20 Giugno 2020

Arrestati due fidanzati spacciatori

Ieri pomeriggio, in via Trenno, la Polizia di Stato ha arrestato due cittadini italiani, un uomo e una donna 39enni, con precedenti di Polizia, per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’attività di contrasto allo spaccio di droga in zona Lampugnano e San Siro, ha portato gli agenti della Squadra Investigativa del Commissariato Bonola a individuare un appartamento in via Trenno, usato come base di appoggio per il deposito ed il confezionamento di cocaina che sarebbe poi stata rivenduta sulla piazza milanese. Avuta certezza che la coppia fosse presente in casa, i poliziotti ieri pomeriggio hanno atteso che l’uomo uscisse per bloccarlo e accedere nell’appartamento: alla vista dei poliziotti, la sua compagna ha tentato di raggiungere la camera da letto, verosimilmente per disfarsi dello stupefacente, ma la prontezza degli agenti lo ha impedito. Nel corso della perquisizione domiciliare gli agenti del Commissariato Bonola hanno rinvenuto e sequestrato 184 bustine già confezionate e n.8 involucri di cocaina pura, per un totale di 580 grammi, più due bilancini di precisione. L’uomo e la donna, già arrestata in passato per traffico internazionale di droga e fermata in altre occasioni con notevoli dosi di cocaina, sono stati arrestati e condotti a San Vittore.

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Vieta l’utilizzo di smartphone e tablet a un truffatore

Il Questore di Milano, a seguito dell’attività istruttoria svolta dai poliziotti della Divisione Anticrimine, ha emesso un avviso orale “aggravato”, con cui ha vietato a un cittadino italiano di 37 anni – con numerosi precedenti penali per danneggiamento, furto, porto abusivo di strumenti atti a offendere e truffa, per i quali era stato già condannato in passato – di detenere e utilizzare smartphone e tablet. L’uomo, sin dal dicembre del 2019, è stato denunciato in più occasioni per aver commesso numerose truffe on line. In particolare il 37enne, con l’ausilio di alcuni complici, contattava persone che avevano pubblicato annunci su internet per la vendita di beni, mostrandosi interessato all’acquisto. Dopo i primi contatti, il truffatore convinceva le vittime dell’esistenza di un sistema di accreditamento diretto del pagamento pattuito, per ricevere il quale i venditori avrebbero dovuto recarsi presso uno sportello bancomat e qui seguire le indicazioni che lui forniva al telefono. Seguendo alla lettera le istruzioni ricevute, le vittime non si vedevano accreditate le somme promesse, ma anzi realizzavano bonifici in favore di conti intestati al truffatore, finendo così per essere raggirate e derubate del proprio denaro. Considerata la pericolosità sociale del truffatore, il Questore di Milano ha quindi emesso un avviso orale aggravato, ordinando all’uomo di tenere una condotta conforme alla legge e privandolo della possibilità di accedere agli strumenti informatici con cui ha commesso i suoi numerosi reati. L’eventuale utilizzo o possesso di smartphone o tablet, oltre alla confisca degli stessi, comporterà l’immediata denuncia dell’uomo all’Autorità Giudiziaria, con rischio della pena della reclusione da 1 a 3 anni e di una multa da 1.549 a 5.164 Euro.  

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Due arresti per la truffa dello specchietto

La Polizia di Stato ha indagato mercoledì a Milano due cittadini napoletani, F.T. di 43 anni ed E.V. di 63 anni, pluripregiudicati per reati contro il patrimonio, per l’ennesimo tentativo di truffa ai danni di un automobilista. Mercoledì pomeriggio alle 14.30 la Centrale Operativa della Questura di Milano aveva comunicato alle pattuglie di controllo del territorio una tentata truffa ai danni di una donna. La 30enne aveva, infatti, chiamato la Polizia per dire che, mentre stava guidando in viale Brianza, dopo aver sentito un rumore sulla propria auto, era stata avvicinata da una vettura i cui due passeggeri l’avevano invitata a fermarsi per un danno che lei avrebbe procurato al loro specchietto. Accostatasi nei pressi di piazzale Loreto e scesa per controllare la situazione delle due vetture, la donna aveva capito che qualcosa non andava e aveva ripreso la circolazione facendo perdere le proprie tracce. La descrizione dell’auto dei truffatori ha fatto sì che dopo un paio di ore, verso le ore 17, gli agenti della volante del Commissariato Comasina incrociassero la vettura sospetta in viale Marche e la seguissero fino a viale Fermi dove l’hanno bloccata per un controllo.  A bordo dell’auto, nascosti nella tappezzeria vicina all’aletta parasole lato guida, i poliziotti hanno rinvenuto 12 banconote da 50 euro – verosimile provento delle truffe consumate – e, nel vano porta oggetti lato passeggero, un sacchettino con una decina di piccoli sassi da lanciare al veicolo della vittima di turno con la quale simulare, poi, un urto che avrebbe, secondo loro, causato la rottura del proprio specchietto e per la cui riparazione chiedevano immediatamente un risarcimento in contanti. I due truffatori, secondo quanto ricostruito dai poliziotti del Commissariato Comasina, erano soliti noleggiare un’automobile a Napoli per poi convergere nel capoluogo milanese dove provare a mettere a segno i loro numerosi tentativi di truffa.  

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La verità è che Sala ha centrato un punto

La verità è che Sala ha centrato un punto. Questa volta ha preso, crediamo per caso, uno dei nodi essenziali da sciogliere per il prossimo futuro, cioè come affrontare lo smart working. C’è il tempo delle vacanze, inutile negarlo: alcuni cercheranno di lavorare in estate, ma si riuscirà giusto poco. In tanti hanno anche messo via soldi in questi anni e la maggior parte di questi non riaprirà le aziende perché si può permettere la paura del contagio. Gli altri apriranno, ma subiranno la paura del contagio. Insomma del vecchio mondo resterà poco, perché in tanti disdicono i soggiorni al mare visti gli ingressi ridotti alle spiagge. Chi resta sul mercato dovrà affrontare invece il nodo smart working, in parte perché è facile che ci sia costretti anche in autunno, in parte perché alcune aziende possono averlo come forma stabile di rapporto lavorativo. E’ difficile fare il cameriere in smart working, ma non lo è per tantissimi altri lavori. Alcuni cambiamenti saranno sistemici: un imprenditore delle tlc che ha appena annunciato 150 milioni di investimenti ha affermato che con lo smart working può usare la stessa sede per 150 dipendenti invece che per 100. Le aziende che hanno speranza di vivere per più di qualche anno, cioè lanciate sul mercato presente e non su quello passato grazie ai sussidi, lo seguiranno. Per migliaia di persone lo smart working diventerà quindi abituale, mentre per altri come i dipendenti pubblici solo in parte perché sono una categoria a parte. Solo vicina alle logiche dell’utilità, ma non completamente dentro perché lo Stato (per fortuna) non pensa solo al profitto. Un esempio è una dipendente degli uffici comunali di via Larga: il suo compito è in buona parte sostare vicino all’ufficio informazioni e rispondere a qualunque domanda con la frase “chieda all’ufficio informazioni”. Economicamente il suo stipendio pare uno spreco perché un cartello luminoso con la stessa frase svolgerebbe altrettanto bene il compito, ma in una società evoluta c’è spazio anche per ciò che sembra inutile. Le persone vengono prima del profitto o della semplice matematica. Dunque i 16mila dipendenti del Comune di Milano devono tornare in ufficio. In sicurezza, ma crediamo che debbano. Però il vero nodo è proprio lo smart working. Un sistema di approccio al lavoro che cambia anche il modo di concepire gli spostamenti. Se migliaia di lavoratori non fossero più obbligati a percorrere le stesse tratte di altre migliaia si diminuirebbe il traffico e di conseguenza l’utilità delle strade, la conformazione dei servizi aggiuntivi come bar, ristoranti e così via. Insomma un cambiamento epocale che potrebbe modificare il volto delle nostre città e cambiare le abitudini. Un grande tema insomma, sollevato dalla persona sbagliata, ma un grande tema.

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