Regione paga gli extra al Piccolo Teatro ma è fuori dalle nomine

Regione paga gli extra al Piccolo Teatro ma è fuori dalle nomine. L’assessore alla Cultura della Lombardia Stefano Bruno Galli parla di una “inaccettabile forzatura istituzionale” commentando la cooptazione di due nuovi membri del cda del Piccolo teatro. Perchè Regione paga gli extra, nella delibera del famoso milione che ha inguaiato la Lega sulla Lombardia Film Commission, al Piccolo Teatro ma è fuori dalle nomine: su due nuovi membri del cda, nessuno è scelto dal Pirellone. E questo “con il deliberato obiettivo – ha tuonato su Facebook – di nominare il nuovo direttore generale imposto dal ministero e dal Comune. Una vergogna! Sin dall’inizio della partita, Regione Lombardia, che negli ultimi due anni ha salvato il Piccolo dal default, ha sostenuto con coerenza la linea della trasparenza e del merito. E ha più volte offerto la propria disponibilità al dialogo, nell’esclusivo interesse del Piccolo, istituzione culturale profondamente legata alla storia della città di Milano”. “La risposta da parte del sindaco Sala, dell’assessore Del Corno e del Presidente Carrubba, è stata becera e arrogante. Un atto vergognoso e inaccettabile! Non si gestiscono così le istituzioni; così si svillaneggiano e si violentano” ha accusato aggiungendo che “esiste una responsabilità politica di cui risponderanno Sala, Del Corno e Carrubba, che hanno dimostrato che delle sorti del Piccolo non gliene frega un tubo, visto che l’hanno svenduto alle ingerenze del ministero dei Beni Culturali”. A rispondere alle critiche ci ha pensato una nota congiunta la segretaria metropolitana del Partito Democratico Silvia Roggiani e il capogruppo PD in Consiglio comunale Filippo Barberis: “Se c’è un becero nella vicenda del Piccolo, è solo il presidente della Regione, Attilio Fontana. Da mesi stiamo assistendo al vuoto lasciato dal direttore Escobar, a causa dell’indecente ostruzionismo di due consiglieri di Palazzo Lombardia all’interno del Consiglio di amministrazione. Uno stallo a cui ha deciso di mettere fine, come consente lo Statuto stesso del Teatro, il Comune di Milano e il ministero allargando il CdA all’ingresso di due nuovi consiglieri”.