Bene comune: tra città ed economia della condivisione

Bene comune: tra città ed economia della condivisione

Il concetto di bene comune ha assunto ormai da anni un ruolo di primo piano in seno all’opinione pubblica e viene invocato costantemente, ancora oggi, nel dibattito politico. Nel tentativo di fornirne una prima definizione, il bene comune può essere inteso quale vettore di possibili usi reciprocamente congruenti tali per cui la possibilità di un uso implica anche la possibilità simultanea o alternativa di altri usi. Di norma, si parte da due dimensioni chiave per arrivare a descrivere un bene: (i) accessibilità o più semplicemente esclusione, ovvero possibilità di impedire l’uso se non attraverso meccanismi coercitivi (ii) rivalità, con la quale si intende la non interferenza del livello dell’uso da parte di un soggetto con il livello d’uso di altrettanti soggetti. Tra gli studiosi più noti al mondo c’è sicuramente Elinor Ostrom (1933-2012) che, nel 2009, è stata insignita del premio Nobel per l’economia; tramite il suo elaborato “Governing the Common Goods” è arrivata a formulare una teoria complessiva tesa ad identificare le condizioni che devono valere affinché una gestione “comunitaria” possa dimostrarsi sostenibile nel tempo. Tale teoria viene collocata dai critici sotto l’alveo delle c.d. teorie delle scelte pubbliche di governo.

L’economista evidenzia come i beni comuni non debbano essere confusi con le risorse pubbliche in quanto, se da queste ultime, non è possibile escludere singoli beneficiari, come può essere la sicurezza e la conseguente difesa del suolo di uno Stato, i beni comuni sono risorse tipicamente (ma non necessariamente) naturali ed il loro uso da parte di soggetti (definiti dalla stessa Ostrom come appropriators) può, in alcuni casi, precludere i benefici che altri soggetti possono ottenere dall’uso del bene stesso. A questo punto ci potremmo chiedere: la Città può essere considerata un bene comune? La città non è un semplice aggregato di costruzioni più o meno pianificato, sorto da un accentramento culturale, economico e amministrativo; la città, a parer di chi scrive, è comunità, è condivisione reciproca delle risorse.

La città, in altre parole, non è solo ciò che si vede ma anche ciò che si vive. Ecco perché una gestione efficace ed efficiente di essa comporta un certo livello di local enpowerment inteso cioè come capacità e volontà di assumersi la responsabilità di gestire una comunità, definendo le norme e lo sfruttamento delle risorse necessarie. Assumersi la responsabilità di governare significa proprio questo: gestire una comunità di persone in un contesto, spesso, di asimmetria informativa; avere il coraggio di diffondere e trasmettere il senso civico di accessibilità ed uso delle risorse comuni e pubbliche.

Le nostre città hanno un’anima, un corpo e si muovono costantemente modificando il proprio tessuto sociale cercando sempre di ampliare le risorse che hanno a disposizione. L’economia della condivisione rappresenta dunque, una potenziale risposta ai disordini che, in alcune aree, ancora oggi viviamo. Distribuire beni e servizi e creare un modello etico, un nuovo contratto sociale tra cittadini e amministrazione. Vivere la città significa creare ogni giorno un legame. Governarla significa assumersi la responsabilità di dare le risposte a migliaia di cittadini. Per questo motivo, a 28 anni, ho deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Mahatma Gandhi diceva: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

Io ci voglio provare.

Il prossimo 3 e 4 ottobre mi candiderò sia in Municipio 4 con la lista “I riformisti lavoriamo per Milano con Sala”. Amo la mia città, Vivo con orgoglio il mio municipio; ho a cuore questo territorio, in quanto pur non essendovi nato e cresciuto, mi ha dato tanto non solo sul piano affettivo ma anche per le tante opportunità professionali che ho avuto in questi anni. Per ciò non trovo occasione migliore di questa per iniziare a restituire qualcosa mettendo in campo tutte le risorse che ho, in aggiunta al mio impegno e alla mia passione politica. Consapevole che ciò comporterà l’assunzione di qualche responsabilità in più sono pronto a vivere a pieno questa straordinaria esperienza di vita.

 

Alberto Gandossi

Classe 1992, sono un analista strategico per fenomeni geopolitici e socio economici in una multinazionale nel settore dell’energia. Laureato in Economia dei Mercati e delle Strategie di Impresa presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi in Sociologia Economica dal titolo “Governare il Bene Comune: il caso dei sistemi di depurazione del comune di Milano”. Precedentemente ho lavorato come M&A Analyst in una società di consulenza. Da ottobre 2020 sono Coordinatore di Italia Viva sul Municipio 4 di Milano.