Superbonus e vischiosità amministrativa

De Chirico: periferie escluse dai bonus ediliziSuperbonus e vischiosità amministrativa. Perché oggi come oggi si parla molto di riforme, di innovazione e, soprattutto, ambiente. Sono tutti green dentro, fuori e soprattutto a parole. Poi però succede che lo Stato per una volta non chiede ai suoi cittadini di essere soci, cioè non dice ti do una facilitazione però tu devi pagare una parte dell’investimento. Perché questo succede con lo Stato come con le banche: danno soldi solo a chi li ha. Così non si risolvono mai i problemi davvero, perché venire in bici da Busto Garolfo a Milano è impossibile. E ambientalmente non conta nulla: le auto di oggi non sono quelle della fine ‘900. Chi inquina eccessivamente sono i palazzi. Le case. I boschi verticali e i casermoni di periferia. Dunque per una volta lo Stato aveva capito e affrontato il problema dicendo: mettiamo tutti i soldi per pulire l’aria di tutti. E per una volta aveva pure senso economicamente: la comunità avrebbe vissuto meglio ammalandosi meno, le aziende avrebbero lavorato per migliorare l’ambiente e tutti avrebbero consumato meno risorse per scaldarsi d’inverno liberandoci almeno in parte dalla dipendenza totale dagli umori di russi e africani. Invece il superbonus si è scontrato con la vischiosità amministrativa, perché i Comuni sono in affanno a seguire le pratiche. Gli archivi sono gironi danteschi in cui nessuno trova un tubo, oppure bisogna per forza avere pezzi di carta infiniti. Allora come mai non possiamo andare avanti? Perché dobbiamo davvero sottostare alla logica del “se non facciamo così ci saranno truffe”? Dobbiamo per forza vivere in uno stato di polizia burocratica per avere il certificato che siamo brave persone? Forse, diciamo forse, per una volta potremmo lasciare il passato alle spalle e andare avanti. Insieme. Per il bene di tutti. Burocrati compresi. Sarebbe un bel passo avanti per ricucire gli strappi sociali degli ultimi 70 anni.