L’omelia di Pasqua di Delpini: Discepoli sbagliati, continuo ad amarvi!

L'omelia di Pasqua di Delpini: Discepoli sbagliati, continuo ad amarvi!L’omelia di Pasqua di Delpini: Discepoli sbagliati, continuo ad amarvi!  

  1. Non pensavamo di essere così sbagliati.

Forse gli altri, ma non io! La reazione di Pietro è quella del presuntuoso che si immagina migliore degli altri. È la presunzione di chi si ostina a contare sulle proprie forze, a ritenere efficaci le sue intenzioni e realizzabili i suoi propositi, senza immaginare la prova che l’aspetta e senza aver coscienza della sua fragilità. Pietro è sbagliato: è presuntuoso. Non sarà indotto a rinnegare la sua relazione con Gesù da qualche tremenda tortura, ma dalle insinuazioni di gente che chiacchiera intorno a un fuoco.

Basta così poco per far crollare l’immagine che Pietro si è costruita.

Siamo sbagliati se siamo presuntuosi, convinti di essere nel giusto, cultori di una immagine edificante e inconsistente. Suscettibili di fronte alle critiche, troppo severi nei confronti degli altri, troppo inclini ad argomentare per giustificare comportamenti contraddittori.

Pietro ha buone ragioni per essere deluso di se stesso. Gli rimane solo un pianto amaro?

Ci sediamo spesso anche noi in compagnia della gente delle chiacchiere, mentre nel palazzo si umilia il Signore, si svolge il processo farsa, si decide l’ingiusta morte del giusto. Anche a noi è capitato, o sta capitando o capiterà di rinnegare la nostra relazione con Gesù. La presunzione è sconfitta da una paura minima, dal timore di risultare antipatici, di essere coinvolti nell’impopolarità di Gesù, d’essere riconosciuti come “uno di loro”, cioè gente di Chiesa, di questa Chiesa. Forse abbiamo buone ragioni per essere delusi di noi stessi. Ci rimane solo un pianto amaro?

Non contare su di me! La reazione di Giona alla missione che Dio gli affida è quella dello scettico. È convinto che Ninive sia una città perduta e che la missione profetica nella città sia una ingenuità.

È convinto che la minaccia della distruzione sia un messaggio improbabile e un argomento inconsistente per convincere un popolo numeroso a conversione.

È convinto che non valga la pena di obbedire al Signore che chiama, piuttosto morire in mare che servire il Signore.

Giona è sbagliato. Il suo scetticismo è infondato. Neppure l’evidenza dei fatti lo guarisce e lo recupera alla gioia, alla partecipazione ai sentimenti di misericordia di Dio. Gli rimane solo il risentimento?

Siamo anche noi sulla barca in viaggio per Tarsis, a cercare un rifugio lontano dalla sollecitudine di Dio per la salvezza degli uomini. Siamo sbagliati perché siamo scettici. Giudichiamo le intenzioni di Dio e la sua misericordia meno credibili delle nostre esperienze. Le esperienze ci hanno indotto a non aver stima della gente, a ritenere irrimediabili le situazioni, a ritenere impraticabile ogni missione di evangelizzazione. Siamo scettici. Ci rimane solo il risentimento?

La comunità è un disastro! La comunità che si raduna per la cena del Signore a Corinto è una contraddizione. L’aria che tira è la delusione. L’entusiasmo è diventato una confusione, la libertà è diventata capriccio, le differenze sono diventate divisioni. L’aria che tira è sbagliata, perché domina la delusione. Pensavano di essere un esempio, invece non sono migliori degli altri, addirittura sono uno scandalo per quelli di fuori. La comunità è un disastro. Rimane solo il rimprovero dell’apostolo?

Abitiamo un po’ tutti nella comunità di Corinto. Abbiamo tutti molte critiche verso la nostra comunità. Il malcontento, il malumore si ritrovano spesso come il clima dominante delle nostre comunità. Abbiamo tutti da dire di tutti: dei preti, dei presenti, degli assenti, della pratica della carità, del modo di celebrare, di cantare, di leggere. Una specie di indiscutibile delusione copre tutto di un grigiore scoraggiante. La comunità è un disastro. Siamo delusi. Ci rimane solo il rimprovero?

Non pensavamo di essere così sbagliati, presuntuosi, scettici, comunità scoraggianti. Ci rimangono solo le lacrime, il risentimento, la delusione?

  1. Rimane l’alleanza nel sangue di Gesù.

Quello che rimane è piuttosto l’alleanza, l’alleanza nuova, l’alleanza eterna. Lo scandalo che sconcerta tutti i discepoli è la decisione irrevocabile, amorevole, ostinata di Gesù di fare alleanza con questi discepoli sbagliati, con questi profeti ribelli, con queste comunità disastrate a prezzo del suo sangue.

Gesù constata che le sue parole non hanno ancora convinto e convertito i discepoli alla via che Dio ha scelto per salvare il mondo; Gesù constata che i segni compiuti non hanno ancora attratto le folle a riconoscere il regno promesso presente in mezzo al suo popolo; Gesù constata che le discussioni con i rappresentanti del potere e della religione non hanno ancora aperto una via nuova desiderabile per esercitare il potere e praticare il culto gradito a Dio. Ma invece di abbandonare la missione, Gesù celebra la alleanza nel suo sangue. Dichiara che non abbandonerà mai nessuno, che accetta il tradimento, la fuga, l’ottusa incomprensione e stringe alleanza con questa gente sbagliata. Ancora, ancora, sempre!

Ecco dunque quello che ci rimane: l’eucaristia.

Ci rimane, ogni giorno, ogni domenica, sempre l’eucaristia, il pane da condividere, il sangue versato per fare di noi il popolo dell’alleanza, per celebrare la morte del Signore finché egli venga.

Continuiamo a celebrare l’eucaristia, sbagliati come siamo, perché ci trasformi, ci conformi a Gesù e noi, così sbagliati come siamo possiamo, per grazia, diventare memoria di lui.