23 Luglio 2019

Daspo urbano, si amplia il raggio d’azione, insoddisfatta l’opposizione

E’ stata approvata ieri, nel corso di una riunione straordinaria della Giunta, la delibera che amplia le zone soggette a daspo urbano.  L’elenco è stato reso noto dal vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo: “L’area del centro citta’, dei Navigli Darsena, Gae Aulenti, Corso Como, l’Ospedale Niguarda, il San Carlo e San Siro“. L’esecutivo milanese ha infatti dato luce verde alla proposta di modifica del regolamento di polizia urbana del Comune di Milano con l’inserimento dell’articolo 135 dal titolo “Aree urbane ove opera l’ordine di allontanamento“. Ovvero il Daspo urbano, che da la possibilità all’ammministrazioni di stabilire un divieto di accesso ad alcune aree della città per chi metta in atto condotte illegali. “Questo provvedimento estende la possibilità di emettere ordini di allontanamento“, ha spiega Scavuzzo, precisando che “l’estensione è il frutto di un lavoro di analisi e di un confronto con tutti i soggetti coinvolti dal tema della sicurezza integrata“, dalle Forze dell’Ordine ai municipi, ai comitati e cittadini. “Vogliamo contrastare quei comportamenti – prosegue la vicesindaco- che rendono non fruibili aree pubbliche, con particolare attenzione a tutte quelle adiacenti le scuole e i plessi scolastici, le aree verdi e i luoghi ad alta frequentazione, anche turistica“. Lo scopo è quello di contrastare comportamenti molesti, spesso da parte di venditori abusivi e persone che compiono atti contrari alla pubblica decenza o in stato di ubriachezza, parcheggiatori abusivi, persone dedite ad accattonaggio molesto o che comunque con il loro comportamento rendono difficoltosa o addirittura impediscono la fruizione di aree pubbliche. Le sanzioni previste insieme all’ordine di allontanamento vanno da euro 100 a euro 300, mentre per la violazione dell’ordine di allontanamento si aggiungono da 200 a 600 euro e, conclude la Scavuzzo “Se questi comportamenti che vengono segnalati alla Questura, vengono ritenuti un problema di ordine pubblico, il questore puo’ decidere di trasformarlo in un Daspo“. Favorevole, anche se critico sui tempi, il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale,  “Voteremo tutti i provvedimenti della Giunta che, sia pure in ritardo di anni, faciliteranno l’uso del Daspo urbano” che ha poi spiegato e Pasquale ha poi spiegato di “voler fare un’operazione verità sugli uomini che saranno chiamati ad attuare le zone individuate dal Comue. Al momento abbiamo solo 12 vigili contro la droga e 50 per l’annonaria“. Ben più critico il suo collega Alessandro De Chirico,  “la delibera approvata oggi dalla giunta comunale guidata dal sindaco Sala sa tanto di voglio, ma non posso“. “Da una parte si riconosce che c’è un problema riguardante la sicurezza pubblica – spiega De Chirico – e a dimostrarlo c’è la cronaca quotidiana meneghina e dall’altra parte non c’è coraggio di allargare a tutta la città il provvedimento introdotto dall’ex-ministro Minniti“. Quando la delibera arriverà in aula – annuncia l’azzurro – lavoreremo per migliorarla allargando la possibilità degli allontanamenti anche da luoghi dimenticati dal testo approvato oggi“.  “Ricorderemo noi al sindaco Sala – conclude – la sua ossessione per le periferie dandogli i voti necessari ad approvare la delibera che l’estrema sinistra pare osteggiare“. “Meglio tardi che mai” commenta la neo Consigliera Comunale della Lega Silvia Sardone, ma sprona ” il tempo perso ora va recuperato pienamente“. “In questo modo il sindaco si rimangia le sue stesse parole” continua la Sardone “operando una marcia indietro patetica che finisce per darci ragione con grave e colpevole ritardo“.  “È proprio di oggi la notizia del pizzo chiesto da un pakistano a cinque suoi connazionali venditori abusivi per poter lavorare in piazza Duca d’Aosta. – sottolinea la Sardone – Spero che la prima area da cui si parta coi daspo sia proprio quella della stazione Centrale” concludendo , “Le zone da bollino rosso, purtroppo, a Milano sono parecchie: piazze e parchi di periferia sono costantemente assediati da delinquenti e pusher, senza dimenticare le aree preferite dai nomadi e le loro carovane“.  

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Prosegue fino al 30 agosto la prima mostra personale in Italia di Neo Rauch e Rosa Loy

Con la riapertura al pubblico, lo scorso maggio, dello spettacolare Torrione medievale di Vicenza, la Fondazione Coppola ha inaugurato la sua attività espositiva portando per la prima volta in Italia le opere di due straordinari esponenti della pittura internazionale degli ultimi decenni: Neo Rauch e Rosa Loy. La mostra “La Torre“, a cura di Davide Ferri, chiaramente un omaggio dei due artisti tedeschi al luogo che la ospita, prosegue fino al 30 agosto, con orario continuato dalle 11 alle 18, da venerdì a lunedì, presentando al pubblico dipinti e disegni in gran parte inediti. Un’occasione unica per scoprire il lavoro di due artisti fortemente legata alla città di Lipsia, dove, dall’inizio del Novecento fino agli anni Duemila, è andato formulandosi un linguaggio figurativo che ha ispirato molte generazioni di artisti. “La Torre” si articola sui sei piani del complesso medievale attraverso un percorso di progressione verso l’alto, fino a raggiungere la sommità dell’edificio dove è possibile ammirare una vista a trecentosessanta gradi sulla città di Vicenza, che si può leggere anche in stretta relazione con le opere. La mostra è una proposta di dialogo tra le opere dei due artisti, Neo Rauch e Rosa Loy, fino al confronto ravvicinato tra le due poetiche. La figura della torre come elemento evocativo e rimando a una possibile narrazione, appare in molti dipinti di Neo Rauch, fungendo da richiamo a quell’immaginario popolare e fiabesco che da sempre alimenta le visioni dell’artista. Neo Rauch L’artista ha rivestito un ruolo cruciale negli anni immediatamente successivi  alla fine dell’ex DDR imponendosi come figura di raccordo tra diverse generazioni e punto di riferimento per i pittori che hanno fatto parte della Nuova Scuola di Lipsia. Il suo linguaggio figurativo reca l’influenza di diverse culture: le illustrazioni dei manifesti di propaganda della Germania Est, la cultura Pop, il realismo energetico e nervoso di artisti come Max Beckmann e Otto Dix, le prospettive allucinate e la concitazione narrativa dei grandi teleri di maestri rinascimentali come Tintoretto e Rubens. Ogni dipinto di Neo Rauch è basato sull’incontro e sulla giustapposizione (e infine sul collasso) di motivi e nuclei narrativi differenti, con figure che possono sdoppiarsi e moltiplicarsi all’interno della stessa immagine e bruschi cambiamenti atmosferici e temporali. Rosa Loy Al centro dei dipinti dell’artista c’è sempre la figura del doppio femminile e del doppelgänger, e la relazione enigmatica – e spesso sordidamente violenta – tra due figure che si muovono all’interno di un paesaggio intimo e famigliare, dentro una casa o un giardino. Come i dipinti di Neo Rauch anche quelli di Rosa Loy invitano lo spettatore a confrontarsi con immagini archetipiche – dense di implicazioni psicanalitiche – il cui significato è continuamente rilanciato dalla giustapposizione di dettagli ed elementi potenzialmente “sintomatici” e da una “costruzione ellittica e priva di nuclei stabili”: una dimensione illustrativa a cui fa da contraltare un’imprendibilità del racconto come avviene nella tradizione surrealista. Immagine veduta dell’allestimento della mostra “La Torre” di Neo Rauch e Rosa Loy. © Fondazione Coppola. Foto Francesco Castagna. INFO Neo Rauch, Rosa Loy La Torre A cura di Davide Ferri Con il patrocinio di Comune di Vicenza e Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania Fondazione Coppola Corso Palladio 1, 36100 Vicenza Dal 5 maggio al 30 agosto 2019 Orari: da venerdì a lunedì, 11.00-18.00 Ingresso € 5,00; ridotto per gli over 65; € 4,00; gratuito per gli under 18 e per i giornalisti accreditati in possesso di tessera stampa in corso di validità. La vendita dei biglietti presso la reception termina alle ore 17.00 (un’ora prima della chiusura). Informazioni e prenotazioni Elena Casarotto | info@fondazionecoppola.org | T. 0444 043272 www.fondazionecoppola.org

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Il Meneghino – Guido Inzaghi, il mister Wolf dell’Amministrazione pubblica

Con l’intervista che segue vogliamo offrire ai lettori una conoscenza più approfondita di quella famosa società civile di cui si parla spesso in momenti pre elettorali. Chi sono le persone che si occupano di cambiare Milano in questo periodo storico? Quali lavori svolgono, come vedono la città e come la pensano i protagonisti del nostro presente? Oggi parte questa nuova rubrica, e tra un anno vi chiederemo di partecipare  a un piccolo sondaggio È il Mister Wolf dell’Amministrazione pubblica. I famosi lacci e lacciuoli li conosce e sa come scioglierli. Ha lavorato sul progetto del Bosco Verticale, in cui ora vive. Sta curando la prosecuzione del progetto Gae Aulenti. Segue la partita degli Scali ferroviari. Ogni grande operatore immobiliare sa che Guido Inzaghi, brianzolo classe 1965, è l’uomo giusto quando si vuole costruire a Milano. Conosce i regolamenti, le leggi e le procedure del sistema edilizio. Lo incontriamo al ristorante Orti del Belvedere in via Orti. Uomo pacato, racconta con precisione Milano da una prospettiva privilegiata di chi ha imparato molto dalla burocrazia italiana. Oggi l’apparato, soprattutto all’ombra della Madonnina, per lui è più un alleato che un nemico. “Bisogna conoscere gli uffici ed essere preparati: qui (ndr a Milano) siamo in paradiso rispetto all’Italia, anche se ci sono alcune questioni da sistemare, ma la colpa non è sempre della burocrazia o almeno non solo – spiega l’avvocato – a volte ci sono imprenditori o professionisti inadeguati”. Inzaghi sa quanto conti l’esperienza del sistema italiano, sviluppata fin da quando elaborava i piani regolatori per i comuni della Brianza”. “Quando sono passato in DLA Piper ho scalato subito i ranghi diventando il responsabile di tutto il dipartimento real estate – racconta – proprio perché in Italia la parte pubblica è cruciale nelle operazioni immobiliari”. Lui era l’uomo che poteva dire: questo investimento si può fare. Porta Nuova  In progetti importanti lui risolve i problemi vedendo soluzioni non scontate. “Ricordo uno sviluppo importante che non girava dal punto di vista delle forme degli edifici, l’archistar ebbe l’intuizione giusta che piacque al developer. Trovare la procedura che accorciava i tempi non era scontato, ma la stecca si è trasformata in torre seguendo una previsione del 1994 che mi accompagna da quando faccio questo lavoro”. Mentre parla del progetto, Inzaghi sembra quasi affezionato a quelle carte trasformatisi in palazzi. Come un genitore, ne segue la crescita: “Quando mi chiedono come sia stato lavorare al progetto di Porta Nuova – afferma – rispondo che l’opera non è finita: in questi giorni abbiamo visto i preliminari di come sarà l’altro pezzo, quello verso Melchiorre Gioia e tra Pirelli e gli altri è un quartiere del tutto nuovo”. I rendering non li farebbe vedere nemmeno sotto tortura, ma gli occhi gli si illuminano quando ne parla. Tra un piatto e l’altro si articolano esperienze e racconti, come quello di come è rinata Piazza Cordusio: “Anni fa da presidente dell’Urban Land Institute aiutai ad organizzare un convegno per raccontare questo non luogo, che ha perso la sua identità – la sua non più percepibile forma ellittica – per diventare uno snodo di quei tram di cui Milano potrebbe forse anche fare a meno. Oggi, grazie all’accordo tra proprietari dei palazzi attorno alla Piazza, si sta realizzando quello che avevamo immaginato: ridare alla città il salotto tra Castello e Duomo”.   La Milano di ieri e oggi Inzaghi segue anche Santa Giulia e molti grandi cantieri di Milano, per questo motivo è in grado di vederla dall’alto riassumendo i suoi trend in poche frasi: “Una volta Milano aveva 300mila operai, oggi ha 300mila studenti – conta l’avvocato – anche per questo oggi di studentati ce bisogno e possono essere realizzati senza vincoli dimensionali grazie alle previsioni del nuovo Piano di Governo del Territorio. La prossima area ad esplodere sarà Bovisa, io ci investirei. La vera partita per il prossimo futuro della città però sono gli scali ferroviari: quelli più avanti sono i due comparti di Farini, ma adesso con le Olimpiadi l’accelerazione ci sarà per tutti”. “Quello di Porta Romana in particolare ha appena velocizzato la sua trasformazione” ha specificato. Quella parte della città può d’altronde contare su player di peso come Fondazione Prada. Ma Milan l’è un gran Milan e i suoi confini non bastano più, Milano-Sesto insegna. Il Curriculm – Guido Alberto Inzaghi è socio e co-fondatore dello studio legale Belvedere Inzaghi & Partners. Già co-responsabile del dipartimento di Real Estate e responsabile della practice di Diritto Urbanistico dello Studio DLA Piper, Guido è specializzato in diritto urbanistico, ambientale e nei rapporti di partenariato pubblico privato (PPP) in genere. Assiste società private e pubbliche, nazionali e multinazionali, nonché pubbliche amministrazioni centrali ed enti territoriali. In materia di pianificazione territoriale e rigenerazione urbana si evidenziano, tra i principali, gli incarichi svolti e in corso rispetto alle operazioni Porta Nuova, Scali ferroviari, Santa Giulia, nonché la collaborazione nella realizzazione e nell’ammodernamento di importanti impianti sportivi. Quanto alla valorizzazione degli immobili pubblici, si richiamano gli incarichi ricevuti da CDPI Sgr S.p.A., Invimit Sgr S.p.A., Provincia Autonoma di Trento e da diversi investitori internazionali che hanno partecipato alle più importanti procedure di dismissione. Abituale commentatore dei temi urbanistici ed edilizi per il Sole 24 Ore, l’Avv. Inzaghi è stabilmente nelle prime fasce delle directories internazionali e nazionali per le categorie Town Planning e Real Estate. Guido ha insegnato diritto urbanistico e ambientale al Politecnico di Milano ed è stato presidente dell’Urban Land Institute per l’Italia.  

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