26 Novembre 2018

Baschi rosa e flash mob per dire no alla violenza sulle donne

Baschi rosa per dire stop alla violenza contro le donne nella Giornata Internazionale: tante donne, e uomini, si sono ritrovati davanti al Wall of Dolls della Casa delle Arti un cui abitò la poetessa Alda Merini, ai Navigli. “Un luogo adatto perché anche Alda ha sofferto molto, anche a cause del marito – ha spiegato una delle organizzatrici dell’iniziativa – sarebbe stata certamente solidale con tutte le donne“. Prima di spostarsi al muro delle bambole di via de Amicis, in cui e’ stato proiettato il docufilm “Donne e liberta’”, alcune vittime hanno portato la loro testimonianza per “dare un messaggio di speranza a tutte le donne che come hanno visto la violenza fin da bambina“, ha spiegato Vera. “Alle donne e anche alle loro famiglie dico di continuare a denunciare con coraggio e con forza“, ha concluso. Giliola Bono del Pero, mamma di Monia, mai avrebbe “pensato di parlare ancora di violenza dopo 30 anni: oggi la violenza è diversa, nel ’89 Monia era una mosca bianca, oggi è una routine che dobbiamo fermare, dobbiamo lavorare nelle scuole per far capire ai ragazzi che devono accettare i no“. “Dobbiamo ancora fare tanto e continuare a scendere in piazza: abbiamo raccolto tante amiche che hanno sofferto ma che dal dolore hanno trovato e costruito una nuova vita“, ha spiegato Jo Squillo, anima dell’iniziativa a cui hanno partecipato anche Lara Comi, Giusy Versace e Valentina Pizzalis.  “Se non fosse stato per il mio attaccamento alla vita, oggi ci sarebbe mio padre a testimoniare per me“: Sara lo ha scritto a chiare lettere sul cartello in cui racconta la sua storia di violenza domestica, esposto al flash mob ‘Allarme rosso – stop femminicidio’ organizzato dai Sentinelli in piazza Duomo. In centinaia oggi si sono radunati per issare insieme i cartelli con una mano rossa di sangue e la scritta contro il femminicidio. Tra i tanti partecipanti, anche Sara, che sul suo cartello ha raccontato la sua storia di violenza domestica, iniziata nel 2007 e durata un anno e mezzo.

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Autobus 92, tenta rapina puntando stampella

Un autista di autobus a Milano, sulla linea 92, è stato minacciato da un passeggero che, brandendo una stampella, pretendeva 100 euro. Il tutto è avvenuto in via Varé, in zona Bovisa, mentre l’autobus era in marcia. L’autista, un 31enne, ha interrotto la corsa e grazie all’aiuto di un passeggero è riuscito a fare scendere l’uomo, un italiano di 33 anni, poi arrestato per tentata rapina aggravata. La vittima è stata portata in codice verde al Galeazzi, mentre la linea ha accumulato oltre mezz’ora di ritardo.

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Sopralluogo di Silvia Sardone nel Liceo Omero occupato

Chiuso un anno e mezzo fa, il liceo Omero di via volga al 4, è un buco nero nel centro di Bruzzano. Subito dopo la chiusura dell’istituto scolastico, causata dal calo delle iscrizioni, cittadini e istituzioni locali avevano chiesto che fosse ristrutturato e affidato al Municipio, perché lo destinasse a servizi per la zona evitando così diventasse un rifugio di senzatetto o fosse occupato. Putroppo il loro appello non è stato ascoltato e dopo essere stato a lungo in preda del degrado, nel maggio scorso è stato definitivamente sottratto alla collettività venendo occupato dagli atttivisti del collettivo re-make che erano appena stati sgomberati dall’ex sede BNL di via Astesani.  Venerdì, la consigliera Regionale e Comunale del Gruppo Misto Silvia Sardone vi ha svolto un sopralluogo. “Ho svolto un sopralluogo all’interno dell’ex liceo Omero di via del Volga 4, a Bruzzano, occupato abusivamente da fine maggio da parte del collettivo Ri-Make – riferisce la Sardone – e in seguito da una decina di rom rumeni. Le aule dell’istituto sono state trasformate dai nomadi in veri e propri mini-appartamenti con letti, tavoli da cucina, fornelli, bombole di gas, stufe, panni a stendere. Gli antagonisti di Ri-Make, prima dell’ultimo sgombero dall’ex Bnl di via Astesani avevano pure incontrato lo staff del sindaco Sala per trovare una soluzione diversa, e in effetti alla fine hanno solo spostato residenza di qualche centinaio di metri. Senza che ovviamente dal Comune nessuno alzasse un dito per ripristinare la legalità. L’ennesima dimostrazione dell’impunità dei centri sociali”. “E’ scandaloso che un edificio pubblico venga lasciato in balìa di questi personaggi” prosegue la Sardone “I rom che vivono stabilmente nell’ex scuola mi hanno spiegato che non erano soddisfatti della vita nei campi nomadi e neanche di quella nei dormitori, così hanno preferito occupare questa enorme struttura. All’interno ho potuto constatare la presenza di bambole e passeggini che lasciavano intendere anche la presenza di alcuni bambini. Ogni porta di ogni ‘casa’ è chiusa a chiave, tutto è molto organizzato. Nell’altra ala dell’edificio c’è invece il centro sociale vero e proprio, con tanto di “info point”, volantini e striscioni appesi alle finestre“. “Con la scusa della solidarietà e dell’accoglienza – accusa la Sardone – questi campioni delle occupazioni organizzano pure pranzi a 3 euro e somministrano alcolici a pagamento, oltre a incontri e mercatini. Mi piacerebbe capire perché loro possono fare quello che vogliono senza bisogno di mezzo permesso, mentre i commercianti regolari vengono multati per una fioriera fuori posto di due centimetri”. Concludendo “Mi auguro lo sgombero immediato e senza condizioni dell’immobile e tutte le necessarie verifiche sui rom abusivi. I bambini dovrebbero essere affidati ai servizi sociali anziché fatti vivere in queste condizioni. Sala, Scavuzzo e Majorino non facciano finta di non vedere”.

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