4 Maggio 2021

Fontana: assembramenti prevedibili e pericolosi. Prefetto: non si poteva chiudere piazza Duomo

“Gli assembramenti di ieri per la vittoria dello scudetto dell’Inter “era probabile che si potessero verificare, l’importante è che non succeda più, bisogna fare affidamento e chiedere alle persone il rispetto delle misure di sicurezza. Io mi auguro e spero che i contagi non si alzino, ma questo lo potremo dire tra due settimane”, è il stato il commento del Presidente della Regione, Attilio Fontana in merito agli assembramenti verificatisi durante la festa per lo scudetto dell’Inter. Nonostante sia tifoso del Milan, ha aggiunto Fontana, “Sono contento che abbia vinto l’Inter, perché è una squadra lombarda e comunque è un segno della grande ripartenza della nostra regione”. “Quando il popolo dei tifosi, in modo assolutamente spontaneo e non organizzato, scende in strada per festeggiare lo scudetto atteso da anni, bisogna necessariamente coniugare le ragioni della prevenzione del contagio con la gestione dell’ordine pubblico e con la tutela della incolumità delle persone. Abbiamo valutato che chiudere piazza Duomo, spazio urbano ampio e con numerose vie di esodo, sarebbe stato inevitabilmente occasione di ancora più densi e rischiosi assembramenti, sotto ogni profilo”. Lo ha spiegato in una nota il prefetto di Milano, Renato Saccone, in merito ai festeggiamenti di dei tifosi dell’Inter. “Di fronte a trentamila tifosi esultanti, circa diecimila nel picco in piazza Duomo – aggiunge il prefetto Saccone – non si usano idranti, né ha senso transennare una città. Si opera per evitare incidenti di qualsiasi natura, che non ci sono stati, per ridurre nei tempi le manifestazioni di festa, con il rispetto del ‘coprifuoco’, per salvaguardare le tante attività commerciali e della ristorazione e il diffuso passeggio domenicale di un pomeriggio primaverile in zona gialla, così come è stato”. “Con questo approccio, sono stati previsti e approntati servizi mirati e flessibili, con la consapevolezza che la gestione dell’ordine pubblico è un delicato equilibrio tra interessi non sempre collimanti, i cui risultati positivi non sono facilmente visibili perché consistono spesso in “ciò che non accade”.

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Festa Inter: scontro fra Salvini e Sala

E’ scontro fra il leader della Lega Matteo Salvini e il sindaco Giuseppe Sala dopo gli assembramenti dei tifosi dell’Inter che ieri sera hanno invaso piazza Duomo a Milano. “Sala non poteva far entrare 20.000 tifosi in uno stadio che ne contiene 80.000, invece di tacere e scappare? Milano ha ancora un sindaco?”: ha chiesto polemicamente in un tweet Salvini. “La risposta è no – ha replicato Sala Innanzitutto perché gli stadi sono chiusi. E poi, come entrano ed escono 20.000 tifosi senza assembrarsi?” Il sindaco ha poi aggiunto al suo post sui social l’hashtag #ministropercaso, riferito a Salvini ANSA

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Abusi edilizi: il tribunale da ragione al Comune

Dopo sei anni e 26 pronunciamenti da parte dei tribunali, il Comune ha avuto nuovamente ragione nella lunga e travagliata vicenda giudiziaria riguardante gli abusi edilizi dell’immobile di via Isimbardi 31. Nell’ambito del processo penale in cui l’Amministrazione si è costituita parte civile, il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado la proprietà a procedere alla demolizione delle opere illecite ancora esistenti e a risarcire il Comune per i danni patrimoniali e non, oltre allo sconto di sei mesi di reclusione. Lo stabile, un tempo adibito a laboratorio, era stato trasformato attraverso interventi illeciti in piccoli appartamenti privi dei requisiti di abitabilità affittati prevalentemente a studenti ed era stato ampliato con opere che avevano compromesso l’utilizzo dei parcheggi sotterranei. Per bloccare l’attività abusiva, dal 2015 il Comune ha emesso 9 provvedimenti – ordinanze di ripristino e di sgombero e annullamenti dei titoli edilizi – sistematicamente disattesi dalla proprietà. A fronte di questo, l’Amministrazione nel 2018 aveva esercitato i poteri sostitutivi e avviato le opere di demolizione delle opere abusive. Interventi sospesi in seguito a una lunga serie di ricorsi fatti dalla proprietà, cui sono seguiti da ben 26 pronunciamenti: 15 da parte del TAR (di cui 4 sentenze tutte favorevoli al Comune, 7 ordinanze e 4 decreti cautelari), 9 del Consiglio di Stato (una sentenza favorevole al Comune e 8 provvedimenti cautelari), un’ordinanza del Tribunale civile e una sentenza del Tribunale penale. L’unica sentenza emessa dal Consiglio di Stato nel 2020 ha confermato il pronunciamento del TAR, riconoscendo la legittimità del provvedimento comunale di diniego di condono. Contro questa sentenza la proprietà ha proposto un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato per chiederne la revocazione. Infine, la proprietà ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per chiedere la condanna dell’Italia al risarcimento del danno in relazione alla vicenda di via Isimbardi 31 e una serie di esposti alla Procura della Repubblica contro alcuni dipendenti e rappresentanti del Comune. “Ancora una volta è stata dimostrata la correttezza dell’operato del Comune – dichiara l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran –. Ringrazio l’avvocatura, da anni impegnata con determinazione su più fronti rispetto a questa incredibile vicenda. Incredibile perché non è ammissibile ci vogliano più di tre anni, ricorsi e sentenze, per ripristinare la legalità di uno stabile abusivo, nell’interesse della collettività. È assolutamente necessaria una riforma a livello nazionale che semplifichi un iter che finisce per scoraggiare le amministrazioni pubbliche a intervenire e per tutelare oltre misura i privati che commettono irregolarità”. La recente condanna del Tribunale di Milano, il ventiseiesimo pronunciamento sulla vicenda, riguarda l’aver realizzato opere edilizie in totale difformità rispetto a quanto rappresentato nel progetto depositato, aver destinato l’immobile alla locazione per uso residenziale invece che al previsto uso produttivo e per aver attestato falsamente la conformità del progetto, nonché la veridicità di fatto dei luoghi. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.

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40 nuove pensiline alle fermate

Il Comune di Milano e ATM, in collaborazione con Igp Decaux, hanno pianificato la posa di circa 40 nuove pensiline che, nel corso dei prossimi 12 mesi, saranno collocate in città in corrispondenza di altrettante fermate di superficie del trasporto pubblico. Si prevede che entro il 2021 vi saranno circa 2.000 pensiline a Milano. Per ciascuno dei nove Municipi, sono state già individuate tre località che tengono conto delle priorità per il traporto pubblico. L’assessore alla Mobilità Marco Granelli ha inviato una lettera a tutte le zone per raccogliere osservazioni e preferenze su ulteriori due posizionamenti per Municipio. “Questo piano di collocazione di pensiline ci consentirà di rendere più confortevoli numerose fermate di superficie – dichiara l’assessore Granelli –. Abbiamo fatto un lavoro importante per individuare le località prioritarie ma ci sembra importante raccogliere anche le indicazioni dei territori”. Fra le località selezionate presso il Municipio 1, via Francesco Sforza 5 che sarà denominata Largo Augusto, via Senato-Marina denominata via Senato-Archivio di Stato, via San Damiano dopo corso Monforte. Nel Municipio 2, via Petrocchi (Turro M1), via Cislaghi dopo via Carnevali (Cislaghi-Don Porro). Nel Municipio 3, via Milesi (Ortica), via Stradivari (Loreto M1-M2), largo Murani. Nel Municipio 4, viale Forlanini angolo via Barigozzi (via Forlanini-piazza Artigianato), via Sulmona 23. Per quanto riguarda il Municipio 5, via Ripamonti 205 (Ripamonti-Noto), via Bottoni 17, via Donna Prassede prima del civico 3. Presso il Municipio 6, via E. Ponti prima di via Venosta (E. Ponti-piazza Bilbao), via Di Rudinì prima di via Voltri, via San Virgilio 21 (Pronto Soccorso). Nel Municipio 7, le pensiline saranno collocate in via Muggiano di fronte al civico 7, in piazzale Baracca all’altezza del civico 10, via Harar prima di via F. Tesio (San Siro Stadio M5). Nel Municipio 8, in via Eritrea prima di via Palizzi (Certosa), in via Govone prima di via Caracciolo, in via Betti (Bonola M1) in direzione di piazza Firenze. Infine nel Municipio 9 le località sono via Astesani dopo via Vincenzo da Seregno direzione nord (Affori FN M3), via Ciccotti dopo via Comasina (Ciccotti Affori FN M3), via Bovisasca dopo l’incrocio con via Cicogna Mozzoni (Bovisasca-Gabbro) per la nuova fermata della linea 35. Le pensiline sono strutture fisse che non solo riparano gli utenti del trasporto pubblico durante l’attesa dei mezzi di trasporto ma sono anche dotate di display a scorrimento per informare in tempo reale i passeggeri sull’arrivo dei mezzi e dare aggiornamenti sulla mobilità.

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Boom di mediazioni a causa del Covid, pace nei condomini

Boom di mediazioni a causa del Covid, pace nei condomini. La diffusione del Covid è stata una concausa nell’incremento di alcune tipologie di liti. Nell’anno dell’inizio della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, è aumentata la litigiosità e il ricorso alla mediazione per i conflitti in materia di affitto d’azienda (+133%) e per le locazioni residenziali e commerciali (+35%). La pandemia ha spinto le parti a rinegoziare i contratti, per le sopraggiunte difficoltà economiche ad adempiere gli obblighi contrattuali. Sono cresciute dell’11% le mediazioni in materia di successione legate anche all’incremento dei decessi. Al tempo stesso, sono calate del 74% le liti in materia di condominio per via delle restrizioni sanitarie che hanno limitato o impedito lo svolgimento delle assemblee condominiali. Questi i principali dati rilevati dalla Camera Arbitrale di Milano e dal suo Servizio di Conciliazione in relazione al deposito delle domande di mediazione nel periodo compreso tra marzo 2020 e marzo 2021. Attività tra calo e ripresa. Nei mesi del “lockdown” (marzo e aprile 2020) c’è stato un calo del 60% dei depositi di domande di mediazione, in generale per ragioni organizzative: per le restrizioni sanitarie i clienti hanno avuto difficoltà nell’incontrare fisicamente gli avvocati e per la scarsa dimestichezza nell’uso della videoconferenza. Da giugno 2020 si è registrata una ripresa del +70%  del deposito dei procedimenti (rispetto al dato medio dei depositi nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020). L’attività del Servizio di conciliazione di Camera Arbitrale di Milano oggi è tornata a ritmi pre-crisi. La mediazione ha dimostrato una capacità di resilienza, gli organismi di mediazione sono sempre stati operativi anche nei momenti più duri dell’emergenza, laddove gli uffici giudiziari hanno sofferto blocchi di attività e rallentamenti, dovuti alle restrizioni imposte a livello normativo dall’emergenza sanitaria. Valore controversie e fiducia. Si registra un cambiamento qualitativo nelle liti risolte in mediazione: è aumentato del 160% il valore medio delle controversie gestite dal Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano. Questo è dovuto a una maggiore fiducia nello strumento da parte di legali e dei loro clienti per controversie di valore più alto (a ulteriore smentita della convinzione che la mediazione sia adatta soprattutto per le liti bagatellari). Materia del contendere. L’oggetto delle controversie si è spostato dai tradizionali ambiti come controversie bancarie, finanziarie, assicurative e condominiali a quelle in materia di affitto d’azienda (+ 133%) e locazione (+35%). Cambiamento culturale. Più dialogo e collaborazione. E’ cambiato l’atteggiamento nei confronti della mediazione, gli avvocati sono più aperti e collaborativi, perché è più sentita rispetto al passato l’urgenza di trovare soluzioni rapide ed efficaci alle liti. L’emergenza Covid ha impresso una particolare urgenza al dialogo e al confronto, che è il valore aggiunto della mediazione rispetto al processo giudiziario ordinario.  Mediazione online. La mediazione online ha dimostrato di essere efficiente e apprezzata da legali e parti. Il 90% dei 1.291 incontri di mediazione tenuti in Camera Arbitrale di Milano nel 2020 è avvenuto online. Va però anche osservata una maggiore emotività che caratterizza gli incontri a distanza, anche per la mancanza di un luogo effettivamente neutrale. Evento. Di quale impatto abbia avuto la pandemia sul modo di gestire le controversie si parla nel corso dell’evento del 4 maggio dal titolo “La mediazione di fronte alla pandemia. Una nuova sfida per la gestione dei conflitti”, insieme a Silvia Zorzetto, Professore Associato di Filosofia del Diritto presso l’Università degli Studi di Milano, Stefania Lattuille (mediatrice, avvocato e facilitatrice), Michael McIlwrath (Former Vice President-Litigation, Baker Hughes Company), Angelo Santi (avvocato, mediatore e presidente UNAM-Unione Nazionale Avvocati per la Mediazione) e Nicola Giudice (responsabile Servizio di conciliazione di Camera Arbitrale di Milano). “Il Covid – ha dichiarato Nicola Giudice, responsabile Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano – ha comportato conseguenze negative, che si sono riversate anche nell’ambito della conflittualità. Come emerge dai recenti dati della Camera Arbitrale di Milano, la pandemia si è rivelata una concausa nell’incremento di alcune tipologie di liti, come quelle in materia di locazione e affitto d’azienda. Il particolare momento storico che stiamo vivendo coinvolge anche le ADR (Alternative Dispute Resolution), che in questo ultimo anno hanno dimostrato di essere particolarmente efficaci e resilienti. Sono qualità riconosciute anche dal Governo italiano che all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha dato spazio al ricorso agli strumenti di giustizia alternativa”. Mediazione. Cosa è. E’ lo strumento per risolvere le controversie, grazie ad un mediatore esperto, neutrale e indipendente, che facilita il raggiungimento di un accordo tra le parti.  Quando utilizzarla. La mediazione si può utilizzare in ambito civile e commerciale, purché: 1) abbia ad oggetto diritti disponibili; 2) quando è prevista come passaggio prima di rivolgersi al giudice (mediazione obbligatoria ex art. 5 – 1 bis D.Lgs 28/2010); 3) quando il giudice, nel corso della causa, ordina alle parti di svolgere un tentativo di mediazione; 4) quando il contratto prevede il tentativo di mediazione (clausola di mediazione). Le materie obbligatorie, per cui vige il tentativo obbligatorio di mediazione, sono: condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di azienda, risarcimento del danno da responsabilità medica e sanitaria, risarcimento del danno da diffamazione con mezzo stampa, contratti assicurativi, contratti bancari e contratti finanziari. Come funziona: occorre depositare una domanda presso il Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano. Occorre la volontà delle parti di dar seguito alla mediazione o concludere il tentativo. Come si conclude: può concludersi con un accordo o con un mancato accordo. Se la mediazione viene condotta secondo le disposizioni della normativa prevista dal D.Lgs, 28/2010 e il verbale viene sottoscritto anche dagli avvocati di parte, l’accordo raggiunto ha la forza di titolo esecutivo. Dati. Tasso di successo: in Camera Arbitrale di Milano l’accordo viene raggiunto nel 61% dei casi (dato calcolato sul totale dei procedimenti in cui le parti scelgono di sedersi al tavolo della mediazione dopo il primo incontro informativo; la percentuale è del 46,9% nelle altre realtà in Italia- fonte webstat.giustizia.it dati giugno 2020). Durata dei procedimenti. In media occorrono 60 giorni per arrivare a un accordo.   Costi: il costo dipende dal valore della controversia e dalla tipologia (se la mediazione è obbligatoria o volontaria). Qui qualche esempio: per un valore della controversia di 100 mila euro il costo per ciascuna parte è di 1.113 euro se la mediazione è obbligatoria e di 1.520 euro se è volontaria. Se il valore della

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Comunità, cura e innovazione digitale: come “Abitare la prossimità” e creare la città dei 15 minuti

Comunità, cura e innovazione digitale: come “Abitare la prossimità” e creare la città dei 15 minuti. Il libro di Ezio Manzini individua i pilastri su cui costruire un futuro a misura d’uomo, superando il modello della “città delle distanze” e offrendo un’alternativa credibile alla società “del tutto a/da casa”. Nel segno di impegno civico e nuove tecnologie. La città dei 15 minuti? Per esistere (e resistere) deve fondarsi su tre pilastri fondamentali: comunità, cura e innovazione digitale. Concetti diversi, talvolta lontani, ma che non possono prescindere gli uni dagli altri nel dare vita a un futuro davvero a misura d’uomo come quello immaginato nel saggio “Abitare la prossimità – Idee per la città dei 15 minuti” di Ezio Manzini (Egea Editore, 2021). Professore onorario al Politecnico di Milano ed esperto di design per la sostenibilità, Manzini parte dallo studio di esempi concreti (la ville du quart’heure di Parigi, le Superilles di Barcellona, la Milano di WeMi e della riqualificazione delle periferie) per analizzarli e integrarli in una visione di insieme che permetta di costruire un modello di riferimento in grado di affrontare le sfide di oggi e di domani. Una popolazione sempre più anziana, fragile e isolata da un lato, una realtà sempre più ibrida – in cui la dimensione fisica e quella digitale giocano a scambiarsi di ruolo – dall’altro, il tutto accelerato dalla crisi sanitaria innescata dalla pandemia: il disgregamento e la desertificazione sociale sono rischi sempre più concreti e chi sognava un felice superamento del modello novecentesco della “città delle distanze” potrebbe restare deluso. La società del “tutto a/da casa” che si sta affermando, infatti, sembra anticipare un futuro dominato dall’individualismo e dalla solitudine. Per costruire un’alternativa credibile non si può più aspettare ed è in quest’orizzonte che si colloca la “città della prossimità abitabile” proposta dall’autore. Per raggiungerla il punto di partenza è la (ri)costruzione di una comunità in grado di rigenerarsi per durare nel tempo. Un’impresa possibile da un lato progettando le condizioni per un ambiente adatto dal punto di vista urbanistico e sociale; dall’altro producendo degli stimoli (come eventi e iniziative) che portino a generare incontri e avviare “conversazioni” da cui possano nascere nuove comunità. Una dimensione di prossimità, quindi, diversificata ed equilibrata tra la componente funzionale e quella relazionale. Per farcela è necessario compiere un ulteriore passaggio e tornare a puntare sul senso di cura. Un concetto messo all’angolo dal pensiero dominante, che immagina la società come un insieme di individui sani e produttivi impegnati a competere e senza tempo da perdere, in cui la cura diventa un servizio professionale a cui ricorrere – come clienti – per essere riparati ed evitare così di essere scartati. Per tornare ad abitare la prossimità, al contrario, servirà una “città che cura”: un ecosistema di persone, organizzazioni, luoghi, prodotti e servizi che, nel loro insieme, esprimano una reciproca capacità di prendersi carico gli uni degli altri. In quest’ottica giocheranno un ruolo chiave i nuovi servizi collaborativi distribuiti sul territorio, che potranno essere stimolo e infrastruttura di supporto delle nuove comunità come accaduto per i Circle inglesi, progetto nato per offrire cura reciproca e assistita a gruppi di anziani e rivelatosi poi capace di originare nuove comunità di luogo aperte alla partecipazione di professionisti e cittadini. La relazione tra dimensione fisica e digitale sarà imprescindibile per dare vita alla città della prossimità. Il ritorno al passato, infatti, non sarebbe solo impossibile ma anche controproducente: la tecnologia non è mai neutra e, così come oggi proliferano soluzioni che spingono gli individui a isolarsi tra le mura domestiche, ne esistono molte altre in grado di favorire la solidarietà e facilitare la socialità. Un esempio? Le “social street” che consentono un primo contatto digitale tra individui che pur abitando vicino non si conoscono, al quale generalmente fa seguito un incontro di persona che talvolta porta a sviluppare progettualità comuni. Una natura ibrida, insomma, ma in grado di valorizzare il lato migliore di un’umanità alla ricerca di sè stessa e di una casa – anzi, di una città – in cui costruire il futuro. “Per molto tempo il tema all’ordine del giorno è stato: come far funzionare le cose pur essendo lontani, sempre più lontani”, spiega Manzini. “Ora dobbiamo porci il problema opposto: come far funzionare le cose essendo vicini, il più vicini possibile. Abbiamo scoperto che non è possibile affrontare i problemi alla scala maggiore senza partire da ciò che ci sta attorno. Crisi ambientali, sociali, economiche sono certamente il risultato di lunghe catene di interazioni, che possono estendersi anche molto lontano. Ma, quando arrivano a toccare la nostra esperienza e la nostra azione lo fanno in un sistema di prossimità, nello spazio fisico in cui ci troviamo e in cui ciascuno di noi opera e costruisce le proprie idee”. — L’AUTORE: Ezio Manzini ha lavorato per oltre due decenni nel campo del design per la sostenibilità. Recentemente i suoi interessi si sono focalizzati sull’innovazione sociale, tema su cui ha promosso e attualmente presiede DESIS, rete internazionale di scuole di design specificamente attive nel campo del design per l’innovazione sociale verso la sostenibilità. È professore onorario al Politecnico di Milano ed è stato professore invitato in molte scuole internazionali, tra cui Elisava-Design School and Engineering (Barcelona), Tongji University (Shanghai), Jiangnan University (Wuxi), University of the Arts (London), CPUT (Cape Town), Parsons-The New School for Design (NYC). Si è occupato anche di design dei materiali, design strategico, design dei servizi e design per la città. Tra i suoi libri più recenti: Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation (2015) e Politiche del quotidiano (2018), entrambi tradotti in molte lingue.

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