E’ scomparso Venanzio Gibillini, ex deportato politico nei lager nazisti. Aveva 94 anni e per anni si è speso nella testimonianza della sua drammatica esperienza raccontandola a migliaia di ragazzi di Milano e tutta italia. Per questo il il Comune di Milano gli aveva recentemente conferito la massima onorificenza cittadina nel corso di una seduta del Consiglio Comunale.
Venanzio Gibillini aveva prestato il servizio militare, ma il 4 luglio 1944, a 19 anni, venne arrestato perché non aveva aderito alla repubblica sociale italiana e segregato nella cella numero 62 del carcere di San Vittore. Li rimase fino al 17 di agosto del 1944, dopo di che venne fatto salire su un pullman e portato al campo di concentramento di Bolzano, dove venne inserito nel blocco B, con il numero di matricola 3111.
In seguito, il 7 settembre 1944, fu caricato su un carro bestiame con altri deportati e trasferito a Flossenburg il 9 settembre 1944, dove vennero sottoposti alla spoliazione, alla depilazione, alla rasatura dei capelli, alla disinfezione e alla doccia con i getti sia di acqua calda che fredda; una volta usciti da lì, un soldato faceva loro un segno sulla fronte e gli dava dei vestiti riciclati dalla guerra, sui quali veniva loro cucito sia il numero di matricola che il triangolo che rappresenta il loro stato di detenzione. Il suo numero di matricola era il 21626 e il triangolo era rosso.
Il giallo era per gli ebrei, il rosso per i detenuti per motivi politici, il verde per i criminali e i viola per gli omosessuali. Rimase lì fino a fine ottobre del 1944 per poi venire trasferito a Kolte, dove i nazisti lo obbligarono a costruire i pezzi per gli aeroplani. Lì il suo numero era l’116361.
Riuscito a sopravvivere rientrò in Italia quasi a fine maggio 1945 e dopo alcuni anni tornò Flossenburg per ricordare i suoi compagni che non ce l’avevano fatta ed erano morti per le privazioni.
Il sindaco Giuseppe Sala ha commentato la morte di Gibillini con un post su Facebook: “Questa notte Venanzio Gibillini ci ha lasciati, Milano ha perso uno dei suoi uomini migliori.” ha scritto Sala, “Nel 2017 il Consiglio comunale aveva deciso di conferirgli la massima onorificenza della città, l’Ambrogino d’oro. – prosegue Sala – Sopravvissuto ai campi di concentramento di Bolzano e Flossenburg, dove era stato deportato per aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò, ha dedicato la sua vita alla testimonianza e ai valori della libertà, della democrazia e dell’antifascismo. I giovani sono sempre stati i suoi interlocutori di fiducia, ai quali ha affidato il suo messaggio di speranza. Un messaggio che rimarrà per sempre nel cuore della nostra città“.