La rapina dei pezzenti nella città dei ricchi

La rapina dei pezzenti nella città dei ricchi. Le cronache ci riportano in modo singolare la rapina avvenuta nella filiale Ubi di via Washington. Una rapina molto singolare a dire il vero: non si emozionino i nostalgici dei tempi del bel Renè e amici. Nessun mitra, nessuna organizzazione perfetta, qualcosa di molto grezzo e rozzo, ma che pare aver funzionato. Primo aspetto: il rapinatore armato, perché le agenzie riportate da Corriere e Repubblica (anzi l’agenzia visto che è identica su entrambi i quotidiani) parlano di rapinatori “armati di un taglierino”, aveva appunto in mano un taglierino. Quindi i rapinatori lo usavano a turno o era uno solo. Secondo aspetto, non c’era nessun basista o informazioni raccolte con perizia: questa banda di ciucci non sapeva che la cassaforte fosse temporizzata ed ha quindi dovuto trasformarsi in una banda di sequestratori. Infatti per attendere l’apertura della cassaforte hanno sequestrato clienti e dipendenti fino allo sblocco. Terzo aspetto: non si sa quanto hanno portato via. Dubitiamo che sia perché le forze dell’ordine non vogliano enfatizzare l’accaduto: da parecchio tempo ormai le filiali tengono quantità minime di denaro, motivo per il quale bisogna avvertire se si intende prelevare più contante del normale. Per averne un esempio della limitata liquidità delle filiali ripescatevi la storia sulle finte associazioni sportive di Rcs che l’Osservatore vi ha raccontato. Ma torniamo alla nostra banda di pezzenti. Questa rapina sembra la dimostrazione di come due realtà si stiano sempre più staccando: da una parte ci sono le zone in cui vivono i ricchi con tutti i servizi pensabili, in alcune pare che la sicurezza sia persino stata appaltata ad ex(?) agenti del Mossad, dall’altra la Milano di cui non parla nessuno. Quella dei pezzenti, dove dominano le bande di disperati, dove le vittime della nuova onda di eroina vivono appena raccolto quanto serve nel centro città, dove gli anziani escono solo se estremamente necessario. Le zone dove insomma si organizzano anche le bande di pezzenti come quella della rapina di cui sopra. Rapinatori poveracci, tanto da avere solo un taglierino in un gruppo per minacciare le persone. Gente che va allo sbaraglio, aggiungendo il reato di sequestro di persona a quello di rapina a mano armata perché non si è organizzata. Sono i pezzenti di Milano, quelli a cui qualche migliaio di euro cambierebbe comunque la percezione delle vita, molto di più che qualche anno di galera. Sotto le torri scintillanti non ci sono solo i parchetti dove le famigliole di consulenti e dirigenti di multinazionali trascorrono ore felici, ma un’umanità sempre più varia e povera. Fucina del futuro, ma anche della rapina dei pezzenti nella città dei ricchi. Speriamo solo che Sala “l’onesto” e gli altri potenti se ne ricordino mentre organizzano l’ennesimo grande progetto. Anche da una rapina di pezzenti si può imparare.