Sala riempie le piazze di contestatori per il progetto San Siro

Sala riempie le piazze di contestatori per il progetto San Siro. Perché se c’è un dato certo è che la mobilitazione cittadina per lo stadio Meazza è tutta composta  di contrari al mega progetto di Sala e dei fondi che vogliono costruire (anche) un nuovo stadio. Perché come spesso succede a Milano il progetto ha un nome, ma tutto intorno molto altro. Basti pensare ad altri esempi come piazza Loreto: prima o poi i lavori partiranno e nella “riqualificazione della piazza”  non mancano ampi spazi commerciali. Cioè il Comune ha appoggiato e promosso un progetto di commercializzazione della piazza, ma la chiamano rigenerazione o riqualificazione urbanistica. Eppure anche le strade servono, a tutti, non solo a chi può comprare qualcosa. E per San Siro uguale: lo chiamo progetto per il nuovo stadio e invece i primi rendering evidenziavano come fosse più un altro tentativo di gentrificazione come City Life, Porta Nuova o molti altri nuovi quartieri nati più per dare case ai ricchi che per altro. Dopo le contestazioni durate mesi sul dibattito pubblico su San Siro, l’Amministrazione ha ceduto riducendo gli indici volumetrici generosi della prima fase del progetto, ma ancora Sala riempie le piazze di contestatori per il progetto San Siro come dimostra il video pubblicato da Gabriele Mariani.  Perché ai grandi manager Sala è senza dubbio simpatico, ma pare molto meno ai cittadini. Soprattutto quelli che si reputano (o sono) di sinistra secondo le vecchie accezioni del termine. Tra l’altro la battaglia per il vecchio stadio è condivisa da una platea che definiremmo trasversale perché include pezzi di sinistra, di movimento 5 stelle e anche di destra. Il sindaco però sembra intenzionato a tirare dritto, sebbene i Tar e i comitati siano già pronti alla battaglia su ogni singolo passo avanti. Perché la città dei quartieri luccicanti impostata da Albertini e Moratti e portata a compimento da Pisapia e il primo Sala è una visione vecchia. Per la Milano del 2030 ne serve un’altra.