“Non vogliamo pace. Vogliamo vivere sulla nostra terra, che ci è stata tolta. Vogliamo giustizia”. È uno dei discorsi pronunciati in piazza Mercanti, martedì pomeriggio, durante la manifestazione organizzata dai giovani palestinesi in Italia, in solidarietà col popolo palestinese e contro Israele. Una manifestazione a lungo incerta sul luogo e l’orario, alla fine svoltasi in un luogo centrale della città, dopo varie trattative tra gli organizzatori e la prefettura, mentre il sindaco di Milano Beppe Sala chiedeva che il concentramento non si tenesse in piazza Scala, davanti alla sede del Comune.
E proprio Sala è finito tra le contestazioni nei discorsi dei palestinesi, per la scelta del consiglio comunale di esporre la bandiera di Israele e quella della pace a Palazzo Marino. “Il sindaco si stringe a chi più gli somiglia per ipocrisia”. Più numerosi gli attacchi a Israele, considerato dai manifestanti uno “stato terrorista e fascista”, accusato di bombardare i campi profughi dei palestinesi e di tenere come in prigione 3 milioni di persone sulla striscia di Gaza, che Israele abbandonò a metà degli anni Duemila unilateralmente.
Visto da qui, l’attacco sferrato sabato all’alba (giorno di festa per gli ebrei) da Hamas, che controlla politicamente e militarmente la striscia di Gaza, è un atto di resistenza, sebbene il mondo sia stato colpito dalla brutalità dell’invasione di persone armate, dai rapimenti, dall’atrocità scoperta nel kibbutz di Kfar Aza, dove sono stati trovati bambini con la testa mozzata. La situazione resta incandescente: continuano i bombardamenti su Gaza, mentre il premier israeliano Netanyahu mantiene l’intenzione di un’offensiva totale sulla striscia.