27 Ottobre 2023

Forza Italia, Gabriele Albertini: “pronto a tornare in politica”

E’ pronto a tornare in politica Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano dal 1997 al 2006. Albertini (73 anni) potrebbe diventare un volto di Forza Italia ma a patto che questo “sia un partito vero, che parta dal basso con i congressi. Una cosa che è mancata durante la monarchia anarchica” di Silvio Berlusconi, fondatore del movimento e con cui Albertini ebbe più di qualche attrito. Albertini nei giorni scorsi ha incontrato Letizia Moratti, ma sarebbe in “contatto costante” anche con l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, anche lui in odore di tornare in campo in vista delle europee del 2024. Non solo, Albertini ha anche parlato con il coordinatore di Forza Italia Alessandro Sorte. “Gli ho detto che non sono un uomo di partito – ha spiegato all’Ansa l’ex sindaco milanese – e non potrò mai esserlo perché non sono fazioso ma ho dato la mia disponibilità per quello che posso fare”. Non solo, ha aggiunto che “Moratti e Formigoni potremmo considerarci senza falsa modestia per i ruoli ricoperti dei consoli, veterani se ci hanno chiamato dalla riserva a tenere l’aquila della legione”. Se il partito fondato da Berlusconi vuole allargare il consenso “e arruolare nuove risorse le persone adatte a fare da coagulo sono quelle che finora sono rimaste fuori dalla corte imperiale”. “Siamo più appetibili dei lampadari appesi al soffitto con il prezioso ed indispensabile chiodo di bronzo che era Berlusconi. Noi invece – ha osservato Albertini – eravamo io una torcia elettrica e Formigoni e Moratti fari” come dire che “siamo più attrezzati per la vita senza il principe”. L’ex sindaco di milano, tuttavia, ha escluso una sua possibile candidatura alle europee perché “è una fatica immane e ho 73 anni”. Tuttavia è pronto a impegnarsi per tirare in piedi un progetto che mette insieme “veterani e nuove reclute per un progetto che ha un senso”.

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Criminalità organizzata: è scontra tra Procura e il Tribunale di Milano

La procura di Milano non ci sta. Aveva chiesto 153 misure cautelari nell’ambito della maxi inchiesta ‘Hydra’, sulle attività di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra in alcune parti della Lombardia, di cui 87 in carcere, 33 ai domiciliari e il resto con obbligo di firma, e il gip Tommaso Perna ne ha concesse appena 11, tutte in carcere. Ma, soprattutto, lo stesso gip ha ‘smontato’ la teoria che esistesse un network criminale consolidato, che ‘lavorava’ congiuntamente, tra le varie famiglie e ‘ndrine, e sarebbe stata la prima volta in Lombardia, se non si considerano altre inchieste che avevano già fatto emergere collaborazioni estemporanee. La pm Alessandra Cerreti ha depositato un ricorso di oltre mille pagine al Tribunale del Riesame, tornando a chiedere gli arresti non concessi dal gip. Per la pm, il gip, non riconoscendo l’esistenza di una specie di “struttura confederativa orizzontale”, ha “ignorato e smentito le più eterogenee evidenze investigative e processuali dell’ultimo ventennio”. E, a riguardo di alcuni passaggi dell’ordinanza firmata da Perna, sottolinea che il controllo del territorio da parte delle cosche, nel centro-nord, si materializza attraverso “la ricerca di legami col mondo politico e imprenditoriale”, piuttosto che con “la violenza quotidiana”, andando a determinare “un diversificato ingresso anche nell’economia legale”. Insomma, si spara poco, o quasi niente, ma il controllo territoriale, caratteristica fondamentale per contestare l’associazione mafiosa, c’è. Inoltre la pm difende la visione di una struttura orizzontale di coordinamento, che a suo dire è emersa dall’inchiesta ‘Hydra’, avvertendo, nel ricorso al Riesame, di non avere mai parlato di ‘super mafia’ ma di componenti mafiose, che si alleano e si consorziano solo nel territorio milanese, autorizzate dalle ‘case madri’. Giovedì mattina era intervenuto sul tema anche il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, con un comunicato stampa in cui aveva sottolineato che “il controllo del gip, lungi dal dover essere classificato come una patologia, evidenzia il fondamentale principio dell’autonomia della valutazione giurisprudenziale”. Roia aveva anche difeso la sezione gip-gup del Tribunale, che “ha inteso operare – si leggeva nel comunicato – anche in questa vicenda, che ha registrato l’assoluto rispetto delle regole codicistiche e di organizzazione del lavoro giudiziario”.

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Insediato il nuovo Comitato regionale per le Comunicazioni

Si è svolta oggi la prima seduta del nuovo Comitato Regionale per le Comunicazioni, presieduta dal neo Presidente Cesare Maria Gariboldi, nominato con decreto del Presidente della Regione d’intesa con il Presidente del Consiglio regionale. Gli altri componenti del Comitato eletti dal Consiglio regionale sono: Veronica Cella, Marco Dragone, Maurizio Gussoni e Marianna Sala. Durante i lavori è intervenuto il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani che, nel formulare l’augurio di buon lavoro al nuovo direttivo, ha sottolineato l’importanza di garantire tempi certi nella pubblicazione del bando legato alla legge per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e l’importanza di continuare ad assicurare pieno supporto e sostegno concreto al comparto e agli operatori dell’emittenza televisiva e radiofonica “il cui ruolo e la cui funzione di sentinelle dell’informazione sono oggi sempre più indispensabili per i cittadini”. Il Presidente Romani ha infine ricordato come il Corecom debba essere sempre di più il “difensore civico dei cittadini” nelle loro richieste di consulenza e assistenza legate alle controversie con le società di telecomunicazioni. In apertura della seduta il Presidente del Corecom Cesare Gariboldi ha tenuto a sottolineare l’importanza del ruolo del Comitato: “Il Corecom è chiamato a garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona in un settore fondamentale come quello delle comunicazioni, in una fase di trasformazione della società dell’informazione, accompagnata da una rapida evoluzione tecnologica, di mercato e normativa. Sono certo che sapremo affrontare insieme le sfide che ci attendono”. Nel corso della seduta, sono stati eletti Vice Presidenti Maurizio Gussoni e Marianna Sala. Il Comitato ha quindi approvato la delibera riguardante il parere sui criteri per l’assegnazione dei contribuiti all’emittenza radiotelevisiva e alle testate online locali previsti dal Fondo regionale per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione per l’anno 2023.

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Tassa di soggiorno: fissate dal Comune di Milano le nuove tariffe

Aumenta la tassa di soggiorno del Comune di Milano. Lo ha stabilito la giunta, rimodulando per la prima volta dal 2012 le tariffe. L’imposta, istituita nel 2011 a livello nazionale, deve essere utilizzata per interventi sul turismo, tra cui la manutenzione e il recupero di beni culturali e ambientali, e per servizi pubblici locali. Quello che arriverà in più verrà utilizzato anche per i flussi turistici, quindi trasporto pubblico e sicurezza. Ma verrà anche creata una piccola task force per la lotta all’evasione di questa specifica tassa. Gli aumenti scattano dal 1° gennaio 2024. Per i campeggi, i villaggi turistici, gli ostelli, gli alberghi a una stella e i residence fino a due stelle, la tassa cresce da 2 a 2,50 euro. Per gli alberghi a due stelle, residence a tre stelle e case per ferie, da 3 a 3,50 euro. Per gli alberghi a tre stelle e residence a quattro stelle, da 4 a 4,50 euro. Per b&b, case vacanze, affitti brevi, locande e foresterie, da 3 a 4,50 euro. Per gli alberghi a quattro o più stelle, rimane a 5 euro, il tetto massimo stabilito dalla legge nazionale. L’assessore al bilancio Emmanuel Conte, sottolineando che l’imposta di soggiorno “è uno dei pochi mezzi di autonomia impositiva rimasti alle amministrazioni comunali, che continuano a subire tagli di spesa”, chiede una modifica delle norme in modo da renderlo “realmente uno strumento perequativo”. E mette in risalto che Palazzo Marino ha “provato a contenere” l’aumento per b&b e alberghi a tre stelle “l’aumento al di sotto del massimo consentito”. Dalle cifre si nota, comunque, la ‘mini stangata’ per chi alloggerà in b&b, case vacanze e affitti brevi, per i quali l’aumento è del 50%, mentre per gli alberghi a tre stelle è del 12,5%. Nel 2012, commenta l’assessora al turismo Martina Riva, “Milano era lontana dall’essere la meta turistica d’interesse internazionale che è oggi. Con oltre 6,3 milioni di arrivi registrati in città solo da gennaio a settembre di quest’anno, Milano sta vivendo il periodo turistico migliore della sua storia”. Il 2023 è infatti un anno record, migliore anche del 2019, considerato fin qui un anno d’oro per il turismo in città. Quando l’imposta è stata istituita, i pernottamenti a Milano si attestavano a circa 8 milioni all’anno. Nel 2019 i pernottamenti sono stati 16,7 milioni. “Ogni nuovo visitatore che sapremo convincere – aggiunge Riva – rappresenta una vittoria per la nostra collettività e per l’immagine di Milano. Allo stesso tempo, però, è necessario accompagnare questo percorso con politiche volte a limitare l’impatto sulla città che l’incremento dei visitatori può comportare”. Sono numerose, comunque, le esenzioni e le agevolazioni sulla tassa di soggiorno a Milano. Le categorie esenti, in particolare, sono i minori di 18 anni, i giovani under 30 che pernottano negli ostelli, gli accompagnatori di persone ricoverate, le persone in cure post ospedalizzazione, gli ospiti di strutture gestite da enti no profit dopo il 14esimo giorno di permanenza, il personale delle forze dell’ordine e delle Forze armate a Milano per ragioni di servizio, gli studenti universitari fino a 26 anni in pensionati o residenze universitarie, le persone con disabilità e i loro accompagnatori, i volontari coordinati dalla Protezione Civile, gli ospiti di strutture ricettive per situazioni di emergenza.

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