21 Marzo 2021

Sala sempre più solo e anche Milano

Sala sempre più solo e anche Milano. E’ un male o un bene? Non si sa, ma è un fatto: le giovani generazioni della politica vanno verso Roma, l’unica parte di giovani italiani in fuga verso Sud. Una volta si scappava a Londra, ma Albione ha preso una strada diversa allargando la Manica. E poi Maran, Del Corno e Quartapelle probabilmente non li avrebbero presi a Londra. Invece le sirene di Roma hanno cantato e loro lasciano la nave di Sala. Un bel colpo per l’Amministrazione comunale perché Del Corno e Maran erano tra le punte di diamante del gruppo. Gli altri sono più in ombra o come Marco Granelli rimarranno nella storia di questa Amministrazione per essersi dimenticati di rinnovare in tempo l’appalto per la manutenzione ordinaria delle strade. Non tutti gli assessori vengono col buco dunque, alcuni con le buche. Altri invece si lanciano verso nuovi lidi. Forse a Sala conviene, perché aumenta la sua posizione di “Ronaldo”, forse no perché lo mostra sempre più solo come il comandante di una nave già mezza inabissata. Ma il tema vero è il futuro di Milano, perché se le giovani generazioni dem scappano, il nuovo di oggi cioè Salvini ha decretato che scegliere un candidato per Milano non è una priorità. Mettendo subito la città nelle faccende di secondo piano. Non più la macchina che trainava l’Italia, città persino più importante di Roma perché i conti dei ministri qualcuno li deve pur pagare. Una città qualunque che può aspettare di conoscere il proprio candidato perché in fondo non c’è nessuna idea di città da proporre, al massimo un buon amministratore e via.

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Giornalisti tra diritto di cronaca e foto tratte dai social: i limiti e l’intervento del Garante

Giornalisti tra diritto di cronaca e foto tratte dai social: i limiti e l’intervento del Garante. L’attività giornalistica e l’esercizio del diritto di cronaca sono nuovamente tornati al centro di un provvedimento del Garante della privacy dopo un fatto di cronaca che riguarda l’omicidio di una bimba di 2 anni. Alcune testate giornalistiche hanno riportato la notizia utilizzando la foto della minore tratta dai social network della madre, principale indiziata dell’omicidio. Prima di affrontare le questioni attinenti al diritto di cronaca, anche giudiziaria, ancor oggi aspetti piuttosto delicati che in diversa misura influenzano e condizionano il lavoro del giornalista, è necessario fare alcune riflessioni sugli strumenti che vengono utilizzati nell’esercizio della professione. La tecnologia ha indubbiamente inciso sulle modalità con le quali viene svolta l’attività giornalistica ed è proprio per questo motivo che il web, nel suo complesso, impone l’impiego di misure e cautele di diverso genere. Non esiste un libretto di istruzioni o un codice generale che regolamenti, dal lato giuridico, il funzionamento della Rete e così è necessario conoscere in maniera specifica le norme generali che possono essere applicate anche al mondo online sia le norme che regolamentano il funzionamento di quel singolo strumento al quale si fa riferimento. Possono, per esempio, come nel caso che ha dato origine al nuovo intervento del Garante, essere estratte foto pubblicate sui social network? Possono essere estrapolate dagli stessi social informazioni personali che vengono utilizzate per redigere l’articolo di cronaca? Qual è il limite invalicabile oltre il quale non si può andare? Il comunicato del Garante recita testualmente “In molti casi media e testate on line hanno pubblicato, oltre a diverse fotografie in chiaro della bambina, numerosi dettagli relativi alle vicende personali e allo stato psicologico della madre, indicata come presunta responsabile della morte, riportando testualmente pensieri e commenti tratti dal profilo Facebook della donna, nonché fotografie della stessa insieme ai suoi due altri figli, i cui volti – seppur pixelati – sono di fatto riconoscibili. Le informazioni e le immagini descritte si pongono in evidente contrasto con le disposizioni della normativa privacy e delle regole deontologiche relative all’attività giornalistica, che – pur salvaguardando il diritto/dovere di informare la collettività su fatti di interesse pubblico -prescrivono agli operatori dell’informazione di astenersi dal pubblicare dettagli relativi alla sfera privata della persona e prescrivono, anche attraverso il richiamo alla Carta di Treviso, particolari e rafforzate garanzie a tutela dei minori coinvolti in fatti di cronaca”. Da un lato, quindi, il richiamo al diritto di cronaca, nella duplice dimensione di diritto e dovere all’informazione su fatti di interesse pubblico, dall’altro l’espresso riferimento alle regole deontologiche, che prevedono garanzie particolari per i minori. Le regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 3 del 4 Gennaio 2019, sono costituite da un corpo di 13 articoli che fornisce indicazioni specifiche sulle modalità di trattamento dei dati personali in linea con i principi enunciati dal GDPR. In particolare l’art. 7, oltre a prevedere espressamente un divieto di fornire particolari in grado di identificare il minore (come le foto del caso de quo, sebbene con l’utilizzo della tecnica di pixelatura) al comma 3 espressamente stabilisce “Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca; qualora, tuttavia, per motivi di rilevante interesse pubblico e fermo restando i limiti di legge, il giornalista decida di diffondere notizie o immagini riguardanti minori, dovrà farsi carico della responsabilità di valutare se la pubblicazione sia davvero nell´interesse oggettivo del minore, secondo i principi e i limiti stabiliti dalla “Carta di Treviso“. Ne deriva, quindi, che il diritto alla riservatezza del minore coinvolto in vicende di cronaca giudiziaria deve sempre essere considerato prevalente rispetto al diritto di cronaca e rappresenta, quindi, un limite invalicabile per il giornalista che si occupi di questa tipologia di giornalismo. Il Garante era già più volte intervenuto sul punto ribadendo ogni volta la necessità di considerare prevalente la riservatezza del minore. Così, solo per citarne uno, il caso di cronaca che riguardi un genitore (personaggio di rilievo pubblico) non può essere integrato con i dati dei figli dello stesso, peraltro minorenni, anche nel caso in cui questi dati siano già presenti online in quanto pubblicati sui propri profili social dal genitore. I dati dei minori, sebbene già presenti online, non devono essere ripresi in virtù del principio in base al quale si deve riconoscere la prevalenza del diritto alla riservatezza del minore rispetto al diritto di critica e di cronaca. Le attuali norme vigenti prescrivono al giornalista di attenersi all’essenzialità dell’informazione nel trattare fatti di interesse pubblico, anche quando relativi a personaggi di rilievo pubblico. (Provvedimento del 24 giugno 2020). In conclusione, quindi, non si può che auspicare una maggiore attenzione anche a norme, quelle deontologiche, che in una società dell’informazione così frenetica, ormai fortemente orientata al mobile journalism e all’utilizzo del digitale rappresentano un pilastro fondamentale dal quale è impossibile prescindere. di Federica De Stefani, avvocato e responsabile Aidr Regione Lombardia

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Assessori in fuga da Milano: collera del Pd o paura della sconfitta?

Assessori in fuga da Milano: collera del Pd o paura della sconfitta? E’ di queste ore la notizia di due assessori della Giunta Sala che stanno partendo per altri lidi: Pierfrancesco Maran, che entrerà a far parte dello staff di Enrico Giovannini al ministero dei trasporti e delle opere pubbliche; Filippo Del Corno, che entrerà a far parte della segreteria nazionale del PD di Gianni Letta. Insomma, tutti in viaggio per Roma, tranne Beppe Sala che a Roma, con altri incarichi, molto più importanti di quelli che assumeranno Maran e Del Corno, ovviamente, avrebbe voluto andarci e di corsa, piuttosto che riproporsi come sindaco di Milano. Che la ricandidatura fosse un ripiego lo si era capito da quando Sala aveva deciso di prendersi una lunga pausa di riflessione, prima di dare il via libera al secondo mandato, cosa che ha fatto il 7 dicembre 2020, annunciandolo senza troppa convinzione, probabilmente, dopo avere compreso, chiaramente, che Conte, Zingaretti e Di Maio, a Roma proprio non ce lo volevano. A onore del vero, nemmeno l’amico Draghi gli ha fatto una proposta successivamente, cosa che se fosse accaduta, gli avrebbe dato il la per sganciarsi da Milano, con una motivazione di alto profilo, cioè di essere stato chiamato a dare il proprio contributo alla rinascita dell’Italia post pandemia. Tornando a noi, francamente, credo che la scelta di Sala di accreditarsi come ecologista convinto, abbia generato una frattura non di poco conto tra lui e i DEM. L’unica cosa di verde che ha prodotto fino a ora questa scelta è, quanto pare, la rabbia dei dirigenti lombardi e nazionali del PD. Come ho già avuto occasione di dire, i DEM hanno vissuto la giravolta di Sala come un vero e proprio tradimento, fatto a tradimento, nei confronti di chi, da Sala, si aspettava coerenza e riconoscenza, per tutto quanto era stato fatto dal partito per sostenerlo politicamente oltre che elettoralmente, e magari nemmeno quello! Di sicuro il PD non si aspettava una scelta di esclusione, di relegazione ai margini, perché di questo si è trattato. La scelta di Sala deve essere stata interpretata anche come il tentativo di trascinare a forza verso di sé la coalizione: io sono in grado di vincere le elezioni a Milano, faccio ciò che ritengo più giusto, se non volete perdere le elezioni, dovete prendere atto delle mie scelte e adeguarvi, punto! Già nei mesi precedenti alla svolta verde, Sala si era esposto, facendo intendere chiaramente che, in caso di vittoria a Milano, non avrebbe riconfermato almeno due degli assessori DEM, Maran e Granelli. Mentre Granelli, uomo mite e accondiscendente, umile servitore del bene comune, era pronto anche ad accettare che Sala gli stroncasse la carriera politica, senza replicare, in nome della coesione sociale e della fede politica, magari puntando a candidarsi come presidente di un municipio, non altrettanto disponibile appariva il giovane Maran che, giustamente, non volendosi far rottamare da Sala e finire la propria carriera politica in qualche municipio di periferia, aveva deciso di anticipare le mosse di Sala, cercando altre collocazioni, magari dirigendosi a Roma con il primo treno o aero disponibile. Per quanto riguarda Del Corno, lo aveva già detto in tempi non sospetti, che questo sarebbe stato il suo ultimo mandato, a prescindere da tutto. Che si tratti di ricerca di nuove opportunità, per la consapevolezza di non averne più a fianco di Sala, o molto più semplicemente, che si sia creata una condizione di incompatibilità e di differenza di vedute, non ha alcuna importanza, il dato certo è che due assessori, Maran e Del Corno, hanno deciso di abbandonare l’Arca di Sala, senza troppi rimpianti, forse anche con un senso di liberazione. Il terzo lo ha dismesso proprio lui, senza farsi troppi problemi e, tutto questo, insieme all’adesione ai Verdi Europei, per il PD, deve essere sembrato un po’ troppo. Forse coloro che gli sono stati al fianco, in questi anni, pensavano di trovare maggiore accoglienza da parte di Sala. Maran a inizio mandato avrebbe gradito continuare a portare avanti i progetti di mobilità, Granelli avrebbe voluto continuare a portare avanti i progetti di sicurezza, legati alla coesione sociale. Sala ha fatto altre scelte, non li ha accontentati, dando un segno di discontinuità, come si dice oggi. Così, i due assessori di punta nella consigliatura Pisapia, si sono trovati, di fatto, ad essere interlocutori di secondo piano e di questo, ne sono certo, perché conosco entrambi, ne hanno sofferto molto. Non mi soffermo sulle azioni politiche dei tre assessori uscenti che, credo, abbiano cercato di interpretare nel migliore dei modi possibili, i propri mandati, anche se non sempre ci sono riusciti, ciò che mi pare essere un punto fermo, è che nessuno di loro avesse intenzione di ritirarsi dalla vita politica e che, tutti e tre, si siano “ribellati” al diktat di Sala, facendo tre scelte politiche diverse, ma pur sempre scelte politiche. Mentre Granelli, forse anche perché meno forte politicamente degli altri due, ha deciso di non abbandonare la nave, nel caso di Maran e Del Corno, appena è stato loro possibile, hanno preso la palla al balzo, sbattendo la porta in faccia al sindaco. D’altronde chi semina vento… Sala sempre più solo, sempre più legato ai calzini arcobaleno, alle interviste di Vanity Fair, al Green che non riesce a interpretare, anche se cerca di cavalcarlo, pare avere perso di vista che assessori come Maran, Granelli e Del Corno, indipendentemente da quanto, e come quel quanto abbiano fatto per Milano, gli sono stati sempre fedeli, lo abbiano accontentato, lo abbiano sostenuto, si siano presi delle responsabilità mettendoci la faccia, facendo in modo che il Sindaco rimanesse sempre fuori dalle peggiori critiche da parte di cittadini e media. Basti pensare a tutti gli insulti che ha collezionato Granelli per realizzare le piste ciclabili, assumendosi anche responsabilità che non erano sue… Che, dopo la svolta verde, sia cambiato qualcosa nell’assetto politico della Milano guidata da Sala, è sotto gli occhi di tutti, che il PD non abbia intenzione di essere trattato come un utile

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Prius Management. Dalla consulenza a leader della bio-sanificazioni

Prius Management. Dalla consulenza a leader della bio-sanificazioni. Prius Management srl è un gruppo di lavoro fondato a Bari dalle sinergie di plurime professionalità: ha raggiunto rapidamente tutto il territorio italiano grazie alla partnership con lo Studio Legale Associato MABE & Partners, con sedi a Milano e Roma. La trentennale esperienza professionale maturata nei settori economico, bancario, immobiliare, commerciale del suo fondatore e CEO, Pierfrancesco Pati, affiancata alla competenza legale dei partners, consente al team di offrire un valido e concreto supporto a sostegno dello sviluppo e della crescita delle aziende. Con l’esplosione della pandemia gli aspetti di sanificazione sono diventati fondamentali per quasi tutti i mercati, per le aziende e per gli ambienti frequentati dal pubblico. Il Gruppo Prius Management si è trovato immediatamente coinvolto nella soluzione dei problemi che si erano presentati alle aziende assistite, fino a farne un punto di forza della propria organizzazione e un privilegiato punto di riferimento per il mercato della sanificazione. Le tecnologie sviluppate per far fronte alla problematica costituita dalla lotta al coronavirus stanno per stabilire uno standard di sicurezza che varrà per molti anni a venire. “Non parliamo di semplice sanificazione, noi abbiamo per primi parlato alle aziende di “bio-sanificazione”, per questo siamo immediatamente diventati leader del mercato – dichiara Pierfrancesco Pati, CEO di Prius Management – Abbiamo scartato tutti i prodotti chimici che lasciavano tracce pericolose negli ambienti e non solo nel capo della sanificazione, ma per tutti i nostri prodotti abbiamo percorso la strada della massima tutela dell’ambiente e delle persone, proponendo trattamenti biologici, basati su elementi assolutamente naturali, a protezione di aria, superfici, derrate alimentari e … soprattutto delle persone. Grazie ai prodotti brevettati e realizzati in Italia dal Gruppo Colombo, nostro partner tecnologico (più precisamente Colombo Green Industries srl ed Ekonore srl) vero antesignano della bio-sanificazione, di cui siamo General Contractor esclusivi, abbiamo potuto fin da subito proporre al mercato i prodotti più innovativi ed efficaci. In particolare, le sanificazioni con Ozono sono 2.000 volte più efficaci dei trattamenti tradizionali”. L’Ozono è un trattamento professionale di sanificazione e disinfezione degli ambienti capace di debellare ogni stadio dell’infestante. Come si può dedurre dalla formula O3, la molecola di ozono è composta da tre atomi di ossigeno ed è fortemente reattiva. È proprio grazie a questa sua reattività che è il più potente disinfettante esistente in natura. Agisce “tridimensionalmente” diffondendosi dappertutto, proprio come fa l’aria. Ad esempio nel caso di un post-incendio, il trattamento ad ozono è in grado di abbattere al 100% ogni elemento tossico, compresa la pericolosa diossina, non lasciando residui e ritrasformandosi in ossigeno. Il Ministero della Salute, con protocollo 24482 del 31/07/1996, ha riconosciuto l’ozono come presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore, muffe e acari. L’uso dell’ozono richiede una sola semplice precauzione, anzi una precisa disposizione d’uso: quando si avvia un generatore di ozono, domestico o professionale, le persone non devono essere presenti per la durata di un’ora, un’ora e mezza, a seconda delle dimensioni degli ambienti. Il generatore si spegne automaticamente dopo il periodo programmato, e nell’ambiente trattato resta solo ossigeno purissimo, al termine del processo di bio-sanificazione. Nei negozi e nei supermercati, ad esempio, lo si attiva di notte dopo aver chiuso le serrande. Negli alberghi, dove l’utilizzo è molto apprezzato perché elimina completamente anche l’eventuale odore di fumo di sigaretta, si usano piccole attrezzature molto leggere che si attivano dopo aver rassettato la stanza, anche solo per mezz’ora.

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Covid: 4.810 positivi e 78 decessi

Con 56.383 tamponi effettuati, sono 4.810 i nuovi positivi in Lombardia con il tasso di positività stabile all’8,5% (ieri 8,4%). Aumentano i ricoverati in terapia intensiva (+3, 791) e negli altri reparti (+95, 6.891). I decessi sono 78 per un totale complessivo 29.709 morti in regione dall’inizio della pandemia. I dati di ieri: i tamponi effettuati: 64.999 (di cui 44.851 molecolari e 20.148 antigenici) totale complessivo: 7.591.271 i nuovi casi positivi: 5.518 (di cui 202 ‘debolmente positivi’) i guariti/dimessi totale complessivo: 558.572 (+3.603), di cui 5.569 dimessi e 553.003 guariti in terapia intensiva: 788 (+2) i ricoverati non in terapia intensiva: 6.796 (+52) i decessi, totale complessivo: 29.631 (+80) I nuovi casi per provincia: Milano: 1.471 di cui 543 a Milano città; Bergamo: 342; Brescia: 909; Como: 406; Cremona: 204; Lecco: 240; Lodi: 72; Mantova: 267; Monza e Brianza: 610; Pavia: 323; Sondrio: 92; Varese: 451.

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Festa abusiva sui Navigli Milano: 14 multati

Ennesima festa abusiva tra studenti universitari con musica e drink in un appartamento ai piani alti di un palazzo che si affaccia sulla Darsena nonostante il coprifuoco e l’elevato numero di contagi A scoprire il party sono stati la scorsa notte i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano che hanno così sanzionato 14 persone per violazione delle norme anti-covid. Infatti ieri sera, nell’ambito dei servizi di controllo del territorio e volti al rispetto delle misure di prevenzione e contenimento dell’attuale pandemia, una pattuglia di ‘baschi verdi’ , mentre passava attorno all’una di notte in via D’Annunzio in zona Navigli, ha notato un gruppetto di quattro giovani davanti all’ingresso di un condominio visibilmente sbronzi. I finanzieri, mentre procedevano a identificare i ragazzi, sono stati attirati dalle grida e dagli schiamazzi che provenivano dal sesto piano dell’edificio: era in corso un ritrovo tra universitari, tra i 19 e i 22 anni, con parecchio alcol e musica ad alto volume. Le persone individuate e multate sono state 14. ANSA

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