29 Ottobre 2023

Quella pura razionalità sconosciuta all’Occidente

Ho l’impressione che i parametri di democrazia piano piano incominciano a mostrare crepe irreversibili, che difendere i propri diritti possa in qualche modo destabilizzare lo status di vita di altri. A mio modesto parere c’è un concetto basilare che potrebbe rendere le cose ancor più semplici: la razionalità. Ragionare, secondo la razionalità occidentale, significa sempre risalire alle cause. Non si sa nulla finché non si conoscono le cause di un fenomeno. E di ogni guerra bisogna sempre comprendere le ragioni, nei limiti del possibile e con la massima obiettività, perché le guerre hanno sempre una storia. Non si può sempre andare avanti a occasioni: oggi c’è l’11 settembre. E prima? Non c’è niente. Oggi c’è l’invasione russa in Ucraina. E prima? Non c’è niente. Oggi c’è Hamas che invade Israele. E prima? Non c’è niente. Questo non è ragionare, è puro infantilismo. Lo so che non è semplice, ma da una parte occorre riconoscere il diritto del popolo palestinese a uno Stato che non sia un ghetto e dall’altra riconoscere lo Stato d’Israele. Ma come si fa? Le decisioni fondamentali possono essere assunte solo attraverso un patto tra potenze globali. È sempre stato così e oggi lo è ancora. Non è realistico pensare che si possa tenere un popolo nelle condizioni in cui versa attualmente quello palestinese, né che si possa abbattere lo Stato d’Israele. Quindi, da parte dei contendenti o vi è un principio di realtà oppure si rischiano tragedie perenni con la speranza che non deflagrino in un conflitto mondiale. Questa è la mentalità succube tipica dei provinciali, dei poveretti, di quelli che devono stare sempre con un padrone per poter sopravvivere. Ma scherziamo? Gli USA, per esempio, sono pieni di intellettuali e di politologi che criticano la politica americana in Ucraina senza che ciò susciti il minimo scandalo. In Israele non ci sono forse forze politiche che hanno fatto una strenua battaglia contro le politiche di Netanyahu? Parliamo di grandi democrazie dove c’è chi contende radicalmente le politiche di quei governi, e soprattutto oggi quelle di Biden e di Netanyahu.

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“Peter Pan-Il Musical” con Giò Di Tonno e Martha Rossi

Dopo il grande successo delle precedenti edizioni, “Peter Pan – Il Musical” torna in scena nei teatri di tutta Italia con una nuova produzione e un nuovo straordinario cast che accompagnerà gli spettatori in un entusiasmante viaggio verso l’Isola-che-non-c’è. A dare il volto al bambino che non voleva crescere sarà il giovane performer italo-americano Leonardo Cecchi, idolo indiscusso di una generazione di ragazzi che lo ha amato nella serie tv “Alex & Co”, trasmessa da Disney Channel e Rai Gulp. Nel ruolo del famigerato Capitan Uncino troveremo un grande interprete del teatro italiano come Giò Di Tonno e a grande richiesta Martha Rossi, già talento di Amici di Maria De Filippi, tonerà in scena nel ruolo della dolce Wendy. Martina Attili, protagonista delle scorse edizioni di X-Factor, salirà sul palco nel ruolo di Giglio Tigrato. Gioacchino Inzirillo, noto performer di musical, cantante e insegnante di canto, si alternerà a Leonardo Cecchi nel ruolo di Peter Pan per alcune repliche mentre nelle altre vestirà i panni di Tritabudella. Renato Converso, apprezzato attore e comico, sarà nel ruolo del goffo e simpatico Spugna. Un cast eccezionale per un magico show che saprà conquistare il pubblico anche con i tanti effetti speciali come il volo di Peter Pan, l’utilizzo di tecnologie laser per il personaggio di Trilly, le imponenti scenografie che trasporteranno magicamente gli artisti dalla cameretta di Wendy, Michael e John al rifugio dei Bambini Sperduti e i colorati costumi in stile cartoon che daranno il tocco finale a quello che non è un semplice spettacolo teatrale, ma un vero e proprio sogno da condividere con gli amici e la famiglia. Queste le date attualmente previste: Lugano – Teatro LAC 29 e 30 novembre 2023 PARMA – Teatro Regio 6 dicembre 2023 Milano – TAM Teatro Arcimboldi dal 21 dicembre 2023 al 14 gennaio 2024 Roma – Teatro Brancaccio dal 16 al 21 gennaio 2024 Ancona – Teatro Le Muse 3 e 4 febbraio 2024 Napoli – Teatro Augusteo 13 e 14 febbraio 2024 Bologna – Europa Auditorium 17 e 18 febbraio 2024 Mantova – Pala Unical 20 febbraio 2024 Padova – Teatro Geox 24 febbraio 2024 Trieste – Teatro Rossetti 27 e 28 febbraio 2024 Brescia – Teatro Morato 2 marzo 2024 Bari – Teatro Team 9 e 10 marzo 2024 Gallipoli – Teatro Italia 12 marzo 2024 Ragusa – Cine Teatro Duemila 16 marzo 2024.

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Area C Milano: aumentano le tariffe

Milano è pronta ad apportare cambiamenti alle tariffe di Area C, la zona a traffico limitato nel centro della città. A partire da lunedì 30 ottobre il biglietto giornaliero per accedere all’Area C passerà da 5 euro a 7,5 euro. Anche altre tariffe vedranno un incremento, incluso un costo scontato per i residenti a partire dal 51° ingresso. Il Comune di Milano ha anche introdotto nuove regolazioni per la sosta a pagamento sulle strisce blu: a partire dal 1° novembre 2023, sarà possibile sostare per un massimo di due ore nella Cerchia dei Bastioni, senza possibilità di estensione, con esenzione dal pagamento tra le ore 24 e le 8. L’aumento delle tariffe mira a scoraggiare l’uso dell’auto nel centro città e a favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici. Infatti, da gennaio 2023, il costo del biglietto per i trasporti pubblici ha visto un aumento Istat, passando da 2 a 2,2 euro. L’accesso a Area C rimane gratuito per determinate categorie di veicoli, come quelli elettrici, ibridi e per chi trasporta disabili. Ma sugli aumenti alle tariffe di Area C non tutti sono d’accordo. La Lega protesta contro l’aumento del pedaggio per l’Area C di Milano, che passerà da 5 a 7,50 euro. Gli esponenti del Carroccio hanno manifestato il loro dissenso con un presidio in piazza della Repubblica, vicino a uno dei varchi di accesso al centro. Samuele Piscina (Lega) critica l’aumento come una misura iniqua e classista che ostacolerà molti cittadini. Piscina ha commentato ironicamente che con tali politiche, presto “verranno permessi solo i tricicli in centro città”.

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Milano: la Giunta approva il pagamento delle rette in Rsa

Il Comune di Milano ha approvato le nuove linee guida per il convenzionamento con le Rsa, che consentiranno di bandire un avviso pubblico e aggiornare l’elenco delle Residenze sanitarie assistenziali accreditate le cui convenzioni sono in scadenza a fine anno, e anche le tariffe per la “quota sociale” della retta garantita o integrata da Palazzo Marino a favore degli indigenti, che aumenterà di 5 euro, da 63 a 68 euro al giorno. In Lombardia sono 727 le Rsa accreditate con il servizio sanitario regionale, per circa sessantamila posti. Per tutti gli ospiti è la Regione a corrispondere la “quota sanitaria” della retta, mentre la “quota alberghiera” è di norma a carico degli anziani o delle persone non autosufficienti o delle loro famiglie. A meno che non siano in grado di provvedervi: in questi casi è il Comune di residenza a intervenire per coprire, parzialmente o del tutto, la cosiddetta “quota sociale”, con tariffe determinate dalla stessa amministrazione comunale all’interno di una convenzione. L’anno scorso, le persone sostenute da Palazzo Marino con la quota sociale per la residenza in Rsa sono state circa 1.700, spiegano dal Comune, con una spesa totale di circa 31 milioni di euro distribuita tra 47 strutture convenzionate. Le convenzioni con queste 47 strutture che avevano aderito all’ultimo avviso pubblico scadranno a dicembre. Per questo è necessario avviare una nuova procedura attraverso la quale sarà compilato un nuovo elenco di Rsa convenzionate con il Comune di Milano per i prossimi quattro anni. All’avviso pubblico si potranno candidare gli enti già accreditati con la Regione e con almeno tre anni di esperienza nel settore; l’avviso le cui linee guida sono state deliberate dalla Giunta contiene già l’aggiornamento della retta massima riconoscibile con la quota sociale(68 euro a persona al giorno), al quale Palazzo Marino prevede di far fronte con uno stanziamento ulteriore di 2,4 milioni, arrivando a 33,4. “In una società che invecchia e in cui anziani e anziane convivono spesso con malattie croniche che li rendono meno autosufficienti e senza il supporto dei loro familiari – commenta l’assessore al Welfare Lamberto Bertolé – è fondamentale che il sistema pubblico possa offrire alternative di qualità. Dedichiamo una fetta molto importante del nostro bilancio a garantire l’assistenza residenziale, quando non è più possibile prolungare la permanenza a casa con forme di cura più leggere. L’obiettivo è costruire un sistema in alleanza virtuosa con il privato e il privato sociale, tradizionalmente attivi e propositivi in questa città”.

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Stipendi: la Cgia di Mestre mette a nudo i contratti da Milano a Palermo

Nel 2021 la retribuzione media lorda annua dei dipendenti nel privato a Milano era di 31.202 euro, a Palermo di 16.349 euro: una differenza del 90%. Se il confronto è fatto con Vibo Valentia (11.823 euro), il divario era addirittura superiore del 164%. La retribuzione media italiana, invece, ammontava a 21.868 euro. Lo rileva la Cgia su dati Inps dove emergono gli squilibri tra Nord e Sud, ma anche tra le aree urbane e quelle rurali. Questione che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali dei primi anni ’70, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro. L’applicazione, però, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati. Come ha segnalato anche il Cnel, rimarcano le agenzie, il problema dei lavoratori poveri non parrebbe riconducibile ai minimi tabellari troppo bassi, ma al fatto che durante l’anno queste persone lavorano un numero di giornate molto contenuto. Pertanto, più che a istituire un minimo salariale per legge andrebbe contrastato l’abuso di alcuni contratti a tempo ridotto. Entro il 15 giugno scorso al Ministero del Lavoro erano presenti 10.568 contratti attivi di secondo livello, di cui 9.532 di natura aziendale e 1.036 territoriali. Il 43 % era stato sottoscritto in strutture con meno di 50 addetti, il 41% in quelle con più di 100 e il 16% in quelle tra 50 e 99 lavoratori. Dei 10.568 contratti attivi, il 72% è stato fatto al Nord, il 18% al Centro e il 10% al Sud. Lombardia (3.218), Emilia R. (1.362) e Veneto (1.081) le regioni che hanno il numero più alto. In Italia sono coinvolti 3,3 milioni di dipendenti (20% circa del totale nazionale), di cui 2,1 da contratti aziendali e 1,1 da contratti territoriali. La Cgia ritiene che per appesantire le buste paga, tra l’altro, sarebbe necessario rispettare le scadenze entro le quali rinnovare i contratti di lavoro.

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