3 Luglio 2023

Spada, Assolombarda: “Imprese del territorio orgoglio nazionale da difendere e rafforzare. Ora, uniti, per politica industriale comunitaria contro il rischio de-industrializzazione”

Spada, Assolombarda: “Imprese del territorio orgoglio nazionale da difendere e rafforzare. Ora, uniti, per politica industriale comunitaria contro il rischio de-industrializzazione”. “Noi siamo, per natura geografica, nel cuore dell’Europa e, per capacità industriale e ruolo progettuale, il cuore dell’Europa. Storicamente qui, nel territorio della Grande Milano, è sempre stato collocato il baricentro strategico dell’economia italiana, al crocevia d’Europa. Permettetemi, quindi, di rendere giustizia a ciò che la nostra industria rappresenta: un modello manifatturiero vincente, per qualità, innovazione, visione, espressione profonda del made in Italy in Europa e nel mondo”. Così Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda, ha aperto questa mattina la sua Relazione in occasione dell’Assemblea Generale dell’Associazione, che si è tenuta presso il Camozzi Research Center, hub tecnologico del Gruppo a Milano. L’Assemblea ha visto anche gli interventi di Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri; di Thierry Breton, Commissario Europeo per il Mercato interno; di Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria; di Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia; di Giuseppe Sala, Sindaco di Milano. I lavori si sono conclusi con l’inaugurazione del Camozzi Research Center. L’Assemblea in un luogo simbolo di rigenerazione e di manifattura avanzata “La scelta di tenere qui la nostra Assemblea annuale ha un valore altamente simbolico: metafora di rinascita industriale. Questo luogo racchiude, infatti, una parte importante della storia dell’industria italiana con i successi legati alla Lambretta e alla Mini – ha proseguito il Presidente Alessandro Spada –. Dopo un susseguirsi di crisi che potevano rappresentare il triste epilogo per questa realtà, oggi grazie al coraggio e alla visione di Camozzi possiamo invece ammirare tecnologie d’eccellenza come la stampante 3D, tra le più grandi al mondo. Il Camozzi Research Center, centro di ricerca e sviluppo del Gruppo e hub tecnologico avanzato, anche in sinergia con l’Istituto Italiano di Tecnologia e il Politecnico di Milano contribuisce all’innovazione della manifattura secondo modelli avanzati di Industry 5.0. Ma questo luogo è anche racconto di rigenerazione del territorio perché nell’area ex Innocenti sorgeranno i laboratori artigianali del Teatro alla Scala con la sua Magnifica Fabbrica”. Rivendichiamo con orgoglio il nostro modello manifatturiero “La nostra industria manifatturiera possiede migliaia di campioni che operano con successo a livello internazionale in segmenti altamente specializzati della nostra manifattura. Secondo i dati di una ricerca inedita svolta da Fondazione Edison, quasi l’80% dell’export manifatturiero italiano viene realizzato da imprese medie, medio-grandi e grandi con un numero di occupati che va da 50 a un massimo di 4.999 addetti. Queste imprese sono in totale 9mila. A queste si aggiungono altre 27mila piccole imprese con un numero di addetti che va da 10 a 49, che coprono un restante 13%. Le imprese con più di 5mila addetti, invece, sono 13 e pesano per meno del 7% dell’export. Il nostro Paese, insomma, non è né penalizzato dalla mancanza di grandi gruppi industriali, né tanto meno schiacciato su imprese di piccole dimensioni. È proprio la taglia delle nostre imprese, infatti, che ci permette di essere leader a livello internazionale in quei segmenti produttivi in cui qualità, innovazione e flessibilità costituiscono fattori competitivi. Dobbiamo essere profondamente orgogliosi del nostro modello manifatturiero, spesso accusato ingiustamente di fare pochi investimenti, di essere poco tecnologico, di non essere sufficientemente competitivo e di essere, perciò, inadatto a competere nella sempre più dura arena del mercato globale. Niente di più lontano dalla realtà”. Il valore della nostra industria: 163 miliardi di export e un monte salari di 28 miliardi “Il nostro Paese è la seconda manifattura d’Europa. Siamo quinti al mondo per il più elevato surplus commerciale con l’estero (esclusa l’energia) e lo siamo anche grazie al contributo decisivo dei nostri territori che insieme costituiscono una delle più grandi regioni manifatturiere d’Europa, la prima in assoluto per numero di unità locali manifatturiere. Basti pensare che l’export della Lombardia nel 2022 è stato di 163 miliardi di euro. Uno dei più importanti d’Europa, pari a oltre due volte quello della Finlandia o del Portogallo. Un export dove proprio le imprese di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia sono autentiche protagoniste. E ancora, il monte salari generato dalla manifattura lombarda è pari a 28 miliardi di euro, cioè oltre 1/4 di quello dell’intera industria manifatturiera italiana. Nettamente superiore a quello delle manifatture di intere nazioni come la Svezia, il Belgio o la Danimarca. Questo territorio ha la forza di uno Stato intero: la politica ha la responsabilità di esserne pienamente consapevole. È da qui, infatti, che passa e si costruisce il futuro e la forza dell’economia. È da qui che si costruisce la politica industriale nazionale ed europea”. L’economia italiana è cresciuta di più di quella mondiale nel suo complesso: un nuovo piccolo «miracolo economico» grazie alla nostra manifattura “La pandemia prima, il conflitto Russia-Ucraina poi, unitamente al caro energia e all’emergenza materie prime e semilavorati, sono stati i fattori che hanno determinato un clima di forte incertezza con cui l’Europa e l’Italia hanno dovuto fare i conti. Un contesto che ha messo a dura prova la tenuta delle imprese che, nonostante tutto, hanno fatto uno sforzo immenso per salvaguardare la loro attività e vincere le sfide sui mercati internazionali. L’industria manifatturiera del nostro Paese, dopo aver contribuito con una crescita del 14,1% del suo valore aggiunto alla ripresa economica del 2021, nel 2022 è aumentata ancora dello 0,3%. A questo si aggiunge la crescita del PIL dello 0,6% nel primo trimestre di quest’anno: più di Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e anche degli Stati Uniti. E ancora nel 2022 l’export manifatturiero ha segnato il record di 594 miliardi di euro su un totale di 625 miliardi. Un nuovo piccolo «miracolo economico» reso possibile dalla reattività e competitività della nostra manifattura. I nostri territori, come sempre, hanno fatto la loro parte, reagendo alle difficoltà con maggior forza rispetto agli altri, in Italia e in Europa. Anche le ultime previsioni sul PIL delle più grandi regioni europee confermano la nostra crescita. A fine 2023 la Lombardia si troverà al 4,3% sopra i livelli pre-pandemia, il Baden-Württemberg sarà sotto dello 0,9%, la Baviera sopra solo dello 0,5%,

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La Tesla mortale di Roma

La Tesla mortale di Roma. Perché a Roma si continua a morire per suv o auto potenti guidate da gruppi di ventenni. Il caso fa meno parlare perché probabilmente una donna di 67 anni fa meno impressione di un bambino di 5 anni. E poi nel caso della Tesla mortale di Roma non c’è il tema social: per settimane ci siamo sentiti dire da tutte le testate italiane che il tema dell’incidente mortale di Roma erano i giovani e i social. Nessuno ad esempio ha chiesto quando questi ventenni hanno preso la patente visto che esistono dei limiti di potenza per i neopatentati. Potrebbe essere un risultato o una proposta migliore quella di limitare meglio la potenza delle autovetture che vengono affidate a chi in teoria ha appena iniziato a guidare. Invece si è preferito parlare di social network, perché i social sono il grande nemico di un’Italia che parla spesso di innovazione, ma non ha idea di preciso di come applicarla. Siamo a malapena fuori dal periodo in cui le persone hanno digerito il mito startup. Fino a poco tempo fa si sono spesi miliardi a caso per qualunque proposta “innovativa”. In pochi si chiedevano se effettivamente servissero certe proposte, ma il tema “tirava”. E dunque sono stati stanziati miliardi di bandi pubblici e privati per effetti quanto meno discutibili. Ora siamo sul grande terreno dei social, che fanno perdere quello più razionale della gestione del traffico. E di chi lo crea. Perché gli unici provvedimenti sono quelli di chiudere le città o rendere impossibile viaggiare in auto in città, stabilendo gerarchie economiche in un Paese dove non mancano già di loro: alla fine in città gira solo chi può pagare box, pass o alla peggio le multe. Però è un tema complicato. Sembra meglio scagliarsi contro il “potere forte” di turno, cioè i social. E spesso tramite social. Con il risultato che la Tesla mortale di Roma viene derubricato a caso di cronaca nera triste, ma non così serio da parlarne. Un articolo e via. Fino al prossimo incidente mortale.

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