29 Aprile 2019

Commemorazione per Sergio Ramelli, presenti Sala e altri esponenti politici

“E’ stata una pagina triste, sbagliata e condannabile della nostra storia, quindi è giusto che io sia qua. Io non posso che associarmi alla decisione del prefetto, a cui sta la decisione rispetto all’ordine pubblico. Mi posso trovare anche io ad essere non allineato con le decisioni di prefettura e questura, ma diverso è non rispettarle. Sono preoccupato e nessuno deve alzare la tensione, non è questo il momento, da una parte e dall’altra“: così il sindaco Giuseppe Sala arrivando alla commemorazione per Sergio Ramelli ai giardini a lui intitolati in via Pinturicchio, in merito anche al corteo annunciato dalla forze di estrema destra. “Il nostro è un Paese che ha tanti problemi, da cui si viene fuori con collaborazione, senza negare le responsabilità – ha proseguito Sala – . Certo che sono preoccupato da atteggiamenti del genere, da una parte e dall’altra, che non appartengono a Milano, e soprattutto alla Milano di questo periodo“. Sala ha quindi ribadito: “noi politici abbiamo questa responsabilità: riportare il dialogo alle regole del civile dibattito ed evitare di far sì che sfocino in atti vandalici e in oltraggi alla memoria, anche rispetto a quello che è successo oggi con Ramelli“. Duranate la breve cerimonia è stata deposta una corona di fiori da parte del Comune vicino al ceppp che ricorda Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, ucciso in un agguato nel 1975. Alla commemorazione erano presenti tra gli altri anche Ignazio La Russa, Riccardo De Corato, Paola Frassinetti, la presidente del Municipio 3 Caterina Antola, la segretaria metropolitana del PD Silvia Reggiani e il capogruppo PD in Consiglio comunale, Filippo Barberis.

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Acquirente rapinato da pusher

Alle 2.30 di ieri notte si era diretto in via Gola insieme a un altro giovane, di cui poi ha detto di non conoscere il nome, per comprare della cocaina. Ma quando il suo compagno è scappato con una dose appena presa dalle mani dello spacciatore, il pusher, italiano 53enne, lo ha minacciato con un coltello. A quel punto il giovane, ucraino di 25 anni, è riuscito a convincere lo spacciatore a farsi riconsegnare il cellulare che l’uomo gli aveva sottratto e poi, una volta allontanatosi, ha chiamato la Polizia. Il 53enne è stato arrestato.

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Scala, Pereira per ora resiste nonostante tutto

Il sovrintendente della Scala Alexander Pereira prende un altro respiro. Dopo le polemiche per l’ingresso di capitali sauditi nelle casse della Scala, la sua posizione vacilla. Ma per ora può tirare un sospiro di sollievo perché la decisione sulla sua sostituzione è rimandata di almeno un altro mese. “Se non è maggio è giugno. A questo punto per un’operazione di chiarezza bisogna dire cosa vogliomo fare, sia per dare una programmazione futura, sia per rispetto al soprintendente attuale – ha affermato il sindaco Giuseppe Sala –  Che lo si confermi, lo si proroghi a tempo o che non lo si confermi per nulla, bisogna senz’altro dirglielo, quindi io sono dell’idea di accelerare la riflessione, a maggio o giugno”. A margine del Cda della Fondazione Teatro alla Scala, Sala ha risposto così ai cronisti che gli chiedevano conferme sui tempi per la scelta della nuova governance del Piermarini”.  La questione non è di poco conto se si pensa che c’è in ballo la l’approvazione della programmazione 2020 del Teatro, proposta dall’attuale soprintendente. Il primo cittadino di Milano però non ci sarà alla prossima riunione del 13 maggio, che potrebbe essere decisiva: il sindaco sarà infatti negli Stati Uniti. Non è il primo viaggio di Sala, che sembra sempre meno affezionato alla città di cui è primo cittadino: basta vedere la quantità di viaggi iscritti nel suo calendario dall’inizio del mandato. Viaggi che non sembrano avere uno scopo visto che da EMA in poi Sala non ha portato a casa nulla per la città che amministra. E ora non presenzierà nemmeno alla riunione della Scala, pur non essendo il Piermarini un teatro di second’ordine.

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Bomba carta in via Lario

Una bomba carta in via Lario. Al momento non ci sono conferme su feriti, ma nel quartiere la notizia ha inquietato molto perché la bomba è stata messa in un locale gestito da cittadini cingalesi. Dopo i gravissimi attentati perpetrati in Sri Lanka pochi giorni fa che ancora hanno strascichi,sapere di una bomba carta lanciata in un negozio del genere spaventa molto. D’altronde in Italia non è nemmeno la prima volta che qualche soggetto border line getta nel panico semplici cittadini: in questi giorni se ne è avuto un assaggio anche a Verona su un mezzo del trasporto pubblico per fortuna più fumo che arrosto. Ma anche questa è globalizzazione. Ormai la parte nord del quartiere Isola è diventata una asian town. Anche una storica scuola privata cattolica oggi è un istituto frequentato principalmente da figli di cittadini di paesi del sud dell’Asia. E via Lario fa parte di questa ghettizzazione: un giorno i cittadini si sono svegliati e non hanno più visto un’insegna in italiano. E’ una città nella città che si è sviluppata nel silenzio perché cittadini dello Sri Lanka come di tanti altri paesi del sud est asiatico per l’italiano medio sono sempre stati “i filippini”, etnie che non mettevano paura e che per molti radical era quasi degradante pensare. Loro però sono lavoratori indefessi e hanno acquistato case, attività e presto come i cinesi inizieranno a dare lavoro anche agli italiani. Asiantown è una ricchezza per Milano perché la aiuta ad avere una dimensione ancora più internazionale, ma si porta dietro anche i problemi grandi come il mondo. Comprese le bombe carta.

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Fascisti a Niguarda?

Qualcuno dice che sono attacchi di fascisti che nella notte avrebbero dato fuoco a una corona di alloro dedicata a un partigiano e messo un adesivo degradante sull’immagine della partigiana Lia. Se fosse vero sarebbero senz’altro atti da condannare per una lunga serie di motivi, ma in questo caso permetteteci di dubitarne. Primo perché gli antichi racconti di gente che gridava al lupo al lupo nel momento sbagliato hanno per noi ancora un fascino. Secondo perché è una notizia commentata da Pisapia e quando lui parla noi crediamo sia meglio dubitarne due volte. Terzo perché essendo l’Osservatore curato da giornalisti liberi da pressioni “noi ci ricordiamo”, come diceva Morpheus in Matrix. Ci ricordiamo proprio di una polemica rilanciata da tutti i giornali possibili per la rottura della targa che intitola un giardino alla partigiana Lia. Solo un consigliere di municipio si era permesso di sollevare un dubbio, ricevendo subito il solito canovaccio di insulti e odio. Andrea Locati, questo il nome del consigliere, ha avuto  la pazienza e la forza di aspettare cercando di rispondere con calma all’onda di “odiatori giusti” (quelli che si ritengono dalla parte giusta sono tra i più cattivi e violenti).  Qualcuno si prese la briga di andare sul posto della presunta aggressione alla targa partigiana e scoprì che alcuni operai erano in azione con ruspe e muletti lì intorno. Dunque c’erano le stesse possibilità che loro per sbaglio avessero colpito la targa o che le vibrazioni ne avessero causato la rottura. Oggi il problema si ripropone. Un accendino che potrebbe esser stato usato da una delle tante bande di ragazzi abbandonati ai loro iPhone per movimentarsi la serata e un adesivo messo da chissà chi, non ci faranno titolare “ancora aggressioni fasciste”. Quando e se succederà lo scriveremo, perché non temiamo le ritorsioni di nessuno. Ma per adesso ci ricordiamo di Lia e altri e ci permettiamo di dubitarne. Se invece arrivassero conferme, essendo giornalisti onesti, correggeremo quanto detto riportando i fatti. Mestiere che in pochi ormai svolgono. (Ringraziamo Locati per averci contattato per alcune precisazioni: più ancora di giornalisti onesti servono politici corretti).

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