14 Febbraio 2022

Cinque chilometri sulla via dei pellegrini per il dibattito sui referendum

Cinque chilometri sulla via dei pellegrini per il dibattito sui referendum. Stamattina alle 930 Gianni Rubagotti, segretario della Associazione per l’Iniziativa Radicale “Myriam Cazzavillan”, Giampaolo Berni, consigliere di Forza Italia nel Municipio 1 di Milano e Giuseppe Muri, hanno percorso i primi 5 km del tratto milanese della via Francigena Renana (che inizia in via Giuditta Pasta), antica via che i pellegrini seguivano per andare a Roma. Lo scopo è chiedere informazione e dibattito sui referendum, la cui ammissibilità sta per essere decisa dalla Corte Costituzionale senza che i cittadini li conoscano. Ricordiamo che i quesiti in questione sono quelli sulla giustizia giusta, fondamentali di fronte a un parlamento che non riesce a produrre la riforma di questa parte dello stato che è richiesta anche dall’Europa e cioè quelli su: 1. Riforma del CSM 2 Responsabilità diretta dei magistrati 3 Equa valutazione dei magistrati 4 Separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti 5 limiti agli abusi della custodia cautelare 6 abolizione del decreto Severino Questo pacchetto referendario è stato promosso da 9 regioni italiane, che complessivamente sono abitate da più della metà della popolazione italiana e dalla Lega Per Salvini Premier insieme al Partito Radicale Transnazionale di Maurizio Turco. Vi sono inoltre il referendum sulla legalizzazione dell’Eutanasia e quello sulla legalizzazione della cannabis promossi dalla Associazione Luca Coscioni e da Radicali Italiani, l’altra parte della scissione radicale successiva alla morte di Pannella. Si prevede dopo la parte in cui via Giuditta Pasta attraversa il parco nord di arrivare in zona Affori sfiorando il parco di Villa Litta per poi dirigersi verso Piazza Dergano. Non è escluso che già la domenica successiva si prosegua nei tratti successivi. Questa iniziativa è anche una occasione di chiedere al Comune di Milano di valorizzare come merita questo percorso che parte dal Reno e arriva al Po, nell’ambito della valorizzazione di un turismo post covid alternativo, più lento e più attento alla conoscenza dei territori grazie al fatto che si cammina invece di viaggiare con mezzi veloci che non permettono di viverli durante il percorso tra una tappa e l’altra. Se i referendum non verranno eliminati dalla Consulta è possibile che settimana prossima la iniziativa continui. Mappa del percorso effettuato (linea nera) https://www.google.com/maps/d/u/0/edit?mid=1Afh7CTQ3L57ENlnhYBgw1rKOUueLTCUm&usp=sharing

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Il rapporto ISMU sulle migrazioni tramesso dalla Camera di Commercio

Il rapporto ISMU sulle migrazioni tramesso dalla Camera di Commercio. Fondazione ISMU stima che al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia siano 5.756.000, 167.000 unità in meno rispetto alla stessa data del 2020 (-2,8%). Il numero degli irregolari resta sostanzialmente invariato, attestandosi sui 519mila (contro i 517mila dell’anno precedente): a causa del ritardo della procedura valutativa delle istanze della sanatoria del luglio 2020, il dato comprende ancora la quasi totalità delle persone che hanno presentato domanda di emersione[1] . Gli stranieri rappresentano nel complesso circa il 10% della popolazione presente in Italia al 1° gennaio 2021. Da segnalare il numero dei decessi tra gli immigrati che, se pur in termini assoluti sia del tutto modesto (in totale si contano 9.323 morti), nell’anno della pandemia segna una variazione di mortalità in aumento del 23,3% rispetto al biennio 2018-2019. I dati qui riportati restituiscono l’immagine di una popolazione in calo per il secondo anno consecutivo, in virtù sia della flessione degli ingressi sia del costante flusso di acquisizioni di cittadinanza. Sul fronte lavorativo si osserva come la vulnerabilità della popolazione con background migratorio, già strutturalmente svantaggiata rispetto a quella italiana, si sia accentuata a causa della pandemia: il tasso di occupazione degli stranieri, infatti, subisce una significativa flessione, passando dal 61% del 2019 al 57,3% del 2020. Si assiste a un ulteriore aggravamento della povertà, giunta nel 2020 a riguardare il 29,3% degli stranieri (contro il 7,5% degli italiani) e il 26,7% delle famiglie di soli stranieri (erano il 24,4% nel 2019), pari a ben 415mila nuclei familiari. Nel 2020 la retribuzione media annua dei lavoratori extracomunitari, pari a 12.902 euro, è inferiore del 38% a quella del complesso dei lavoratori. Un segnale positivo arriva invece dall’imprenditoria immigrata: nell’anno più segnato dalla pandemia (2020) si rileva un incremento pari al 2,3% dei titolari e soci nati all’estero. Inoltre nel primo semestre 2021 le imprese “straniere” registrano un saldo positivo di 16.197 unità, nettamente più elevato del corrispondente periodo del 2020. Sul fronte scolastico è interessante notare che nell’anno scolastico 2019/20 per la prima volta gli alunni stranieri iscritti al liceo superano quelli iscritti agli istituti professionali e che, però, il ritardo scolastico riguarda circa il 30% degli alunni con cittadinanza non italiana (contro il 9% degli alunni italiani). Sono questi alcuni dei principali dati[2] del XXVII Rapporto sulle migrazioni 2021, elaborato da Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) che viene presentato oggi 11 febbraio dalle 11.00 alle 13.00 in diretta dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sul canale YouTube e sulla pagina Facebook di Fondazione ISMU. Alla presentazione, realizzata in collaborazione con Fondazione Cariplo e moderata dalla giornalista del Corriere della Sera, Marta Serafini, partecipano: Mariella Enoc, Presidente di Fondazione ISMU; Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi; Massimo Gaudina, Capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea; Vincenzo Cesareo, Segretario Generale di Fondazione ISMU; Livia Elisa Ortensi, Responsabile Settore Statistica di Fondazione ISMU. Sui temi della “Regolarizzazione, flussi e mercato del lavoro”, intervengono: Ennio Codini, Responsabile Settore Legislazione di Fondazione ISMU; Tatiana Esposito, Direttore Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Laura Zanfrini, Responsabile Settore Economia e Lavoro di Fondazione ISMU. A chiusura del convegno il dibattito su “Confini europei: una prospettiva geopolitica sulle migrazioni” con gli interventi di Patrick Doelle, Referente Italia Direzione Generale Immigrazione e Affari Interni, Commissione europea e Laurence Hart, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni; Nicola Pasini, Responsabile Settore Europa e Paesi Terzi di Fondazione ISMU.

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Trenord copra le perdite con le risorse di Pedemontana

Trenord copra le perdite con le risorse di Pedemontana. È paradossale che Trenord, azienda di trasporto in mano a una regione guidata dalla Lega Nord, sia “preoccupata” per la cessazione dello stato di emergenza, che dovrebbe terminare il 31 marzo. Anziché rallegrarsene per poter riprendere in pieno l’attività di trasporto per i pendolari lombardi e dare così il proprio contributo al ritorno della normalità, Trenord è preoccupata perché teme che saltino i sostegni economici previsti per far fronte all’emergenza Covid.Si tratta dell’ennesima dimostrazione che le aziende monopoliste al riparo dalla concorrenza e inefficienti, come Trenord, preferiscono perdere passeggeri ma avere i ristori dallo Stato piuttosto che guadagnare producendo un buon servizio e riducendo i costi (che nel caso dell’azienda lombarda sono di 20 euro per km percorso, contro i 12 della media nazionale).L’allarme lanciato da Trenord durante la recente audizione in Regione, dove i vertici dell’azienda hanno affermato che prevedono 90 milioni di euro di ricavi in meno rispetto al 2020, ha il solo scopo di ricevere più risorse governative vista l’inefficienza aziendale.Nel periodo pandemico, l’azienda ha mostrato grossi scompensi operativi, che peraltro sono gli stessi che l’hanno caratterizzata negli 11 anni della sua storia, solo accentuati: scarsa puntualità, soppressioni di corse, scioperi (media record di uno al mese) comfort inesistente, stazioni abbandonate di questi ultimi 10 anni di nascita dell’azienda.Ferrovie nord Milano (FNM), la capogruppo controllata dalla regione Lombardia, oltre che gestire Trenord nel 2020 ha speso 519 milioni (https://www.ilgiornale.it/news/milano/regione-approvato-bilancio-nord-entrano-serravalle-1880199.html) per assicurarsi il controllo e tentare l’impossibile rilancio della costosa scatola vuota di Pedemontana lombarda, ferma da 10 anni e oramai divenuta una palla al piede per i cittadini e una minaccia all’ambiente della Brianza.In questa fase di crisi energetica, anziché chiedere soldi allo Stato, Trenord dovrebbe chiederli al suo azionista FNM, che invece preferisce spenderli per la Pedemontana. Non basta giustificare la riduzione dei passeggeri trasportati con il Covid e lo smart working i pendolari preferiscono l’automobile vista l’inaffidabilità dei treni.È questo il momento di fare scelte concrete per la transizione ecologica, abbandonando Pedemontana alla sua sorte e rilanciando il trasporto ferroviario lombardo, sempre più in crisi a causa della sua inefficiente gestione e dell’errata strategia “multimodale” ferrovia-strada, priva di logica e di funzionalità.

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