Sulle case popolari pesa l’assenza dell’opposizione

Sulle case popolari pesa l’assenza dell’opposizione. Chiunque sia parte in un modo o nell’altro della polis milanese sapeva benissimo delle storture del sistema di gestione delle case popolari, ovviamente sono esclusi quelli che hanno il tesserino da giornalista ma sono solo megafoni a due zampe. Dei normali sapevano tutti. Chi un pezzo, chi l’altro. Ma sapevano tutti.

Ora sui motivi per cui la stampa milanese sia ammaestrata al punto giusto è materia da psicanalisi di categoria, ma c’è un altro attore che è completamente mancato sul tema: l’opposizione. Sarebbe proprio compito dell’opposizione controllare e verificare ogni mossa dell’Amministrazione, tanto è vero che esiste una apposita commissione di controllo delle partecipate. E’ anche vero che l’intreccio di interessi tra chi dovrebbe rappresentare il centro sinistra e chi dovrebbe rappresentare il centro destra dai tempi di Expo 2015 si è intensificato molto, tutti hanno avuto un lavoro per sé o per gli amici. Lo stesso politico a capo della commissione di cui sopra era alle dipendenze del commissario governativo di Expo che oggi incidentalmente è anche il sindaco. Una situazione umanamente difficile da gestire per chiunque che forse doveva essere affrontata alla radice molto prima: perché obbligare uno che ha ricevuto uno stipendio da un’altra persona a rivestire il ruolo di controllore dell’agire dell’ex capo? Non è giusto per entrambi, ma soprattutto per chi deve per forza rivestire un ruolo molto scomodo già senza rapporti di lavoro nel mezzo.

Fare opposizione è un lavoro duro, perché si hanno pochi poteri e molte più responsabilità verso i cittadini. Si è contrappeso del potere, quindi servono spalle molto larghe. Non si può caricare chiunque di questo ruolo, altrimenti si sottopone una persona a uno sforzo oltre le proprie possibilità (anche perché in tanti tengono famiglia, spesso allargate) e si verifica un cortocircuito: non c’è l’opposizione. E senza opposizione, come è capitato si creano regimi autocratici in cui al potere è permesso tutto. Un esempio? Il consigliere Andrea Mascaretti, FdI, anni fa aveva provato a sottolineare la stranezza di una società come MM che agisce a volte da società privata a volte da società pubblica. Eppure non è successo niente, ma se un piccolo commerciante o un libero professionista interpreta allo stesso modo le leggi finisce come minimo con la Finanza pure dentro le lenzuola. Un altro esempio? La commissione di controllo delle partecipate aveva provato a convocare MM per chiarire il caos creatosi tra licenziamenti di vario tipo e cambio di contratti, ma niente: un materasso avrebbe avuto reazioni più significative del management di MM. Un altro ancora: l’ufficio tecnico di MM realizza una metropolitana con l’unica curva del percorso destinata a creare per sempre  problemi a treni e binari? Nulla il capo dell’ufficio tecnico è  ancora lì a progettarne un’altra. Provate a vedere quanto dura un panettiere che una sola volta sbaglia le dosi delle pagnotte.

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