2 Marzo 2021

Arrestati due pregiudicati per furto d’auto

Giovedì scorso, in viale Umbria a Milano, la Polizia di Stato ha arrestato un 49enne e un 40enne italiani per il reato di furto pluriaggravato in concorso. Intorno alle ore 09,30, è giunta alla Centrale Operativa della Questura la segnalazione, da parte di una società che gestisce sistemi gps, di un’ automobile appena rubata in movimento verso piazzale Lodi. Gli agenti del Commissariato Monforte Vittoria, si sono messi sulle tracce della vettura, rintracciandola in viale Umbria angolo piazzale Lodi. I poliziotti hanno imposto l’alt, e hanno proceduto al controllo dei due passeggeri a bordo. Alla guida vi era il 49enne, persona con numerosi precedenti di polizia e destinataria del provvedimento di obbligo di soggiorno nel comune di Milano per due anni, sul lato passeggero il 40enne, anch’esso con numerosi precedenti, nonché sottoposto la regime di sorveglianza speciale semplice, motivo per cui è stato anche indagato per la contravvenzione della misura di sorveglianza. Gli agenti di via Carlo Poma hanno così proceduto alla perquisizione dei due uomini e dell’automobile. Nelle tasche, il 49enne, aveva con sé due chiavi utili all’apertura dell’automobile appena rubata. La perquisizione dell’abitacolo ha infine portato al sequestro di un jammer, strumento utilizzato per disturbare le frequenze radio/gps, dotato di una centralina a parte, ancora in funzione al momento dell’intervento dei poliziotti. I due malviventi sono stati arrestati.

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Serve davvero il super assessore Scavuzzo?

Serve davvero il super assessore Scavuzzo? Perché i suoi risultati non si vedono, a meno che per risultati non si intendano gli assembramenti sui Navigli nel pieno di una pandemia. Scavuzzo è vicesindaco e assessore alla Sicurezza, ma serve davvero il super assessore Scavuzzo? Ha senz’altro amici potenti, ma evidentemente limiti importanti sulla gestione amministrativa: Scavuzzo infatti non ha chiesto scusa per il suo fallimento. Fallimento confermato dal fatto che il giorno successivo agli assembramenti sui Navigli, il Comune è intervenuto regolando meglio l’accesso all’area. Allora per questo periodo storico è meglio avere politici con le spalle abbastanza larghe da ammettere anche gli errori: invece Scavuzzo si è presentata a relazionare al Consiglio comunale sottolineando che erano in servizio circa 850 vigili. Metà però erano in ufficio. E poi erano in servizio su tutta la città. Infatti sui Navigli la gente ha fatto come le pareva, risse comprese, fino all’intervento dei carabinieri. Ma da Scavuzzo nessuna scusa, perché lei sembra brava a farsi dare deleghe, ma pare una di quei politici senza umiltà. Gli ultimi che servono in questo periodo storico. Servono politici spessi, gente che sappia amministrare, soprattutto quando le cose vanno male. Allora serve il super assessore Scavuzzo? A Milano sembra proprio di no. Perché dopo il grave errore dei Navigli le scuse erano il minimo. Ma Scavuzzo sembra invece far parte di quella sinistra chic che pensa di essere in credito con la cittadinanza perché concede i suoi nobili sforzi alla comunità. Per servire però è necessaria l’umiltà che manca ai borghesi del centro città, servono spalle larghe e se persino il sindaco Sala si candida dopo aver detto che non ne aveva voglia, cosa ci si può aspettare dal vice?

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Le crypto schizzano di nuovo verso l’alto

Le crypto schizzano di nuovo verso l’alto. Bitcoin, Ethereum, COMP, qualunque moneta virtuale sta salendo. Dopo il crollo verticale dei giorni scorsi, le crypto schizzano di nuovo verso l’alto. E con percentuali da crypto: il bitcoin è ritornato sopra i 40mila euro in poche ore. Ci sono valute come COMP che da ieri salgono dell’80 per cento. Insomma visti il livelli raggiunti con gli ultimi picchi, forse è il momento di guadagnare qualcosina comprando oggi e rivendendo appena marginato il giusto.

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Quel silenzio sulle quattro vigilesse suicide in meno di due anni

Quel silenzio sulle quattro vigilesse suicide in meno di due anni. Provate a pensare: prendere l’arma laddove è custodita, un comodino, un cassetto, un armadio, caricarla come se si fosse davanti a una minaccia imminente, come può accadere in servizio quando ci si trovi di fronte a un rapinatore armato, deciso a tutto, dal quale occorre difendersi per un potenziale pericolo alla propria e altrui integrità fisica, scarrellare la pistola, puntare la canna verso se stessi, cuore, testa, e poi spingere il dito sul grilletto, il proiettile che penetra le tue carni irrimediabilmente. Una sequenza di gesti che lascia il tempo di pensare a quello che si sta facendo, pertanto, almeno in quel preciso momento, voluta, ragionata, meditata, consapevole. Che quattro donne della polizia locale di Milano abbiano deciso di farla finita in meno di due anni, pone una serie di quesiti: Ci si era accorti del disagio? Si è fatto qualcosa per evitare che il disagio si trasformasse in tragedia? Vi erano state richieste d’aiuto che avrebbero potuto, se esaudite, evitare il peggio? Oltre a indagare sulle motivazioni personali che portano un individuo a compiere un gesto così profondo e totalizzante, in casi come questi, occorre comprendere quali siano le relazioni tra il suicidio e la professione che si svolge. Immaginiamo sempre che le persone in divisa siano forti, miticamente invincibili, eroiche, non sempre è così, la fragilità pervade tutti gli esseri umani, anche quelli in divisa. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Governativa “CERCHIOBLU”, i suicidi tra gli operatori delle forze di polizia sono un fenomeno endemico e ben conosciuto. Nonostante ciò, pochi o nulli risultano essere gli interventi utili a fermare questa scia di sangue da autodistruzione. Un fenomeno che deve essere affrontato una volta per tutte, perché racconta di un disagio strisciante che non trova forma di attenuazione sui luoghi di lavoro. Senza voler fare analisi compiute che risultano assai difficili e complesse, ciò che voglio porre in evidenza è che il lavoro (che occupa un ampio spazio temporale della nostra vita quotidiana) è uno dei contesti in cui si attivano e si smorzano determinate tendenze, e ciò è strettamente correlato al tipo di condizione psicologica che si vivono proprio sui luoghi di lavoro. Soprattutto se si svolge una professione dove è facile che la tenuta psicologica sia sollecitata da eventi traumatici (coinvolgimento in un conflitto a fuoco, interventi su incidenti mortali con presenza di cadaveri, scontri fisici e verbali con persone riottose, etc.), da tensioni tra sottoposti e superiori (tipiche di professioni dove la gerarchia è notoriamente marcata), dallo svolgere orari diversi dal “normale”, che mettano in discussione un’ottimale gestione della famiglia (turni notturni, serali, sabati, domeniche o feste comandate), e molto altro ancora. A mio avviso è proprio sul luogo di lavoro che si potrebbe fare qualcosa per limitare questi fenomeni e, purtroppo, è proprio lì che, attualmente, mancano progetti e relativi supporti. Per le informazioni in mio possesso, almeno due delle vittime della polizia locale di Milano avevano palesato alcuni disagi di origine personale e lavorativa. Avevano chiesto aiuto ma nessuno si era preoccupato di tendere loro la mano. Indifferenza, menefreghismo, insensibilità? Non lo sappiamo, però una cosa è certa, bisogna fare chiarezza, e se per fare chiarezza su queste morti occorre una commissione d’inchiesta del comune di Milano, ben venga! Anche se, dalle dichiarazioni dell’assessore alla sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato (che è anche consigliere comunale), la maggioranza che governa Milano sta cercando in ogni modo di boicottarla. Capisco che siamo in campagna elettorale, ma esigenze di chiarezza andrebbero perseguite sempre, come si sulo dire, senza se e senza ma…    

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