L’affare da un milione sfumato al cognato di Fontana

Foto di angelo luca iannaccone da Pixabay

L’affare da un milione sfumato al cognato di Fontana. Emergono infatti nuovi particolari sul caso camici che coinvolge il cognato del presidente Attilio Fontana. All’inizio si parlava di una fornitura da 517mila euro per dispositivi destinati agli ospedali lombardi. Un affare poi trasformato in donazione per l’attenzione suscitata dai servizi di Report. Lo stesso Fontana avrebbe cercato di risarcire il cognato per l’affare sfumato con un versamento da 250mila euro da un suo conto personale in Svizzera. Conto sul quale per altro stanno indagando gli investigatori perché vogliono capire l’origine dei 5 milioni di euro che vi sono depositati. Una fornitura di camici da circa un milione e 200 mila euro ad Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia e una per un importo di circa un milione e mezzo al Pio Albergo Trivulzio. E’ l’affare, poi sfumato, a cui avrebbe mirato Andrea Dini, il cognato del Governatore lombardo Attilio Fontana nonché patron della Dama spa, l’azienda fornitrice dei dispositivi di protezione individuale anti-Covid al centro dell’inchiesta della Procura di Milano in cui gli stessi Fontana e Dini, con l’ex dg di Aria Filippo Bongiovanni e un dirigente della società regionale sono indagati. E’ un particolare delle indagini riportato oggi da alcuni organi di stampa. Indagini dalle quali era già emerso sui media tra luglio ed agosto che Dama – titolare del marchio Paul&Shark e che con l’emergenza Coronavirus ha riconvertito la sua produzione, – avesse intenzione di vendere ulteriore materiale sia ad Aria che al Pat rispetto ai 75 mila camici, fornitura trasformata in donazione e mai completata e dalla quale è nato il caso giudiziario.