Le proteste 5G a Milano e il rischio elettorale

Le proteste 5G a Milano e il rischio elettorale. Come abbiamo visto anche a Milano si stanno organizzando proteste contro l’innalzamento di antenne 5G, sarebbero in altre epoche il segno del progresso e di un’Italia al passo coi tempi. Invece stanno diventando il motivo per compiere molti passi indietro: in tutta la Penisola centinaia di sindaci hanno emesso ordinanze per vietare l’installazione di ripetitori per il segnale 5G. Ci sarebbero rischi per la salute secondo loro, per gli scienziati e tecnici no, ma sappiamo che oggi in Italia pure un panettiere si sente in diritto di discutere gli esperimenti del Cern. Ma vediamo la questione dal punto di vista pratico: ad agosto i Verdi milanesi chiedono al Comune il dettaglio del progetto per la copertura con il 5G di tutta la città. La risposta di Palazzo Marino è che vuole 2500 euro: cioé i cittadini per sapere cosa sta facendo il Comune devono spendere due stipendi medi. Ora le basi per una vittoria o una grande affermazione politica di quelli che definiamo complottisti ci sono tutte: le antenne avranno una distribuzione capillare sul territorio a quanto pare, quindi tutti i quartieri ne saranno toccati. Se a questo si somma l’omertà di fatto del Comune sui dettagli, c’è tutta la carne necessaria per un barbecue di primo livello. Più di azioni su tutti i quartieri che possono essere fraintese cosa dovrebbero chiedere quelli che speculano sull’ignoranza e le ansie delle persone? Hai un fatto che le persone non capiscono e un’Amministrazione che non vuole fornire informazioni. Le proteste 5G a Milano e il rischio elettorale sono una prospettiva tutt’altro che lontana e forse non andrebbero sottovalutati. Moltissimi resteranno a casa qualche mese perché si affideranno al reddito di cittadinanza o altri sussidi campando di lavoretti in nero. Avranno dunque tempo e voglia di prestare ascolto alle sirene delle paranoie. Anche solo per sfogare la frustrazione di essere in quella situazione.