatarella (FI), Barberis (PD), Forte (Milano Popolare), con conseguente ritiro degli emendamenti da parte dell’opposizione che subito dopo ha votato la delibera e anche l’immediata eseguibilità. Quando però è arrivato il momento della maggioranza di rispettare i patti votando l’ordine del giorno concordato con l’opposizione ne è sbucato un’altro presentato dalla consigliera Pirovano di Milano Progressista che invita il sindaco a dialogare con Macao per non disperdere il buon lavoro svolto. Un documento che se approvato avrebbe annullato gli effetti di quello concordato con l’opposizione, con l’aggravante di essere stato firmato da Barberis che era stato fra i promotori del patto.

Apriti cielo, Pietro Tatarella considerando l’accordo politico tradito, prende la parola e comincia a snocciolare accuse, chiudendo le porte ad ogni accordo futuro e minaccciando di trasformare ogni delibera che passerà in aula in un campo di battaglia, Matteo Forte, di Milano Popolare accusa invece la sinistra di avere rotto la fiducia con le opposizioni che sono state prese in giro smentendo l’accordo preso.  Le cose non avvengono però in modo sereno, ma fra urla insulti e continue sospensioni della seduta con anche un accenno di rissa fra Tatarella e Gentili prontamente sedato dai commessi.

Proprio su Gentili si è concentrata la rabbia di Forte nell’intervento che ha sancito la definitiva sospensione della seduta. Il popolare lo ha accusato di non meritare di ricoprire la carica di presidente della Commissione Antimafia militando in un partito che difende l’illegalià, ricevendo in cambio insulti che sarebbe meglio non sentire in un’aula delle istituzioni. Nonostante Gentili si sia poi scusato Tatarella sembra deciso a chiederne le dimissioni contando anche sull’appoggio dei componenti della lista Sala che non avrebbero gradito essere stati coinvolti in questo “tradimento” da Milano Progressista.