Pellicanò condannato a 30 anni per l’esplosione in via Brioschi

Non piu’ ergastolo ma 30 anni di carcere per Giuseppe Pellicanò, l’ex pubblicitario milanese che nella notte tra l’11 e il 12 giugno 2016 ha svitato il tubo del gas nella cucina di casa, in via Brioschi, causando un’esplosione che ha ucciso l’ex compagna Micaela Masella, e una coppia di giovani vicini di origini marchigiane, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. Esplosione nella quale sono rimaste gravemente ferite le sue due figliolette e sono andati distrutti alcuni appartamenti.

A decidere di ritoccare al ribasso la pena inflitta in primo grado oltre un anno fa nel processo con rito abbreviato è stata la Corte d’Assise d’Appello di Milano, presieduta da Maria Grazia Bernini affiancata dalla collega Barbara Bellerio e dalla giuria popolare. Il sostituto pg Daniela Meliota, dopo che Pellicanò ha letto un foglio scritto di suo pugno per dare un segno di pentimento, questa mattina ha chiesto per lui la conferma del carcere a vita ritenendo che, allora, il suo stato fosse quello di una persona che “ha ucciso per rabbia, rancore, gelosia e per essere stato offeso nel suo orgoglio maschile. Non soffriva di disturbi psicotici“.
Sulla stessa linea Antonella Calcaterra e Valeria Attili, gli avvocati dei familiari di chi ha perso la vita e delle piccole ustionate per quel gesto dettato da una “personalità narcisistica ed ossessiva“, causa del rifiuto della fine del rapporto con la sua compagna e del “fallimento” di quello con le figlie ma che non fa “escludere la sua capacita’ intendere e volere“. “Non ha sopportato le sue frustrazioni – ha aggiunto l’avvocato Calcaterra – e ha fatto una strage. Ha distrutto tutto e adesso queste bambine non hanno piu’ un ricordo, nemmeno una foto della mamma su cui piangere“.

I giudici, pur ritoccando al ribasso la pena, hanno respinto le richieste del difensore, Alessandra Silvestri, confermando per il resto la sentenza con la quale il gup Chiara Valori nel giugno 2017 non aveva concesso all’uomo le attenuanti generiche ne’ la semi-infermita’ mentale e aveva disposto per le due bimbe, per ciascuno dei genitori e dei fratelli delle vittime provvisionali di 400 mila euro, 350 mila e 160 mila euro.  “Noi siamo gia’ stati condannati all’ergastolo da Pellicanò, l’ergastolo del dolore“, ha detto la madre di Riccardo Maglianesi, ricordando che lui era appena stato assunto e la fidanzata era stata presa a lavorare da poco da una nota stilista. Aldo Masella, papà di Micaela e nonno delle due piccole, ha invece fatto un’altra considerazione: “Ho sentito la difesa di Pellicano’ parlare della sua depressione. Se a tutti i depressi fosse consentito il ‘vezzo’ di uccidere, in Italia saremmo la meta”.