25 Settembre 2019

Gentili all’attacco delle “amicizie” di Gelmini e De Pasquale

Gentili all’attacco delle “amicizie” di Gelmini e De Pasquale. L’inattesa querelle ha preso il via quando il consigliere David Gentili, facendo riferimento ad alcune dichiarazioni rilasciate dall’Onorevole Gelmini, che in un’intervista sul Corriere della Sera lamentava la presenza di una “persona”, un “imprenditore” che “gira spesso in Consiglio Comunale e, con aspetto abbastanza infastidente imbucato a eventi di Forza Italia”. Si tratterebbe del padre di un ex consigliere comunale che lo stesso Gentili  “aveva visto presente spesso nella buvette di Palazzo Marino” precisando che “glielo aveva indicato il Consigliere Tatarella” in quanto lui non lo conosceva e che, questi era citato nel verbale di un’intercettazione ambientale  “fra due persone condannate per associazione mafiosa, che indicavano questo imprenditore come riferimento per capire se appoggiare quelsto o quello candidato per le regionali del 2010”. Gentili ha quindi riferito di avere suggerito a Tatarella “parlane con De Pasquale” e che da qualche settimana “questo imprenditore non si presenta più qui” ma, rivolgendosi a De Pasquale e Gelmini ha chiesto: “Come mai e a che titolo entrasse dall’ingresso di piazza san Fedele?”, che è riservato agli addetti ai lavori, rivolgendo la domanda proprio a loro perché l’imprenditore veniva a parlare con “i due consiglieri comunali“. Gentili, dopo aver auspicato che chiunque non partecipi alle attività consigliari entri dall’ingresso riservato al pubblico e sia identificato, ha ribadito che “visti i precedenti, non penali”, ma per come è venuto agli onori della cronaca, sarebbe il caso che Gelmini e De Pasquale chiarissero il perché della sua presenza, cosa che gli ha chiesto anche “via mail“. Venuto il suo turno di parlare il Consigliere De Pasquale ha risposto alle sollecitazioni di Gentili “nella speranza di poterlo confortare nelle sue preoccupazioni“, spiegando di avere lui stesso appreso dall’articolo del Corriere che nel 2017, nell’ambito di un indagine riguardante le Ferrovie Nord in una intercettazione si affermava che “io e la mia collega Gelmini avremmo ricevuto un finanziamento di 200.000 euro“. Indagine in seguito chiusa dal magistrato perché il fatto non sussisteva, senza che De Pasquale fosse nemmeno ascoltato. Tuttavia De Pasquale ha tenuto a precisare di non avere ricevuto né finanziamenti illeciti, ne’ finanziamenti leciti, evidenziando che “solo un pirla spenderebbe quella cifra in una campagna per le comunali“. De Pasquale ha quindi spiegato perché “il signor Natale Pezzimenti veniva spesso qua” giustificandone gli ingressi con la consuetudine del personale di far passare il “padre di un ex Consigliere Comunale” e chiarendo che “tutte le volte che ho parlato con il signor Pezzimenti non gli ha mai prospettato nulla di illegale” che “non sapevo fosse un imprenditore” e che non avendo precedenti penali a suo carico non aveva motivo di non frequentarlo, concludendo quindi con il ringraziare il consigliere Gentili per avergli dato l’occasione di chiarire i fatti.  

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Quante Charlotte ancora?

Quante Charlotte ancora? La domanda si pone all’indomani dell’ennesimo femminicidio. Questa volta la vittima è un’ivoriana di 26 anni Charlotte Yapi Akassi che si era sposata con Carmelo Fiore, 46. Vent’anni di differenza per un fenomeno sempre più tipico dei giorni nostri: italiani in età matura che prendono in moglie giovani o giovanissime straniere. Come sanno bene i carabinieri alla cui porta spesso si accalcano parenti disperati, di solito il fenomeno riguardava per lo più donne slave. In particolare lo schema era cercare uomini molto più anziani per convincerli poi prima a versare extra per una serie di parenti in difficoltà e infine a farsi intestare quanto rimasto. Per le africane si sta ripetendo lo schema, anche se con declinazioni diverse: oggi si cerca la cittadinanza o semplicemente una vita in Europa che risulta comunque meno dura di quella in Africa. Per questo nei paesini come Pozzo d’Adda si moltiplicano le coppie miste con spesso grandi differenze di età. Una di queste probabilmente era quella di Charlotte e Carmelo. Non si conoscono i motivi della lite, ma si sa come è finita: lei è stata strangolata dall’uomo che in teoria doveva prendersene cura. Lui ha tentato senza successo di pugnalarsi, segno che a certe persone viene meglio fare del male agli altri invece che a sè stessi. Ora, forse, Mario è diretto a grandi passi verso una condanna pesante. Ma viene da chiedersi: quante Charlotte ancora? Quante ne serviranno per rendersi conto che il mondo è cambiato e anche le strutture di base devono cambiare? Non possiamo diventare il Paese dei femminicidi, dobbiamo reagire quanto prima adattando le forme nuove ai valori della civiltà occidentale. Ricreare i legami sociali per non domandarci più: quante Charlotte ancora?

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