29 Luglio 2021

Monnezza 2.0, la gestione dei rifiuti in chiave digitale

Di Alessandro Capezzuoli, funzionario ISTAT e responsabile osservatorio dati professioni e competenze AidrEra il 1987 e Aldo Fabrizi,visibilmente commosso da quella commozione che soltanto le emozioni ingenue di un anziano vicino alla fine del viaggio può esprimere, fece un’ultima apparizione in televisione, recitando un sonetto ispirato alla celebre canzone “Buongiorno tristezza”, cantata da Claudio Villa Il sonetto s’intitolava “Buongiorno monnezza” ed era una triste ode alla situazione imbarazzante della Capitale. Bongiorno monnezza, è l’alba e te ritrovo nella via, è inutile ch’ aspetti, ‘n ce sta nissuno che te porta via. Nell’aria che olezza i variopinti montarozzi tuoi ovunque tu sei raggiungono l’altezza di un tramvai vagano a centinaia i gatti intorno a te… chiedono i forestieri, al vigile: “Scusi, che monumento è?” Ma è tutta monnezza, è un’aria di folclore e di poesia induce il turista a rimontà sul treno e scappà via Da quel lontano giorno, sono passati più di 30 anni, il mondo è cambiato grazie alla digitalizzazione, ma la gestione dei rifiuti è rimasta tale e quale e “Buongiorno monnezza” è quanto di più attuale ci possa essere: un’ode efficace all’incapacità dei dirigenti e degli operatori che lavorano nelle aziende in cui viene gestito il ciclo deidei rifiuti. Tutto sommato, la differenza tra la gestione dei dati e la gestione dei rifiuti non è poi tanto diversa: può sembrare paradossale, ma entrambi, seppur per aspetti diversi, hanno un valore enorme e creano ricchezza. Il nuovo petrolio, direbbero i giornalisti del qualunquismo un tanto al chilo. I dati hanno un ciclo di vita che inizia dalla raccolta e termina nella produzione di conoscenza. Per i rifiuti vale lo stesso ragionamento: il loro ciclo di vita inizia dalla raccolta e termina nella produzione di nuovi prodotti, o materiali, attraverso il riciclo. E il ciclo può terminare solo nel riciclo perché, c’è voluto del tempo per capirlo, le risorse di questo pianeta non sono infinite. Se per i dati, molto faticosamente, si tentano goffi tentativi di industrializzazione del ciclo produttivo, per i rifiuti, in molte città italiane, il problema è rimasto inchiodato alla raccolta e ai variopinti “montarozzi” di sacchi colorati, depositati fuori dai cassoni. Alcuni giorni fa, è apparsa sui giornali locali una notizia confortante: l’AMA, l’azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti a Roma, ha pianificato la sostituzione totale dei vecchi cassonetti adibiti alla raccolta dell’immondizia. Finalmente, ho pensato, e la mia mente ingenua, che soffre di visioni digitali, è andata subito ai contenitori smart o smart bin: connessi a internet, collegati a un sistema informativo a cui trasmettere i dati, autoalimentati dai pannelli solari, geolocalizzati, muniti di videocamere e sensori attraverso i quali misurare il peso, il volume, l’umidità, la temperatura e la quantità di rifiuti raccolti. Ho visto cittadini che, attraverso un’app a cui si accede tramite SPID, invece di fare le contorsioni per aprire dei coperchi mal progettati, ne comandavano l’apertura elettrica grazie a un motore alimentato da un accumulatore posizionato sul fondo del cassone e ricaricato dall’energia solare. Ho visto sistemi informativi e di monitoraggio attraverso cui analizzare i dati e gestire una raccolta intelligente sulla base dell’effettivo stato di riempimento dei cassoni, ho visto notifiche e alert, tracciati dinamici e aggiornati in tempo reale da fornire agli operatori al posto dei giri approssimativi programmati dal capo squadra. Ho visto dashboard interattive attraverso cui modulare le tasse in base alla reale produzione dei rifiuti prodotti dai cittadini e dalle aziende e – ma quest’ultimo punto mi rendo conto che è abbastanza utopico- un sistema di tracciamento attraverso il quale capire in cosa (e da chi) vengono trasformati gli imballaggi e gli scarti, per misurare il valore dell’immondizia e l’efficienza dei sistemi di gestione e di raccolta attraverso degli indicatori prodotti dai dati raccolti. Ho visto sistemi di intelligenza artificiale che identificano il tipo di rifiuto e registrano l’utilizzo improprio dei contenitori, sanzionando automaticamente gli “zozzoni” di turno. Ho visto sistemi di controllo pubblici delle aziende municipalizzate attraverso i quali far emergere le incapacità e le inefficienze dei dirigenti e dei dipendenti, e progetti di impianti di raccolta e trattamento dimensionati adeguatamente sulla base della produzione complessiva della spazzatura. In poche parole, ho visto come l’IOT (Internet Of Things) possa essere davvero utile per migliorare la vita nelle città in cui viviamo. Tutto ciò, in altre parti del mondo già esiste. Dopo aver letto il titolo, le visioni digitali si sono ridotte a una triste presa di coscienza: il sonetto di Aldo Fabrizi rimarrà attuale per molti anni ancora. I nuovi contenitori, rispetto ai vecchi, di diverso avranno solamente il colore. Saranno colorati in base al tipo di rifiuto che dovranno ospitare. Una colorazione più efficace, per facilitare la raccolta differenziata. Naif. In linea con le direttive europee. Tutto qua. Come se i romani fossero talmente deficienti, dopo oltre 15 anni di utilizzo, da non aver capito qual è il contenitore adatto a un certo tipo di rifiuto. I cittadini si lasciano andare al degrado se vengono costretti a vivere in un ambiente degradato. La storia, soprattutto quella della civiltà greca, dovrebbe aver insegnato cosa significhi coltivare la bellezza. I rifiuti abbandonati favoriscono l’inciviltà e l’abbandono di altri rifiuti. È vero, c’è una piccola parte di cittadini incivili che abbandona i rifiuti ingombranti davanti ai cassonetti: per questo le videocamere e un sistema efficiente di sanzioni sarebbero fondamentali. Eppure, sui nuovi cassonetti non ci sarà nemmeno la vecchia tessera con la banda magnetica, ormai usata da più di vent’anni in alcuni comuni, per identificare e accertare il numero di utenti che utilizzano un certo contenitore della spazzatura e programmare una raccolta più organizzata. Un po’ di dati, sull’immondizia, servirebbero, quantomeno per non trovarsi sistematicamente nelle situazioni documentata tristemente ogni giorno dai cittadini. C’è da dire che questa situazione a dir poco nauseabonda non è confinata soltanto alla Capitale, che ha un’estensione territoriale pari alla somma delle superficie di tutte le città metropolitane (con tutte le difficoltà gestionali che ne conseguono), ma si verifica in maniera ricorrente in molti altri centri urbani di grandi dimensioni. Però,

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Tane per dieci milioni di pesci da Regione Lombardia

Tane per dieci milioni di pesci da Regione Lombardia. “Incubatoio naturale” è un progetto per la salvaguardia della fauna ittica del Lago Maggiore e in particolare per il ripopolamento del lago con il pesce persico reale, che rappresenta un anello fondamentale nell’ecosistema lacustre. Nel corso degli anni, il Lago Maggiore ha visto decrescere in modo costante la quantità di pesce presente nelle sue acque; le cause sono state molteplici: la dispersione di inquinanti industriali, l’immissione di fognature non correttamente depurate, l’aumento del traffico motore sulle acque, una pesca non sostenibile. La risorsa ittica del lago risulta oggi significativamente compromessa e tra i pesci colpiti c’è anche il pesce persico reale. Il progetto “incubatoio naturale” si occupa del ripopolamento di questa specie, attraverso specifiche strategie, pianificate dagli esperti coinvolti. Il Consigliere regionale lombardo Roberto Cenci, esperto ambientale prestato alla politica, ha dato il suo contributo tecnico-scientifico per la buona riuscita di questo progetto. Il ripopolamento è garantito grazie all’installazione sul fondale del lago di 3 incubatoi, nei quali possono svilupparsi fino a 10 milioni di nuovi esemplari di pesce persico reale; gli incubatoi risultano tanto efficaci quanto semplici, sono infatti formati da fascine di legni opportunamente disposte. Il progetto sta dando buoni risultati e ci sono ancora grandi aspettative di successo, il gruppo di esperti ha infatti intenzione di coinvolgere altre amministrazioni comunali del Verbano per estendere ulteriormente le zone di ripopolamento. Anche questo progetto rappresenta un piccolo passo verso un futuro più sostenibile e rispettoso della natura.

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Bernardo: contano le capacità non il genere. Immigrazione solo se regolare

“Io non divido per genere, divido per competenza, esperienza e ovviamente capacità”. Lo ha detto il candidato sindaco di Milano per il centrodestra, Luca Bernardo, in relazione alla sua intenzione o meno di garantire, in caso di vittoria, parità di Genere nella scelta dei componenti della Giunta. “Non credo che ci debba essere una parità di genere, ma credo in una cosa molto diversa: nel mio reparto, ad esempio, ho 21 collaboratori medici donne e 9 uomini”, ma contano le capacità. “Sono contro l’immigrazione irregolare, mentre sono a favore dell’immigrazione regolare perché noi siamo stati un popolo di migranti e siamo stati accolti in tanti Paesi”,  ha aggiunto Bernardo. “Per chi è regolare, c’è una Legge ben precisa dello Stato, e quello è il percorso che deve seguire” ha aggiunto il primario di Pediatria al Fatebenefratelli.          

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Pronta la lista dei candidati presidenti di Municipio del centrosinistra

La coalizione di centrosinistra ha raggiunto un accordo interno sui nomi delle donne e degli uomini candidati alla presidenza dei 9 Municipi della città in vista delle elezioni amministrative di ottobre. La lista unitaria prevede: 1 Mattia Abdu, 2 Simone Locatelli, 3 Caterina Antola, 4 Stefano Bianco, 5 Natale Carapellese, 6 Santo Minniti, 7 Silvia Fossati, 8 Giulia Pelucchi, 9 Anita Pirovano. La presentazione ufficiale è prevista lunedì 2 agosto alle ore 18 alla presenza del sindaco, Giuseppe Sala.    

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Traduzione in Lingua dei segni per le sedute del Consiglio Comunale

Sedute del Consiglio comunale sottotitolate in tempo reale e interpretate simultaneamente nella lingua italiana dei segni (Lis). Una novità avviata in via sperimentale per queste ultime riunioni dell’Aula consiliare di Palazzo Marino; un nuovo servizio frutto di un lavoro voluto dallo stesso Consiglio comunale, sviluppato dalla Direzione Sistemi Informativi e Agenda digitale e realizzato con interpreti professionisti. Sottotitoli e traduzione sono attivati sia per le sedute del Consiglio comunale convocate in presenza nella sede di Palazzo Marino sia per i lavori dell’Assemblea che si tengono in remoto, tramite videoconferenza. “Un servizio necessario – interviene il presidente Lamberto Bertolé – voluto dal Consiglio comunale per consentire il totale accesso ai lavori dell’Aula anche alle persone affette da disabilità uditive e favorirne così l’inclusione e la partecipazione alla vita politica della città”. La registrazione delle sedute di Consiglio, comprensiva della ripresa dell’interprete Lis sarà pubblicata e archiviata in una piattaforma sul Portale del Comune per le finalità di trasparenza e pubblicità dell’attività istituzionale. Finora era previsto solo il servizio di sottotitolazione in differita nelle registrazioni delle sedute già archiviate.

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Anche il Pac e il Mudec diventano luoghi cardio protetti

Dopo Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Museo della Permanente anche il PAC, Padiglione di Arte Contemporanea, e il MUDEC – Museo delle Culture diventano luoghi cardio protetti, grazie ai defibrillatori donati dal progetto “In campo con il Cuore”. La posa dei DAE (Defibrillatore Automatico Esterno) è avvenuta alla presenza del Presidente del Consiglio Comunale Lamberto Bertolè e dei dirigenti dei musei interessati. “L’ottimo lavoro svolto con l’Associazione In campo con il cuore – ha detto il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé – prosegue rendendo sicuri e cardioprotetti i luoghi più importanti della cultura milanese. Sosteniamo da tempo e con convinzione questa iniziativa nella quale crediamo molto. Tutti sappiamo quanto sia importante il primo soccorso e quanto un defibrillatore possa risultare decisivo per salvare una vita”. In Italia le malattie cardiovascolari colpiscono mortalmente ogni anno circa 60.000 italiani. I fattori che incidono positivamente sulle probabilità̀ di sopravvivenza delle vittime sono strettamente dipendenti alla precocità̀ di intervento ed un rapido inizio delle manovre di rianimazione e l’uso di un DAE è una condizione necessaria per salvare la vita di una persona. Il progetto In campo con il cuore, organizzato in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Comunale di Milano ha come obiettivo quello di rendere Milano, la Città Metropolitana territorio cardio protetto e diffondere l’importanza tra cittadini e tra i giovani, in particolar modo con iniziative sportive. l’importanza della rianimazione e dell’uso del defibrillatore. “La cultura – ha detto Gianfranco Fasan, Presidente dell’Associazione In campo con il Cuore – deve essere un mezzo straordinario di aggregazione utile per sensibilizzare i visitatori e i cittadini tutti sull’importanza della prevenzione, per permettere la più ampia diffusione delle manovre di rianimazione e del defibrillatore che rimane un dispositivo essenziale per salvare una vita in caso di arresto cardiaco”. Dal 2014 a oggi l’Associazione In Campo con il Cuore, in collaborazione con il partner Iredeem, con Paolo Maldini e Ivan Capelli come testimonial, ha donato più di 32 defibrillatori sul territorio. Da Palazzo Reale al Parco Sempione, dal Castello Sforzesco ai Municipi di Milano e a tante scuole della città.

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