La guerra fredda sui vaccini in Brianza

La guerra fredda sui vaccini in Brianza è in atto. E alcuni potrebbero parteciparvi senza nemmeno accorgersene. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, sapendolo. Mario Draghi ha sottolineato l’importanza della partecipazione del presidente Biden al Consiglio europeo nel suo primo intervento in Parlamento. Un dettaglio passato quasi inosservato del suo discorso, ma è stato l’unico ad avere un effetto pratico rapido ed essenziale: una multinazionale ha annunciato l‘inizio della produzione di vaccini Pfizer nella provincia di Monza e Brianza. Una multinazionale americana. E nello stesso tempo le televisioni italiane hanno iniziato a raccontare nel dettaglio cosa succede in Myanmar, Stato protetto dalla Russia di Putin. Proprio la stessa Russia a cui si vorrebbero rivolgere alcune Regioni come Lazio e Campania per avere il vaccino Sputnik, ma che appena lo hanno dichiarato si sono viste rispondere subito da Draghi di non fare fughe in avanti. Gli americani hanno aperto una porta, meglio non appoggiarsi ancora al “killer” Putin. Perché per ora a Monza si infialeranno i vaccini, una parte della produzione. E se diciamo ancora è perché l’ex “good guy” di Trump ha già piazzato un colpo proprio in Brianza: il fondo sovrano russo ha stretto un accordo per la produzione di vaccini Sputnik con un’azienda brianzola perché i russi non hanno le strutture a differenza degli americani. Però hanno soldi e tecnologia medica. E nella loro caccia a stabilimenti, hanno trovato anche quello italiano di Caponago. L’aspetto più assurdo di tutta la guerra fredda sui vaccini in Brianza però resta il fatto che entrambi gli stabilimenti produrranno vaccini. Ma per ora non è in programma che siano distribuiti in Italia. Quindi le aziende sul nostro territorio lavoreranno per salvare le vite di cittadini di altre nazioni.