Commemorazione del decennale della Beatificazione di Don Carlo Gnocchi

Beatificazione di Don Carlo GnocchiLa sera di sabato 12 settembre sì è tenuta a Milano nella Basilica di S. Stefano nell’omonima piazza, la commemorazione del decennale della beatificazione di Don Carlo Gnocchi organizzata dalla sezione di Milano dall’ANA (Associazione Nazionale Alpini).

Presenti molti milanesi, Alpini e no, hanno potuto godere di una serata molto particolare: si sono alternate letture di scritti e memorie di Don Gnocchi: oltre a fondare l’Opera Mutilatini, da lui chiamata La mia baracca, Don Gnocchi è stato cappellano degli Alpini durante la campagna di Russia, incoraggiando tutti e assistendo con la sua grande umanità e con il conforto dei sacramenti i tantissimi feriti e moribondi durante la ritirata, ritirata che il gelo proverbiale di quelle regioni, gli attacchi dell’esercito russo, la carenza di viveri e munizioni, le dotazioni inadeguate al clima hanno reso epicamente tragica.

Si sono alternati ben quattro cori alpini: di Gessate, Limbiate, Abbiategrasso e Melzo; ciascuno si è esibito con quattro canzoni alpine tra le più popolari, riscuotendo generosi applausi.

Quando è stata intonata la canzone Il ponte di Perati, omaggio al pesante tributo di sangue pagato dagli Alpini in Grecia: “Sui monti della Grecia c’è la Vojussa, col sangue degli Alpini s’è fatta rossa” tutti gli astanti – senza che nessuno abbia impartito l’invito – si sono spontaneamente alzati in piedi, molti sull’attenti.

Particolare commozione ha suscitato l’ingresso nella basilica di due importanti simboli: prima il Cappello alpino di Don Gnocchi e poi i suoi scarponi della ritirata di Russia.

Ha chiuso la manifestazione il canto di due brani simbolo: Stelutis alpinis e Signore delle cime, cantati dai quattro cori riuniti.

Un evento perfettamente riuscito sotto il profilo musicale, ampiamente apprezzato dal pubblico con numerosi e vibrati applausi, ma soprattutto una rievocazione che ha suscitato grande emozione e commozione. Un evento che ha saputo far vibrare corde autenticamente profonde nella Milano disincantata del sabato sera.