Quando la politica incontra i professionisti: domande e risposte o attese disattese?

Il 29 gennaio sul canale 45 della web tv Canale Europa, si è svolto un interessante confronto organizzato da Milano PerCorsi, la nota comunità di formatori attiva da oltre un decennio, tra alcuni professionisti strettamente coinvolti per la loro attività professionale con il mondo del lavoro, e tre uomini politici.

Ne è scaturito un embrione di quello che dovrebbe essere un rapporto molto più stretto tra i professionisti e le parti sociali, cerniera indispensabile per comprendere le dinamiche del mondo del lavoro, e la politica, perché quest’ultima al di là degli schieramenti politici e delle conseguenti posizioni ‘ideologiche’ ha oggi il compito, il dovere in realtà, di dare risposte concrete e di fare squadra per superare questo drammatico momento di impasse per il Paese.

Aperto da Marcello Guadalupi, fondatore di Milano PerCorsi, oggi un’impresa sociale che comprende oltre 700 professionisti e si dedica alla formazione in costante rapporto con università, imprese, professionisti ed anche con il mondo del sociale, l’incontro era finalizzato alla legge di bilancio 2021.

Sollecitati dagli addetti ai lavori tra cui Alvise Biffi (vicepresidente piccola industria di Confindustria), Valentina Cappelletti (segretaria CGIL Lombardia), Natale Carapellese (presidente Federconsumatori Lombardia), Carmelo Ferraro (direttore Ordine avvocati di Milano), Pietro Latella (consulente del lavoro), Vito Meloni (commercialista in Cagliari) e Andrea Pardo (commercialista in Milano), i tre politici invitati, Tommaso Nannicini, Gianluigi Paragone e Massimo Garavaglia hanno, ciascuno a modo loro, interpretato le istanze dei professionisti e delle parti sociali.

Tommaso Nannicini, senatore del Partito Democratico e professore ordinario di Economia Politica presso l’Università Bocconi, ha posto come ineludibile il tema della riforma fiscale, sinora mai realizzata veramente per tre ragioni fondamentali: in primo luogo per la mancanza di capitale politico, perché la politica, dovendo fatalmente scontentare qualcuno, esita a fare scelte decise ma impopolari per qualche settore. In secondo luogo per la mancanza di risorse finanziarie, perchè per fare politiche di reddito ci vogliono soldi ed i fondi sono tuttora insufficienti. In terzo luogo per mancanza di quella visione che negli ultimi decenni ha portato a questa giungla con forti iniquità orizzontali. Per uscirne ha quindi indicato tre obiettivi: la redistribuzione del carico fiscale, la semplificazione ed infine criteri di equità fiscale sia in senso verticale che orizzontale, spostando così il nocciolo del problema sulla necessità di testi unici con norme meno vessatorie, con meno adempimenti e senza retroattività. Senza però dimenticare che la mancanza di certezze per la giustizia tributaria non contribuisce certo a stabilizzare il sistema.

A seguire l’intervento di Gianluigi Paragone, senatore eletto con il Movimento 5 Stelle, attualmente promotore di Italexit e giornalista, finalizzato soprattutto a marcare le contraddizioni dell’attuale gestione emergenziale della politica fiscale. In realtà infatti, dice Paragone, congelando scadenze e pendenze non si capisce più lo stato reale del Paese e si è creata una bolla che prima o poi esploderà perché questa situazione ‘sospesa’ non può proseguire a tempo indefinito. Nello specifico, per quanto riguarda la riforma fiscale, sottolinea che oggi tutte le riforme passano dal Governo escludendo il Parlamento ed il suo ruolo fondamentale: la stessa politica dei bonus è costruita su misura di chi li eroga, del burocrate e non di chi ne dovrebbe beneficiare ed è costretto ad affrontare un percorso ad ostacoli per poterne (e non sempre) usufruire. Ed ancora il tema dei professionisti, perché teme che dietro il termine ‘modernità’ si stia cercando di condurre il mondo là dove algoritmi e intelligenza artificiale sostituiscano le professioni con un volume di dati e soluzioni che l’essere umano non può né avere né dare.

Ed infine l’intervento, tribolato e quindi limitato per problemi di collegamento, con Massimo Garavaglia, senatore della Lega, all’epoca del confronto all’opposizione e poche settimane dopo al Governo con l’incarico di Ministro del Turismo. Il suo intervento era impostato principalmente sul tema delle scelte e della loro opportunità: misure a valle e non a monte, bonus e incentivi che in pratica diventano soldi buttati, come i cinque miliardi di incentivi per il cash back realizzato per chi spende i soldi (e quindi ha già i soldi…). Oppure lo sforamento di bilancio da 30 miliardi a gennaio dopo aver fatto la legge di bilancio a dicembre.

Riprendendo le fila del discorso iniziale, Marcello Guadalupi chiude con una constatazione che è anche un auspicio: dal confronto di oggi è emersa l’importanza e l’esigenza di parlarsi ed ascoltarsi e la disponibilità del mondo politico ed il suo interesse verso il mondo delle professioni. Nei prossimi incontri sarà quindi necessario uscire dai massimi sistemi ed affrontare le singole tematiche, sempre in continuo e reciproco interscambio con la politica, con cui il mondo delle professioni deve necessariamente interfacciarsi in costante dialettica.