Milano non deve dimenticare il caso Genovese

Milano non deve dimenticare il caso GenoveseMilano non deve dimenticare il caso Genovese. Perché siamo di fronte a qualcosa di più del semplice arricchito che non sa gestire i suoi soldi, Genovese e i suoi amici si erano auto proclamati campioni della nuova borghesia milanese. E qualcuno ci aveva anche creduto, abbagliato dalle feste di Terrazza Sentimento e dalla montagna di quattrini accumulati da Genovese e i suoi sodali. Per capirne il taglio basti pensare che un suo socio e amico storico era stato beccato a una festa illecita in periodo di lockdown, ma da leone di cartapesta quale si è dimostrato l’uomo era fuggito nella notte. Peccato che prima aveva consegnato la sua carta d’identità alla polizia che lo ha rintracciato nonostante la ridicola fuga. Allora Milano non deve dimenticare il caso Genovese perché la borghesia milanese ha saputo sempre distinguersi con quel taglio manzoniano che non nega i difetti ma neppure li elegge a pregi e li giustifica. Difficile rifiutare a uno con 100 milioni sul conto l’acquisto di una casa, siamo d’accordo. Ma comunque possibile. Non vogliamo però suggerire di escludere i nuovi ricchi da centro di Milano, ma solo di non scordare che è stato un gruppo specifico, non specificato. Non sono né milanesi, né imprenditori che ce l’hanno fatta con una furbata. Sono un gruppo specifico di banditi arricchiti. E, questo lo dirà il processo, potrebbero essere una banda di stupratori visto che la fidanzata di Genovese è accusata di aver avuto un ruolo in uno dei due stupri di cui è accusato Genovese. In ogni caso gente da ricordare, per non trovarseli domani con un Ambrogino d’Oro, magari comprato con qualche milione di investimento.