Quante Charlotte ancora?

Quante Charlotte ancora? La domanda si pone all’indomani dell’ennesimo femminicidio. Questa volta la vittima è un’ivoriana di 26 anni Charlotte Yapi Akassi che si era sposata con Carmelo Fiore, 46. Vent’anni di differenza per un fenomeno sempre più tipico dei giorni nostri: italiani in età matura che prendono in moglie giovani o giovanissime straniere. Come sanno bene i carabinieri alla cui porta spesso si accalcano parenti disperati, di solito il fenomeno riguardava per lo più donne slave. In particolare lo schema era cercare uomini molto più anziani per convincerli poi prima a versare extra per una serie di parenti in difficoltà e infine a farsi intestare quanto rimasto. Per le africane si sta ripetendo lo schema, anche se con declinazioni diverse: oggi si cerca la cittadinanza o semplicemente una vita in Europa che risulta comunque meno dura di quella in Africa. Per questo nei paesini come Pozzo d’Adda si moltiplicano le coppie miste con spesso grandi differenze di età. Una di queste probabilmente era quella di Charlotte e Carmelo. Non si conoscono i motivi della lite, ma si sa come è finita: lei è stata strangolata dall’uomo che in teoria doveva prendersene cura. Lui ha tentato senza successo di pugnalarsi, segno che a certe persone viene meglio fare del male agli altri invece che a sè stessi. Ora, forse, Mario è diretto a grandi passi verso una condanna pesante. Ma viene da chiedersi: quante Charlotte ancora? Quante ne serviranno per rendersi conto che il mondo è cambiato e anche le strutture di base devono cambiare? Non possiamo diventare il Paese dei femminicidi, dobbiamo reagire quanto prima adattando le forme nuove ai valori della civiltà occidentale. Ricreare i legami sociali per non domandarci più: quante Charlotte ancora?