Riapertura dei Navigli, Giunta soddisfatta, opposizione sul piede di guerra

l’Assessore alla Partecipazione Lorenzo Lipparini ha presentato ieri la relazione finale del dibattito pubblico sulla riapertura dei Navigli, una consultazione è costata ai milanesi 176mila euro, supportata con 3.000 opuscoli, cinque dibattiti, 800mila contatti social, 220 mail ricevute all’indirizzo predisposto dal Comune e 43 quaderni degli attori. Sono 91 osservazioni ricevute e inserite nella relazione finale dal coordinatore Andrea Pillon, per questo ha spiegato Lipparini:“Abbiamo bisogno di un mese per valutarle, da un punto di vista tecnico e alcune anche da un punto di vista politico, coinvolgendo direttamente i cittadini che le hanno avanzate. Entro la fine dell’anno, a quel punto, avremo tutti gli elementi per valutare e andare davanti al Consiglio comunale”.
L’opera, di cui si prevede un costo di circa 150milioni di euro, dovrebbe comunque entrare nel Piano triennale delle opere (Pto) del 2020 e non potrà essere portata a termine senza il contributo di Regione Lombardia, per questo secondo Lipparini: “Hanno scritto nel piano di sviluppo regionale che vogliono intervenire sul sistema dei Navigli. Se lo vogliono fare fino in fondo dovranno stanziare le risorse e non potranno dimenticare il tassello di Milano, che è fondamentale per tutto il sistema idrico”.
Dall’opera di partecipazione, sono emerse posizioni contrastanti sul progetto di riapertura dei Navigli, proprio per questo l’Assessore precisa che: “L’indicazione politica è quella di recepire il più possibile dalle osservazioni contenute nella relazione finale. I progettisti devono tenere conto se non di tutto, almeno della parte più ampia”.ha spiegato l’assessore.
Per quanto riguarda le osservazioni di carattere più generale e di natura politica, la linea sarà invece quella di affrontarle in Consiglio comunale, tenendo presente che il progetto  è stato incluso dalla Giunta all’interno di un giù generale piano urbanistico della città.

Non tutti però condividono l’entusiasmo della Giunta per la realizzazione di quest’opera, per cui il Movimento Cinque Stelle ha chiesto sia indetto un referendum cittadino. Proposta cui  il Sindaco Sala ha risposto seccamente: “lo facciano se ne hanno voglia, noi abbiamo fatto quello che avevamo detto“. Risposta che probabilmente vale anche per i cittadini del Comitato No-nav e gli esponenti di FdI il parlamentare Marco Osnato, il consigliere regionale Franco Lucente e il consigliere di Municipio 2 Riccardo Truppo che ne hanno proposto a loro volta uno a livello locale nel solo Municipio 2, che sarà pesantemente interessato dagli eventuali lavori di riapertura.  Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Gianluca Comazzi, ha invece bollato come presuntuose le affermazioni del Sindaco, mettendo in dubbio che la Giunta abbia realmente idea di cosa pensano i milanesi: “Non si capisce da cosa derivi questa sicurezza della sinistra, dato che l’ultimo referendum popolare risale a quasi 10 anni fa, quando ancora non si conoscevano i dettagli di questo progetto che fa acqua da tutte le parti” elncando alcune di quelle che a suo parere sono le debolezze del  progetto, quali il “tagliati numerosi parcheggi“, il fatto che “sui fondi l’incertezza regna sovrana“, il rischio concreto “che i canali non siano navigabili” rendendoli “semplici vasche sparse qua e là per Milano”. Concetti ribaditi anche dal vice capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino Alessandro De Chirico, che ha invitato il sindaco Sala a non  “insistere pervicacemente con la finta riapertura dei Navigli” bensì a utilizzare “i fondi per la manutenzione straordinaria di scuole e degli edifici di proprietà comunale che cadono a pezzi“.