16 Giugno 2020

Il TAR blocca il distributore sui pozzi dell’acqua, ma comune e Q8 ci riprovano

“Q8 e Amministrazione comunale si rivolgono al Consiglio di Stato per realizzare un distributore di benzina sui pozzi dell’acqua potabile, siamo a Milano nel 2020. La vicenda ha inizio due anni fa quando ci accorgiamo del cantiere in Via dei Missaglia, zona Sud di Milano, e scopriamo che il progetto sull’area prevede la costruzione del distributore vicino ai pozzi dell’acqua potabile che servono l’acquedotto”. Lo comunica con una nota il Comitato difesa ambiente zona 5. “Le nostre segnalazioni e i nostri appelli al Municipio 5 e al Comune di Milano rimangono inascoltate. – continua il comitato – Il Comune di Milano ha concesso le autorizzazioni e porta avanti il progetto con la Q8. Vengono avviati i lavori, vengono tagliati alberi ad alto fusto, sradicati cespugli fioriti e su un zona verde di quasi 3.000 mq arriva una colata di cemento. L’ennesimo consumo di suolo e lo stoccaggio di 47.000 litri tra gasolio e benzina all’interno dell’area di rispetto dei pozzi dell’acqua potabile, con i conseguenti rischi in caso di perdite e percolazioni nella sottostante e fragile falda acquifera. Non ci restava altra possibilità che ricorrere al TAR per fermare una operazione che andava contro ogni logica e contro ogni legge, nazionale ed Europea. Così a marzo del 2019 il TAR Lombardia ordina la sospensione dei lavori con la motivazione che il diritto alla salute e sicurezza umana risulta comunque prevalente rispetto agli interessi del Comune. Nel frattempo anche Legambiente si unisce al nostro ricorso e ad ottobre 2019 arriva la Sentenza n. 2212 del TAR Lombardia che riconosce a pieno le nostre ragioni e dispone l’annullamento di tutte le autorizzazioni concesse dal Comune”. “Negli scorsi mesi abbiamo ascoltato le dichiarazioni dell’Assessore Granelli – aggiungono – che ci ha ringraziato, proprio così, e si è detto impegnato nel proporre a Q8 delle alternative. Purtroppo neanche questa volta le rassicurazioni si sono avverate. Nei fatti, pochi giorni fa, mentre il Sindaco affermava che dopo il Coronavirus il cambiamento principale a Milano sarà relativo all’ambiente, veniamo informati che Q8 e Comune hanno fatto appello al Consiglio di Stato per tentare di ribaltare la Sentenza del TAR. Noi, anche questa volta, non ci faremo intimidire, consapevoli di aver ottenuto la difesa di un diritto fondamentale e convinti che un pronunciamento del Consiglio di Stato non potrà che confermare la Sentenza del TAR e renderla ancora più esemplare sul territorio nazionale nell’ambito della protezione ambientale“. “Per cui – annuncia il comitato – non ci sottrarremo a questa ulteriore lunga e costosa difesa. Siamo un gruppo di cittadini residenti in zona e abbiamo iniziato questa battaglia impegnandoci assieme a diverse realtà sociali e ambientali e continueremo a farlo contando sul sostegno degli abitanti. Per sostenere le spese legali abbiamo aperto una raccolta fondi su: https://www.gofundme.com/f/no-al-distributore-sui-pozzi-dell-acqua-potabile”. “Chiediamo ai cittadini – conclude il comitato – di contribuire perché è una difesa nell’interesse di tutti e in tanti possiamo farcela. Nell’attesa che Milano diventi una città in cui l’ambiente e la salute diventino una reale priorità per l’Amministrazione”.

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I lavoratori dello spettacolo manifestano davanti alla Triennale

“Anche noi siamo un impegno istituzionale“. Con questi cartelli rivolti al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, che avrebbe dovuto essere presente all’inaugurazione del palinsesto estivo ma ha dato forfait per l’impegno agli Stati Generali, i lavoratori lombardi dello spettacolo hanno inscenato una protesta davanti alla Triennale di Milano. In un centinaio si sono ritrovati davanti all’istituzione culturale milanese per chiedere “un immediato reddito di continuità garantito e adeguato per tutto il periodo di crisi e ripresa del settore – ha spiegato Rita Pelusio, attrice comica portavoce della categoria – almeno fino al 2021″. Gli artisti, le maestranze e i tecnici riuniti nel coordinamento lombardo chiedono anche un tavolo di confronto “immediato” sulla ripartenza che per loro fino ad oggi è stata “una bufala”. Secondo i lavoratori “non è vero che si riparte, forse il 30% delle imprese culturali lo ha fatto lasciando fuori i teatri che non hanno un finanziamento pubblico e gli artisti indipendenti”. ANSA

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Rapina in banca con guanti e mascherine

Indossavano guanti e mascherine i tre banditi che stamani hanno messo a segno una rapina in centro a Milano. “Hanno approfittato del periodo di pandemia in cui si portano dispositivi di protezione personale – ha spiegato all’ANSA la Polizia di Stato – per non farsi riconoscere dalle telecamere e non lasciare impronte“. Due sono entrati, armati di pistola, uno rimasto all’esterno a fare il ‘palo’; poi sono riusciti ad aprire la cassaforte temporizzata dopo aver chiuso i dipendenti in bagno requisendo loro i telefonini cellulari per impedire di dare l’allarme. Sul posto stamani sono giunti gli agenti delle Volanti, gli investigatori della Mobile e gli uomini della Scientifica che stanno rilevando eventuali tracce. Dalle prime testimonianze raccolte pare che il bottino si aggirerebbe sui 50 mila euro. ANSA  

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La fase Pollock della politica milanese

La fase Pollock della politica milanese. Ne siamo immersi, al punto da non pensarci nemmeno, ma negli ultimi anni la politica meneghina ha preso una certa piega, diciamo cromatica. L’ultimo caso è quello della statua dedicata a Indro Montanelli: un gruppo di ragazzi di un collettivo studentesco, aizzato politicamente da una parte della sinistra meneghina, ha gettato una secchiata di vernice rosa sull’opera per contestare la figura del grande giornalista. Il motivo è la contestazione per un personaggio storico che raccontò con leggerezza nel 2000 di come si era adattato alle abitudini africane. Allora ecco la secchiata. Ma essendo giovani hanno solo svolto la funzione di spugne, perché c’è chi ha capito che con quattro secchi di vernice si può fare. E loro hanno seguito l’esempio. Fare è il verbo essenziale, dimenticato da chi lancia appelli, proclami, eccetera. Con la vernice si fa, invece di parlare. Un maestro in questo senso è Pierfrancesco Maran. Virtuoso della secchiata politica: una volta ha iniziato la battaglia per cambiare le strisce pedonali, allargando a dismisura quelle a pagamento grazie all’espansione della metropolitana. Il codice infatti prevede che per ogni striscia blu ci siano alcune strisce bianche, tranne che nelle aree di alto interesse urbanistico. E indovina un po’ cosa sono le aree vicine alle metropolitane? E così con qualche secchiata di vernice ha recuperato fondi per il Comune e cambiato le abitudini dei milanesi. Poi con il collega Granelli ha pensato di copiare (se fatto bene è un’ottima idea) l’urbanistica tattica, cioè con qualche secchiata di vernice e due vasi ha creato piazze temporanee. Piazze che a molti milanesi sono piaciute ed essendo temporanee per farle c’è voluto poco tempo e poche autorizzazioni. Riecco il verbo fare: le piazze le hanno proprio fatte. E hanno cambiato le abitudini dei milanesi. Poi, sempre il Pierfrancesco “Pollock” Marana, ha lanciato la pista ciclabile che attraversa la città passando per corso Buenos Aires e corso Venezia. Ne è uscito un putiferio. Denunce, gente investita, malmenata e per poco si incrinava questa strana alleanza rosso verde che si va tessendo in punta dei piedi: il sindaco Giuseppe Sala ha avvisato il governatore lombardo Attilio Fontana che visti gli esposti contro la pista era finita la fase di buoni rapporti tra Comune e Regione. E stranamente Fontana ha subito scaricato il suo assessore Riccardo De Corato, autore dell’esposto. Surreale, ma vero: nelle scorse settimane le opposizioni chiedevano il commissariamento di Regione, ma evidentemente quello andava bene. Ma la fase Pollock della politica milanese si vede ovunque. Proprio Fontana è stato al centro del dibattito per un murales con la scritta “Fontana assassino”. Si sarebbe potuto derubricare il tutto agli ennesimi giovani che non avendo un lavoro compiono una sciocchezza, invece il Prefetto di Varese (uomo che deve essere parecchio impressionabile) ha addirittura assegnato una scorta al governatore lombardo. Assurdo, forse, ma è successo. Ancora una volta con quattro secchiate di vernice si è fatto qualcosa. E prima ancora nel Municipio 9 c’è stata una lunga discussione sul murale “Niguarda Antifascista”, opera pagata con soldi pubblici e poi fatta e rifatta. Ci sono anche progetti che non impongono cambiamenti di abitudini così decisivi come le strisce, le piazze e le strade: poco tempo fa è stato lanciato il progetto panchine rosa/azzurre nei pressi di asili e aree giochi di dieci, parchi e giardini, sulle quali apporre una targhetta in ottone riportante i contatti per i servizi di tutela dei minori. Ha avuto le solite difficoltà burocratiche di chi non chiede soldi pubblici o non li controlla come il Comune, ma è sempre parte di questa fase Pollock della politica milanese. L’aspetto più interessante è come siamo ormai talmente fermi come società, terrorizzati da qualunque cambiamento che alteri gli equilibri da esserci ridotti ad andare in palla per la vernice. Vernice che per definizione si cancella e sparisce col tempo, come probabilmente succederà a questa fase politica e sociale: sarà dimenticata e offuscata dal tempo.

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