Una rinascita lontana lontana

Una rinascita lontana lontana. Pian piano sta prendendo forma la visione da cui sono tutti terrorizzati: non ci sarà nessuna riapertura primaverile. Ora che pure i ricchi piangono per la solitudine pur se sono contesse a Portofino, appare sempre più chiaro che la Pasqua sarà l’ennesimo appuntamento rimandato della rinascita italiana. Una rinascita lontana lontana, perché già avvertono che quando saremmo tutti vaccinati non vorrà dire tornare a tutto come era prima. Ci vorrà tempo, perché il virus muta. Qui non si tratta di una sfida di una stagione, ma di una generazione. Era destino dei nati sul crepuscolo di un mondo trovarsi a doverne affrontare il cambiamento. E nello spirito di tempi senza ideali è arrivato un nemico invisibile. Non lo puoi bombardare, né ignorare. E ha messo in crisi proprio il sistema che ci aveva portato fuori dal Medioevo: gli ospedali moderni sono nati proprio intorno al Settecento, abbattendo drasticamente gli effetti di epidemie e malattie. Tanto che la popolazione europea è esplosa e ha inaugurato per festeggiare trecento anni di guerre sempre più sanguinose. Dopo l’ultimo conflitto ci sono stati 70 anni di relativa pace. Almeno all’interno dei maggiori Stati Europei. E questo ha generato l’illusione di una situazione destinata a migliorare costantemente ci ha accompagnati fino all’arrivo per il Covid. Perché se così limitato uccide centinaia di persone al giorno, lo scenario di cosa potrebbe succedere se lasciato libero di evolversi è devastante. Sarà dunque una lotta lunga. Perché il virus non ha problemi sotto l’aspetto psicologico. Noi sì. E ormai sappiamo che prima di poter tornare ad affrontare l’influenza stagionale con due aspirine pare che la questione sarà lunga. Quello che non c’è più e che forse andrebbe abbandonato anche dallo Stato è la retorica del “siamo quasi arrivati”. Meglio un “niente illusioni”. Quando piove c’è bisogno di fiducia, non di carezze.