3 Ottobre 2022

Al Teatro alla Scala torna l’”Ambrogino delle Imprese”

Al Teatro alla Scala torna l’”Ambrogino delle Imprese”, la premiazione dedicata a im-prese e lavoratori di Milano, Monza Brianza e Lodi. Un premio speciale denominato “Impresa e Valore” è riservato, in questa nuova edizione, alle imprese che durante gli ultimi anni si sono distinte per azioni di responsabilità sociale e impegno per svi-luppare iniziative di coesione con il territorio e le comunità a cui appartengono. Premio “Impresa e Lavoro”. In tutto sono 117 le imprese premiate (57 di Milano, 42 di Monza Brianza, 18 di Lodi) e 185 i lavoratori premiati (95 di Milano, 74 di Monza Brianza, 16 di Lodi). Per le imprese il requisito è quello di avere svolto inin-terrottamente la propria attività sul territorio dei Comuni della Città Metropolitana di Milano e delle province di Monza Brianza e di Lodi da almeno 25 anni. Per i lavoratori il premio viene attribuito a chi ha raggiunto almeno 20 anni di attività lavorativa con-tinuativa. Dal 2018 la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi ha istituito questo Premio che fonde le precedenti edizioni promosse dalle Camere di commercio di Mi-lano, Monza Brianza e Lodi (Milano Produttiva, Brianza Economica e Premio Fedeltà e Lavoro). Si tratta di un riconoscimento per i lavoratori dipendenti e le imprese dei territori delle tre province, per la longeva e pluriennale attività svolta a favore dello sviluppo del sistema sociale ed economico delle tre circoscrizioni di riferimento. Tra le imprese, si segnala per longevità Giuseppe Mercandalli, gastronomia e polle-ria di Bovisio Masciago (MB) attiva in modo continuativo da 172 anni. Tra i lavoratori premiati, ha raggiunto 42 anni di attività lavorativa Massimo Forlano presso l’impresa Cattaneo & Calvi di Rozzano (MI). Ha dichiarato Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: “In un momento ancora così difficile a livello internazionale ed economico è doppiamente importante premiare imprese e lavoratori che più si sono distinti per resilienza e capacità di creare valore per il territorio. Sarà infatti il nostro sistema imprenditoriale che dovrà affrontare, ancora una volta, le nuove sfide che ci aspettano, a cominciare dall’emergenza energia. E proprio per questo le imprese vanno sostenute costantemente attraverso nuove leve finanziare e semplificazione fiscale”. Ha commentato Sergio Dompé, Presidente Gruppo Dompé farmaceutici: “Mai co-me oggi, è stato così importante riconoscere chi fa impresa in Italia e il valore eco-nomico sociale di queste attività. Questo ‘Ambrogino delle Imprese’ è importante anche per stimolare i nostri giovani a impegnarsi e sviluppare idee nuove perché, nell’economia della conoscenza, mantenere la propria competitività significa conti-nuare a investire in innovazione. Le imprese che premiamo oggi dimostrano che il nostro territorio sa farlo e con ricadute di cui beneficia tutta la società”. La storia della Polleria Mercandalli ebbe inizio verso la metà del 1800 a Masciago Mi-lanese, quando risulta che Gaetano Mercandalli (1809-1882) svolgesse già a quel tempo l’attività di pollivendolo, proseguita poi dal figlio Giuseppe (1842-1905) e dal nipote Carlo (1871-1925). Il figlio di quest’ultimo, Marcello (1902-1977), che eserci-tava la professione di falegname, dopo la morte del padre abbandonò questo lavoro per continuare la professione di famiglia, insieme al fratello Antonio, ricevendo l’appellativo di “ul polliroeu”. Marcello e Antonio proseguirono il lavoro del padre nonostante le vicissitudini e le avversità del dopo guerra. L’attività continuò, nono-stante il periodo nero della seconda guerra mondiale, con il figlio Lucio (1930-2015) e la moglie Mariella, che la portò avanti con notevoli sacrifici fino all’età pensionisti-ca, quando subentrò il figlio Giuseppe, attuale titolare, coadiuvato dalla sorella Ma-nuela. Premio “Impresa e Valore”: I grandi processi di trasformazione in atto a livello glo-bale sono stati accelerati e acuiti dall’emergenza Covid e hanno aperto la via a nuovi modelli di sviluppo in cui la dimensione sociale del fare impresa assume ormai un ruolo significativo. L’attuale sfida per le imprese è rappresentata dal coniugare valo-re economico e insieme prestare cura alla comunità e al contesto territoriale nelle quali operano, al fine di realizzare una condotta responsabile coerente e armonica sul piano dei processi produttivi e organizzativi e al tempo stesso attenta all’impatto sociale e ambientale. A ciascuno dei vincitori è stata consegnata sul palco della Scala un’opera originale, realizzata a mano dal progettista David Dolcini; ogni pezzo vuole esprimere il concet-to di coesione attraverso il legame grafico e organico tra volumi verticali di legno massello (noce nazionale), in modo che in una forma unitaria sia possibile mantenere l’identità tra i singoli componenti. I sei vincitori del premio speciale dedicato a “Impresa e Valore” sono: Borio Mangiarotti SpA (Milano): Fondata nel 1920, è una società di sviluppo immo-biliare che opera come developer e general contractor. Nella convinzione che un’impresa debba restituire valore al territorio in cui interviene, ha istitui-to, presso la Fondazione di Comunità Milano, il Fondo Fondazione Claudio De Alber-tis, con l’obiettivo di sostenere progetti di utilità sociale volti a favorire la crescita del senso di appartenenza alla comunità. Il Fondo ha debuttato lo scorso anno, soste-nendo la riqualificazione dello storico campetto da basket dei giardini di viale Stelvio a Milano: il playground è stato restituito agli abitanti del quartiere per ospitare non solo attività sportive, ma anche iniziative di animazione culturale e sociale realizzate dall’associazione Slums Dunk, fondata dai cestisti Bruno Cerella e Tommaso Marino. Famiglia Nuova società cooperativa Onlus (Lodi): Attiva nell’ambito dell’assistenza sociale, realizza attività formative e culturali per la comunità e il territorio nel quale opera. Si è stimolata la partecipazione dei cittadini considerata utile per incoraggiare una presa di coscienza sociale e il desiderio di attivarsi all’interno della propria co-munità, attraverso iniziative artistiche coinvolgendo i ragazzi dei servizi educativi del-la Cooperativa, in carico ai servizi sociali e di TM, della Comunità educativa e MSNA del SAI minori. Fontana SpA (Veduggio con Colzano, Monza e Brianza): Industria dei sistemi di fis-saggio ad alta qualità, è attiva nel sostegno a progetti di ricerca e iniziative culturali e sociali. il tema della responsabilità sociale d’impresa e vengono sostenute numerose associazioni per la realizzazione di progetti di ricerca, culturali e sociali di spessore (tra questi, Fondazione della Comunità di Monza Brianza, il progetto

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Il Festival della Missione si conclude con 30mila partecipanti

Il Festival della Missione si conclude con 30mila partecipanti. «Festival significa festa: che nessuno lasci Milano dopo questo Festival senza avere un motivo personale o di gruppo per seminare gioia. Ci sia festa nei cuori perché noi celebriamo qui la festa della Pasqua del Signore»: così l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, all’inizio della Messa in Duomo conclusasi poco fa si è rivolto ai partecipanti al Festival della Missione. Aggiungendo nell’omelia: «Nelle nostre comunità cristiane d’Italia serpeggia una intima persuasione di impotenza. Facciamo tante cose belle, ma manchiamo lo scopo di tutto: far conoscere Gesù, far percepire il suo amore, la sua attrattiva». Ma «la vita cristiana è quel darsi molto da fare per abbandonarsi, per lasciarsi fare. I frutti dell’albero non sono il risultato di una nuova tecnica di coltivazione, ma sono il dono di Dio, l’opera di Dio”. Il Festival, iniziato giovedì, si conclude oggi pomeriggio con un concerto di pace in piazza Vetra alle spalle di quelle Colonne di San Lorenzo che sono state per quattro giorni il cuore delle iniziative, concerto in cui interverranno – esibendosi insieme – un compositore e pianista russo, Alexey Kurbatov, e una cantante ucraina, Anna Tchikovskaya. I 29 incontri del programma principale hanno registrato almeno 15mila presenze e altrettante – portando il totale dei partecipanti a 30mila – sono state le persone che hanno seguito gli eventi del programma parallelo “Il Festival è anche”: presentazioni di libri, mostre, laboratori, proiezioni e gli speciali aperitivi in oltre 30 locali del centro dove 120 missionari (religiosi e laici) hanno portato la loro testimonianza. Promosso da Fondazione Missio e Conferenza istituti missionari italiani, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano, il Festival ha dunque concluso la sua seconda edizione, dal titolo “Vivere per dono”, dopo quella svoltasi a Brescia nel 2017. Più di 100 gli ospiti, italiani e stranieri, oltre 200 i volontari e almeno 20 le parrocchie e gli istituti religiosi che si sono mobilitati per l’accoglienza; oltre alle Colonne di San Lorenzo e a Piazza Vetra, sono state 8 le piazze del centro storico coinvolte (insieme ad altri luoghi significativi come l’Università Cattolica e il carcere di San Vittore); uno sforzo reso possibile anche grazie a 70 partner tra istituzioni, associazioni, fondazioni e aziende (in particolare Fondazione Cariplo, Confcooperative Lombardia e Cuore Amico onlus). A testimonianza del seguito riscosso dal Festival, sono andati rapidamente esauriti i 5mila “semi di missione” distribuiti ai partecipanti come segno e ricordo della manifestazione. È l’invito a compiere un piccolo gesto: “mettere un seme” che rappresenta lo spirito dell’impegno missionario di chi cerca di “vivere per dono” e con pazienza aspetta che il seme germogli e cresca. Il direttore generale del Festival, Agostino Rigon, dichiara: «Giorni pieni di meraviglia! Stupore puro nel constatare che di fronte alle tante sfide che abbiamo davanti come umanità, abbiamo condiviso visioni, sogni e resistenze che ci accomunano, persone e popoli che si battono per un mondo più fraterno e giusto. È stato un turbinio di incontri, un caleidoscopio di voci, una sinfonia di umanità. La missione vista e raccontata da chi ogni giorno con la sua credibilità rende il Vangelo carne viva. È stata pura grazia poter stare qui e vivere questa esperienza. A noi la responsabilità di dare ali al soffio dello Spirito che ci ha avvolti e impregnati in questi giorni di grazia». Secondo Lucia Capuzzi e Alessandro Galassi, direzione artistica del Festival, «questi giorni sono stati un dono inatteso che ha sorpreso per primi noi. Le persone hanno risposto al nostro invito con un entusiasmo e una partecipazione toccanti. Ciò che più ci ha colpiti è stato vedere tanti passanti, fermarsi incuriositi. Avevamo detto che, come direzione artistica, ci saremmo ritenuti fortunati se fossimo riusciti a suscitare almeno una domanda in una donna o in un uomo venuti a San Lorenzo per caso. Possiamo, dunque, dirci molto soddisfatti. E grati alle centinaia di relatori, volontari, animatori che ci hanno permesso di poter dire: “Missione compiuta”». «È stato un incontro: di sguardi, esperienze, storie, intrecci e missioni – sottolinea padre Piero Masolo, direttore operativo del Festival -. Passione e gioia, tanta, che straborda dalle 30mila presenze a questi quattro giorni di Festival per irrigare vite e percorsi di ciascuno. Grazie specialmente ai 200 volontari, ai 250 relatori e testimoni, agli oltre 70 partner diversi per aver reso possibile questo splendido incontro». «Un grande impasto fatto di incontri, parole ascoltate e dette, intuizioni avute, ma soprattutto sorrisi, emozioni ed esperienze. E anche preghiera. Questo è stato il Festival della Missione – dichiara mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione sociale dell’Arcidiocesi di Milano-. Ci ha mostrato una Chiesa in forte trasformazione, consapevole che non si può rimanere in adorazione delle ceneri di quello che non c’è più, ma che occorre fare di tutto per custodire il fuoco della missione che Gesù ci ha affidato. Abbiamo potuto sperimentare che tutto il mondo è terra di missione, anche Milano. Abbiamo sperimentato l’essere missionari nelle nostre piazze e nelle nostre vie. E l’esperienza ci ha donato entusiasmo. Un buon punto di partenza. Ora occorre continuare».

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E adesso che si fa?

E adesso che si fa? Se lo chiedono in tanti, anzi praticamente tutti. Giorgia Meloni ha subito archiviato la festa per il successo elettorale, perché deve formare un governo in tutta fretta. Secondo l’ormai ex segretario Pd Letta sta  reclutando gente per reintrodurre le camicie nere. Secondo persone più lucide sta cercando persone per costituire un governo che sappia governare. Sfida difficile, tanto più che ha tutte le attenzioni di chi pensava  di vincere col solo appoggio di poteri esteri. Quindi per ora Meloni limita apparizioni e dichiarazioni, mentre tutti sperano che stia lavorando sul cosa fare per affrontare un duro inverno. La prossima grande sfida  politica imminente è la Lombardia, in secondo piano il Lazio. La Lombardia viene prima perché potrebbe essere il de profundis della Lega targata Salvini: lui è un altro che si chiede: e adesso che si fa? Perché Salvini ha cercato di vendere la  debàcle come un successo parlando della “quota cento” parlamentari, ma tanti (Maroni in primis) non sono convinti che l’ennesimo insuccesso elettorale possa essere  considerato una vittoria. E se per caso fosse Meloni a decidere chi sfiderà la sinistra per Regione Lombardia, potrebbe essere l’occasione degli anti-salviniani per togliersi il paninaro di torno. Ma c’è chi sta pure peggio: il Pd sta finalmente ragionando  sull’opportunità di sciogliersi. Dopo anni e anni di “chi siamo?”, il partito ha capito che forse il Pd non è mai esistito. Era solo un’accozzaglia anti qualcosa. Una sorta di comitato di liberazione nazionale in versione sfigata. Una parodia a suo modo. E ben riuscita. Negli ultimi dieci anni infatti non ha mai fatto nulla di sinistra. Perché i soldi per i poveri, partite iva comprese, li chiedevano altri. Come il Movimento 5 Stelle e le destre. Il Pd si è limitato a governare, con un sottile piacere quando si parlava di governi tecnici che senza essere eletti tagliavano qui e là diritti e sostegni alle fasce deboli mentre gli ex colleghi dei Monti e dei Draghi facevano affari d’oro affossando l’economia degli Stati. Quindi l’e adesso che si fa del Pd pare essere il “adesso ci si scioglie”. Come è giusto che sia. Quelli di destra andranno con Calenda e Renzi, mentre quelli di sinistra si divideranno tra Verdi e M5S diventando di nuovo politici di sinistra. O almeno così sembra che possa andare. Ma di fatto, ovunque ci si giri risuona sempre la stessa domanda: E adesso che si fa?

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