Quando il verde fa male

Per fare un albero non basta un seme, ma ci vuole cura. La notizia del bambino di 9 anni ferito alla testa da un ramo spezzato dal vento in piazza Carrara riporta alla luce un problema niente affatto secondario: l’idea del verde urbano come qualcosa di positivo a prescindere. Il tema del verde è diventato il nuovo fulcro della sinistra milanese, e mondiale con la piccola Greta svedese, probabilmente perché essendosi esaurito il patrimonio di valori di cui si faceva portatrice ha deciso di tornare alla natura. Nella versione comoda però, perché come hanno scoperto il popolo è brutto sporco e ignorante e ormai vota a destra. E allo stesso modo un albero è bello se posizionato nell’apposita area giochi vicino a casa o nell’apposita aiuola. Nessuno però ha avvertito l’albero di cosa era diventato e lui continua a comportarsi come un essere vivente: i marciapiedi si sollevano sotto le poderose radici di alberi diventati monumentali, senza manutenzione i rami cadono proprio come nel bosco, le piante si ammalano e muoiono. E magari dei rami cadono in testa a un bambino, questa volta pare per fortuna senza conseguenze eccessive. La botta ricevuta dal bambino dovrebbe risvegliare la sinistra da questo sogno in cui si è persa di poter vivere tutti in un quartierino carino dove tutti parlano piano, svolgono mansioni eco compatibili e gli alberi chiedono il permesso per espandere le radici o prendere una malattia. O li si tratta come un essere vivente, programmando una cura precisa e continua a livelli diversi da quelli attuali, o continueremo a svegliarci in un mondo in cui il verde può fare male.