12 Agosto 2022

Milan e Inter spendono e spandono ma sullo stadio piangono miseria

Milan e Inter spendono e spandono ma sullo stadio piangono miseria. Perché la miglior politica di una squadra pare sempre essere quella di comprare giocatori di grido che aiutano gli abbonamenti e abbuonano le pecche societarie. Ma in Italia è rimasto qui e là qualche giornalista ancora non comprato dal benessere e dunque resta la memoria: mentre si gioisce perché i campioni d’Italia e i nerazzurri tornano a spendere per grandi piedi, ci si chiede come camminino le gambe del progetto stadio. Perché quando il sindaco Sala si è trovato costretto dai comitati cittadini a ricordare ai fondi di investimento che lo stadio servirebbe soprattutto come stadio sportivo e non come grimaldello per cacciare i poveri da San Siro, hanno iniziato a nicchiare. Con la fatica che fa un genovese a pagare il conto pure per un amico hanno eliminato un pezzo della vagonata di cemento che con lo stadio nulla aveva a che fare. Ma è solo un progetto preliminare, ci sarà da vedere quando i cantieri partiranno e le inevitabili varianti. Perché nove su dieci partiranno. L’unica vera alternativa era l’ex area Falck di Sesto San Giovanni, ma Roberto Di Stefano è stato eletto e dunque non sembra più troppo interessato a mettere i bastoni tra le ruote a Giuseppe Sala. Dunque i cantieri partiranno, perché 1,2 miliardi di cantiere non le fermi. Non a Milano, non con un sindaco come Sala che ha da pensare al suo futuro (è stato silurato come possibile grande burocrate di Stato) oltre la politica. Lo abbiamo sempre scritto: l’uomo ha le spalle strette. Non è una colpa: il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare. E lui è uno di quei politici moderni che ha sempre rivendicato di non avere tessere di partito, dunque ha scarni ideali. Perché prendere posizioni vuol dire trovarsi a volte anche in posizioni scomode. Ma tant’è: ai milanesi piace il grigio evidentemente. Così Milan e Inter spendono e spandono ma sullo stadio piangono miseria. Perché è sullo stadio che potevano dare qualcosa alla città, invece continueranno come sempre a prendere chiedendo il biglietto.

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Cerreto Laziale (Rm), il 13 agosto in piazza una festa per rivivere lo spirito degli anni ‘80

Cerreto Laziale (Rm), il 13 agosto in piazza una festa per rivivere lo spirito degli anni ‘80. Sulle reti televisive veniva pubblicizzato il Commodore 64 capace, a dire dei produttori, di fornire un validissimo ausilio per lo studio, la ricerca e per lo svago. Nel frattempo Mike Bongiorno conduceva a Milano la prima edizione del premio Telegatto, l’Italia diventava Campione del Mondo in Spagna con la benedizione del Presidente Sandro Pertini e qualche anno più tardi a Berlino, giovani armati di piccone, distruggevano quel muro simbolo della Guerra Fredda. Stiamo parlando naturalmente degli anni ’80, decennio frastagliato e di certo non avaro di emozioni. Un’epoca che proveranno a far rivivere i ragazzi della Banda Musicale Giuseppe Verdi di Cerreto Laziale, in una festa in piazza organizzata anche grazie al patrocinio dell’Amministrazione Comunale e del contributo della Regione Lazio, con inizio dalle ore 20,00 del prossimo 13 agosto. Un menu a tema a base di penne alla vodka accompagnate dal classico prosciutto e melone; non mancherà tanta birra, musica disco per ballare e la possibilità di cimentarsi in giochi elettronici dell’epoca. Per ogni festa che si rispetti è d’obbligo l’abito adatto: i convenuti sono invitati a indossare felpe colorate over size, pantaloni alla turca, leggins dai toni fluo, gonne a tubino, a ruota o a vita alta, per un look in perfetto stile retrò. Gli ingredienti per passare una piacevole serata ci sono tutti. Il paese di Cerreto Laziale, nel cuore della Valle dell’Aniene, come sempre saprà accogliere tutti i turisti che vorranno passare qualche ora in spensieratezza.

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Matrimonio in Ospedale: Antonia e Nuccio, una storia d’amore che dura da 28 anni

Matrimonio in Ospedale: Antonia e Nuccio, una storia d’amore che dura da 28 anni. Milano, 11 Agosto 2022 – Oggi alle h 14 i signori Antonia e Nuccio, rispettivamente 64 e 81 anni, si sono sposati presso il reparto di Oncologia dell’Ospedale San Carlo di Milano. Presenti alla cerimonia, oltre ai familiari degli sposi hanno festeggiato questo momento di emozione i medici, gli infermieri e tutto lo staff del reparto, la Direzione Medica dell’ASST Santi Paolo e Carlo e i volontari dell’Associazione Amo la Vita Onlus. Applausi e commozione hanno accompagnato questo giorno speciale. “Ci siamo conosciuti andando in bicicletta, uno sport che è sempre piaciuto ad entrambi. Pedalando insieme è nata una bellissima amicizia. L’amicizia piano piano si è trasformata in amore. Nuccio mi ha corteggiata per 4 anni. E mi ha aspettata per 4 anni. Io ho sempre difeso la mia libertà, ma poi l’amore ha avuto il sopravvento” Ha raccontato Antonia. Antonia è ricoverata da giorni presso l’Ospedale San Carlo di Milano in Oncologia. Convive con la malattia con cui dal 2018 sta combattendo. Il tumore si era fermato, ma a dicembre 2021 si è risvegliato. Nuccio le è sempre accanto, presente, attento, generoso nell’affetto verso di lei. “Non abbiamo mai convissuto – ha racconto Antonia – ognuno a casa propria. Per me mantenere la libertà è importante, e lui ha sempre rispettato il mio bisogno. Non abbiamo mai litigato, non c’è mai stato uno screzio tra noi.” Quando parla di Nuccio lo sguardo di Antonia si illumina e traspare l’amore di una vita insieme. “Poi è arrivato il momento in cui ho capito che ero pronta per il matrimonio. Ho chiesto io a Nuccio se voleva sposarmi. Lui si è commosso…e mi ha detto SI’ subito. Non dimenticherò mai quel momento. Ho sentito il suo SI’ venire dal profondo del cuore e dall’amore che ci lega. Ci siamo sposati oggi in ospedale. Avrei voluto che succedesse in un alto contesto… ma mi sento molto felice.” Tra i testimoni degli sposi c’era anche la Coordinatrice Infermieristica del reparto di Oncologia dell’Ospedale San Carlo, dott.ssa Eleonora Saraceni. “E’ stata per tutti noi dello staff una grande emozione, la preparazione della saletta comune, l’allestimento, la scelta della musica. Sono stati momenti molto intensi. Il rapporto che si crea tra gli operatori ed i pazienti, in un reparto come il nostro, va ben oltre l’assistenza sanitaria”. L’entusiasmo che si respirava oggi in Ospedale è stato coinvolgente ed ha oltrepassato le mura dell’edificio: una dipendente ha donato i suoi confetti di nozze, il Funzionario del Comune di Milano che, ricevuta la richiesta di celebrazione proprio questa mattina, dopo poche ore era già in Ospedale, ed il negozio Giusto Fiori che, nonostante fosse “Chiuso per ferie”, sentita la storia ha aperto e creato in un batter d’occhio un bouquet nunziale ed un centro tavolo. Nelle prossime settimane Antonia entrerà in un’altra struttura sanitaria per proseguire il suo percorso di cura, vicino a lei ci sarà suo marito Nuccio, che l’accompagnerà con il suo amore.

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Pedemontana lombarda bocciata anche dalla corte dei conti

Pedemontana lombarda bocciata anche dalla corte dei conti. Questa volta è addirittura la magistratura contabile, la Corte dei Conti della Lombardia, a lanciare l’allarme sulla Pedemontana lombarda. Dall’analisi finanziaria dell’opera, concepita oltre 50 anni fa, approvata 15 anni fa e coi cantieri fermi da oltre 5 anni senza nemmeno essere arrivata a metà, emerge che la Regione Lombardia “proietta il costo dell’investimento attuale sulle generazioni future.” Il Pirellone, diventato lo scorso anno azionista di controllo di Pedemontana con la sottoscrizione di azioni per 350 milioni di euro e un prestito in conto soci di 900 milioni di euro (che tutti sanno non verrà mai restituito, e questo la Corte dei Conti lo fa capire chiaramente) ha salvato per la seconda volta dal fallimento e tenuto in vita un’opera i cui costi non verranno mai coperti dal traffico futuro. Si tratta di un secondo fallimento. Perchè il fallimento di Pedemontana fu dichiarato una prima volta dal Tribunale di Milano nel 1997, ed evitato in extremis solo grazie ad un prestito regionale di 900 milioni voluto dall’allora presidente Roberto Maroni. Soldi tolti alla manutenzione delle strade, ai trasporti pubblici e a chissà cos’altro. Con la censura della Corte dei Conti quindi siamo alla seconda magistratura che interviene nel silenzio colpevole della politica, che fa finta di non sapere che Pedemontana si è già ”mangiata” indebitamente 1,2 mld di euro di finanziamento statale destinato all’intera opera per realizzare solo 30 km di autostrada (al costo stratosferico di 56 milioni di euro al KM). Nell’attesa della magistratura civile che sarà chiamata a giudicare il rinnovo illegittimo degli espropri, che da 15 anni penalizzano ingiustamente oltre 25mila di lombardi privati della disponibilità reale di case e terreni. E non dimentichiamo infine che resta pendente un’altra “magistratura”, quella europea, che già vent’anni fa (chiamata in causa nientemeno che da Reinhold Messner) aveva detto che la concessione, affidata 35 anni fa senza gara (!) sta in piedi solo se l’opera si fa tutta fino a Bergamo, altrimenti va revocata. Bene, nonostante questo, la Regione ancora in queste settimane cerca di imporre una variante taglia-percorso che va a pigliare la tangenziale est esterna chiudendo Vimercate e Agrate in un nodo scorsoio di autostrade che nulla c’entra con Bergamo.  Ma sono rischi che Pedemontana non corre, assurdo carrozzone con dieci volte i dipendenti per chilometro di ogni altra autostrada italiana, comprese le cugine inutili BreBemi e TEM. Già, ma quelle sono autostrade private costruite con risorse pubbliche, mentre Pedemontana è sempre più e solo … l’autostrada della politica

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