19 Gennaio 2021

Sala: vaccini in base al Pil? Mi cadono le braccia

“Ci sono mattine in cui ti possono cadere le braccia: il tuo Paese in preda a una crisi politica difficile da decifrare e nel momento sbagliato, la tua Regione che chiede l’assegnazione dei vaccini in base al Pil“. Lo ha scritto il Sindaco Sala sulla sua pagina Instagram. “Ma ora mangio pane e olio, bevo caffè e poi tornerò a lavorare e a cercare di essere un politico e un uomo giusto“, ha concluso Sala pubblicando una sua foto mentre fa colazione.

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Il Pil non è ricchezza, ma lavoro

Il Pil non è ricchezza, ma lavoro. Nell’imbarbarimento perpetuo del dibattito in cui certi popolaristi cercano di trascinarci sempre si confondono le parole, perché cambiare il senso di ciò che si dice è il primo passo per far travisare un messaggio. Ecco dunque che i neocomunisti da divano attaccano Letizia Moratti per la richiesta a Domenico Arcuri di distribuire il vaccino in base al Pil delle regioni, ma il Prodotto interno lordo di una regione non è la somma della ricchezza della regione, ma di quanta ricchezza si produce con il lavoro. Quindi il Pil non è ricchezza, ma lavoro. Difficile capirlo per una categoria di borghesi benestanti e garantiti a stipendio pubblico che rappresenta gran parte del mondo produttivo al centro sud, ma funziona così. La ricchezza si produce, ma non nel senso che quando abbiamo finito i soldi ne stampiamo un altro po’. Si lavora, si guadagna e con quelli si pagano strade, ospedali e stipendi pubblici. Milioni di stipendi pubblici. Gente che per essere licenziata deve come minimo stuprare un bambino davanti a tutti o uccidere molto malamente qualcuno durante l’orario di servizio. E sempre sotto gli occhi di tutti. Altrimenti nessuno li può licenziare. E se lo Stato non ti fa lavorare, lo stipendio arriva lo stesso. Invece quelli che i soldi li producono davvero, se sbagliano un ordine con un’azienda hanno finito per sempre di lavorarci. Se un prodotto è fatto male, chiudono. Se lo Stato dice di non lavorare, chiudono per sempre. E’ la differenza tra lavoro e ricchezza che non viene capito dai sussidiati. Quindi ben vengano i Moratti che conoscono la differenza tra le due cose. E che chiedono la precedenza a chi sostiene anche le vite altrui. Il tanto odiato Nord sopporterà l’ennesimo insulto dai suoi stessi figli, ma speriamo non gli elettori. Perché Moratti ha chiesto il rispetto del lavoro, non della ricchezza. E chi lavora lo ha capito, chi vive sulle spalle altrui la odia.

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Report OMS insabbiato: gli interrogatori confermano il mancato aggiornamento del piano pandemico

Report OMS insabbiato: gli interrogatori confermano il mancato aggiornamento del piano pandemico. La conferma è arrivata dal procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, dopo l’audizione di Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute, ascoltato per oltre sei ore dai magistrati come persona informata dei fatti. “Il piano in vigore è quello del 2006, almeno è quello che ci è stato detto”, ha messo in chiaro il magistrato al termine dell’audizione di Ruocco. Una conferma pesante, perché il ministro Roberto Speranza e il vicedirettore dell’OMS Ranieri Guerra hanno da tempo cercato di far dimenticare una vicenda quanto mai imbarazzante: l’Italia infatti non ha un piano pandemico aggiornato da 14 anni. Un periodo nel quale a scatenarsi sul mondo è stata proprio la Sars nelle sue varianti, tra cui quella del Covid (Sars-Cov-2 è un dei modi con cui si indica tecnicamente). Dunque la procura di Bergamo sta andando avanti con coraggio e determinazione, perché le indagini rischiano di scoperchiare temi scottanti. Speranza e Ranieri Guerra sono da tempo anche nel mirino di una piccola parte della stampa italiana, grazie alla quale è emerso anche un controverso versamento di dieci milioni di euro all’OMS senza un motivo specifico. E’ stato definito un gesto di buona volontà, ma a molti è sembrato il prezzo dell’insabbiamento del rapporto Zambon poi insabbiato dall’OMS su input di Ranieri Guerra. Lui ha sostenuto diverse versioni: prima che ha cercato di bloccarlo perché pieno di errori, poi che in realtà si era arrabbiato perché del report non era stato adeguatamente informato il ministro Speranza, poi che non c’entrava nulla ed era tutta colpa dell’ufficio di Copenaghen dell’OMS, insomma un racconto che sembrava adeguarsi alle parti di realtà che emergevano di volta in volta. Le sue corrispondenze e i dieci milioni di euro però sembrano testimoniare proprio quanto sostenuto fin dall’inizio da Zambon: Ranieri Guerra avrebbe fatto di tutto per non rendere pubblico quel rapporto. E in particolare per le date che testimoniavano i ritardi sul piano pandemico perché per anni è stato proprio Ranieri Guerra il responsabile ministeriale del piano pandemico. Quindi ha preso ricchi emolumenti dalla collettività per non fare il suo lavoro, un fatto consueto a Roma, ma questa volta è scoppiata la bolla e Bergamo e Brescia hanno registrato decine di migliaia di morti. Se le indagini confermassero tutte le ipotesi, Ranieri Guerra potrebbe avere qualche problema politico, ma sicuramente una valanga di cause legali. Come diceva Zola “la verità è in marcia” sul Report OMS insabbiato: gli interrogatori confermano il mancato aggiornamento del piano pandemico e ai vertici della sinistra si trema sempre di più.

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Caso Confalonieri, la difesa: “Giustizia parziale, faremo appello”

Caso Confalonieri, la difesa: “Giustizia parziale, faremo appello”. Sul caso del primario condannato ieri a 6 anni e 6 mesi per corruzione si è espresso con parziale soddisfazione dall’avv. prof. Domenico Pulitanò, difensore del prof. Norberto Confalonieri, a commento della sentenza emessa dal Tribunale di Milano, IV sez. penale: La sentenza del Tribunale ha parzialmente reso giustizia al prof. Norberto Confalonieri, con il confermare l’infondatezza dell’accusa relativa al rapporto con B Braun, e con il riconoscere l’infondatezza dell’accusa di lesioni dolose in danno di una paziente. È un passo avanti importante, rispetto al clamore mediatico che l’infamante accusa di lesioni dolose ha innescato, con effetti pesantissimi sull’esercizio dell’attività professionale. È stata accolta dal Tribunale l’accusa relativa al rapporto con Johnson & Johnson. La pena inflitta, prossima al severissimo minimo edittale, è sproporzionata a rispetto a fatti che non hanno comportato alcun pregiudizio né per il pubblico servizio ospedaliero né per gli utenti del servizio. Ovviamente la difesa del prof. Confalonieri proporrà appello, contestando l’interpretazione accusatoria dei fatti e del diritto vigente”.

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Covid: 1.189 positivi (7,2%) e 45 decessi

A fronte di 16.338 tamponi effettuati, sono 1.189 i positivi nelle ultime 24 ore in Lombardia, pari al 7,2%. Cala di tre unità il numero dei ricoverati in terapia intensiva, pari a 449 ad oggi, così come si riducono i ricoverati non in terapia intensiva: 57 in meno rispetto alle 24 ore precedenti per un totale di 3.553 persone attualmente in ospedale. Sono, invece, 45 le persone decedute per un totale di 26.282 decessi. Fino a ieri in Lombardia erano state somministrate il 75,6% delle dosi di vaccino ricevute (184.349 su 234.645). I dati di ieri:  i tamponi effettuati: 16.338 (di cui 13.966 molecolari e 2.372 antigenici) totale complessivo: 5.248.516  i nuovi casi positivi: 1.189 (di cui 50 ‘debolmente positivi’)  i guariti/dimessi totale complessivo: 435.509 (+3.722), di cui 3.441 dimessi e 432.068 guariti  in terapia intensiva: 449 (-3)  i ricoverati non in terapia intensiva: 3.553 (-57)  i decessi, totale complessivo: 26.282 (+45) I nuovi casi per provincia: Milano: 256 di cui 117 a Milano città; Bergamo: 47; Brescia: 186; Como: 155; Cremona: 22; Lecco: 15; Lodi: 21; Mantova: 44; Monza e Brianza: 53; Pavia: 30; Sondrio: 5; Varese: 319.

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Da oggi vietato fumare all’aperto

Milano dice stop al fumo di sigaretta all’aria aperta: da oggi in città entra in vigore il divieto di fumo alle fermate dei mezzi pubblici, nei parchi, nelle aree cani, nei cimiteri, negli stadi e strutture sportive. Lo ha stabilito il Comune di Milano con l’approvazione, il 19 novembre scorso, del nuovo Regolamento per la qualità dell’aria, il documento che definisce priorità e scadenze di una serie di azioni tese a migliorare la qualità ambientale in città. Il divieto di fumo è stato introdotto in modo soft, infatti sarà possibile fumare all’aperto se ci si trova in luoghi isolati ma va comunque rispettata la distanza di 10 metri dalle altre persone. Dal 1° gennaio 2025 a Milano il divieto di fumo sarà poi esteso a tutte le aree pubbliche all’aperto. Le sanzioni per chi non rispetta il divieto vanno da 40 a 240 euro, anche se al momento il Comune ritiene prioritario che i cittadini siano informati sui divieti. ANSA

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