31 Gennaio 2022

Protocollo tra Comune ed Esercito per la sicurezza sui mezzi pubblici

È stato sottoscritto oggi dall’assessora alla Mobilità Arianna Censi, dal Generale di brigata dell’Esercito Alfonso Miro, Comandante del Comando militare Esercito Lombardia, e dal Colonnello A.A. Luca Vitali, delegato del Comandante del Presidio militare, il protocollo tra il Comune di Milano e le Forze armate che consentirà ai militari in divisa di viaggiare gratuitamente sulla rete del trasporto pubblico cittadino per garantire maggiore sicurezza e rispetto delle norme. Con questo protocollo prosegue per il 2022 la sperimentazione di tre mesi avviata nel 2021, che consente la circolazione a titolo gratuito, agli Ufficiali, Sottufficiali e militari di truppa in divisa appartenenti ai Corpi delle Forze armate (Esercito italiano, Marina militare e Aeronautica militare) sulla rete di trasporto pubblico milanese. L’obiettivo del protocollo è implementare la sicurezza sui mezzi del trasporto pubblico locale e nelle stazioni della metropolitana e in tal senso la presenza di militari di Esercito, Marina e Aeronautica costituisce un efficace presidio. I militari potranno fornire anche, in caso di necessità, l’assistenza al personale di bordo su accertamenti di identità o per interventi di ripristino dell’ordine pubblico. “Comune e ATM sono da sempre impegnati a garantire la sicurezza sui mezzi pubblici – ha spiegato l’assessora Censi – e la presenza di militari a bordo consente di aumentare il presidio di sicurezza e il senso di protezione dei cittadini. Per questo abbiamo valutato positivamente l’iniziativa sperimentale dell’anno scorso e abbiamo scelto di riproporla per 2022”. Al termine dell’evento, dopo la firma dell’Albo d’onore, il Generale Miro ha voluto donare all’assessora Censi copia del “Calendesercito 2022”, che quest’anno è dedicato alle “competenze dell’Esercito per la sicurezza del cittadino”.

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Aumento rapine in farmacia. Prefetto: falso sono in calo

“La sequenza delle rapine nelle farmacie milanesi nell’ultimo quinquennio è: 186 nel 2016, 146 nel 2017, 111 nel 2018, 106 nel 2019, 92 nel 2021 (63 nel 2020). Sempre troppe ma sempre meno”: è quanto precisa il prefetto di Milano Renato Saccone in relazione ad alcuni articoli apparsi oggi sulle rapine in farmacia. “Fa bene Federfarma – spiega il prefetto – nel solco di una consolidata collaborazione con le Istituzioni, a richiamare l’attenzione sulla sicurezza delle farmacie, in un periodo in cui la categoria sta dando un contributo importante per il contrasto alla pandemia. Avremo modo di operare insieme per una prevenzione sempre più efficace, attenzione però ad una distorta e non voluta lettura dei dati diffusi”. Saccone ricorda che “per i reati predatori nessun raffronto è serio, in rapporto ad un anno tragicamente straordinario come il 2020. Non si borseggia in strada quando la strada è deserta”. “Ai buoni risultati del 2021 ha contribuito l’elevato livello della risposta investigativa con il 77% delle rapine già attribuite ad un autore individuato, arrestato o deferito all’Autorità Giudiziaria. Attenzione, dunque – conclude -, alla lettura dei dati ma anche a dichiarazioni precipitose da parte di chi ha responsabilità istituzionali”. ANSA

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Egiziani aggrediti da banda di sudamericani

Due egiziani di 22 e 43 anni sono stati portati in ospedale per una serie di ferite che dicono di aver riportato a seguito dell’aggressione da parte di una quindicina di sudamericani avvenuta a una fermata dell’autobus a Milano. Gli agenti delle volanti sono intervenuti poco prima delle 7 di ieri in viale Tibaldi, dove i due stranieri hanno chiesto aiuto per farsi medicare. Il 43enne aveva tagli alla schiena e sotto il collo, l’altro una serie di contusioni al braccio dovute a bastonate. Sono stati accompagnati entrambi all’ospedale San Paolo, le condizioni più serie sono quelle del 43enne che comunque non è in pericolo di vita. Ai poliziotti hanno raccontato di essere stati accerchiati dal gruppo alla fermata dell’autobus della linea 90 dopo essere entrati in contatto con gli aggressori già a bordo del tram 3. Sul movente non ci sono ancora risposte. ANSA

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Nordafricani fingono investimento per rapinare automobilista

Erano in tre e uno di loro, a tarda sera, all’angolo tra via Scarlatti e via Settembrini, non distante dalla stazione Centrale, si è letteralmente buttato sul cofano di una vettura, praticamente ferma, fingendo di essere stato investito. Quando il conducente della vettura è sceso, i tre gli hanno intimato di risarcire il danno e l’uomo, 25 anni, ha estratto il portafogli. Gli hanno sfilato 250 euro e se ne sono andati. Alcuni passanti hanno notato la scena e hanno avvertito una pattuglia della Polizia locale che si trovava in stazione. Gli agenti hanno raggiunto la vittima che aveva seguito il terzetto il quale è stato raggiunto dai ‘ghisa’. Nella perquisizione è emerso che i tre, di origine nordafricana e senza documenti, avevano ancora con loro il denaro rubato. Sono quindi stati arrestati per furto con destrezza e saranno processati per direttissima. ANSA

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Violenze di capodanno, monsignor Delpini: “Schiaffo a una città che non meritava”

Violenze di capodanno, monsignor Delpini: “Schiaffo a una città che non meritava”. “Nella persona umana abita la contraddizione, siamo contraddittori, la prima parola del Vangelo è ‘Convertitevi’: la religione comincia col cambiare il punto di vista, con il mettere il punto di vista di Dio prima del proprio”.  Così l’Arcivescovo di Milano, Sua Eccellenza Monsignor Mario Enrico Delpini a Che tempo che fa su Rai3, sul dolore espresso da Papa Francesco verso i respingimenti in nome della religione. “La relazione con gli altri è un aspetto di questa conversione; gli altri sono quelli che ci disturbano, che ci provocano, che ci dicono ‘Convertiti, cerca di renderti conto del mondo in cui vivi e di rispondere alla vocazione a cui sei chiamato’. Gli altri sono necessari perché in fondo sono la voce di Dio. (…) Gli altri sono i vicini di casa, quelli lontani, i poveri, gli amici. Questa idea di respingere, di difendersi, di chiudersi in casa è il contrario dell’appello evangelico che dice ‘Esci da casa, esci da te stesso, ti aspettano gli altri, ti aspetta Dio”. Sul concetto di gentilezza. “La gentilezza è un modo di stabilire relazioni che parte dalla stima per gli altri, dal fatto che io mi aspetti qualcosa. L’atteggiamento di chi si mette ad ascoltare, di chi si lascia provocare, di chi dice quello che pensa aspettandosi che ci sia una reazione che lo aiuta a pensare meglio”. Sui difetti della comunicazione di oggi. “Il primo è ridurre la comunicazione a espressione, che non nasce dal voler comunicare agli altri perché mi interessano ma perché voglio esprimere me stesso, una rabbia, una presunzione, una delusione, quindi parlo e comunico per esprimermi, non per comunicare. L’altro grosso difetto è la comunicazione che si riduce a costruzione del consenso, un modo di sedurre l’interlocutore perché compri qualcosa o voti qualcuno o costruisca una mentalità che tollera quello che è sbagliato”. Sugli episodi di violenza verificatisi a Milano a Capodanno. “Una delle esperienze più umilianti della mia vita è stato quando forse un insegnante mi ha dato uno schiaffo che non meritavo. Ero un ragazzino, questo mi ha ferito al punto che ancora adesso questo schiaffo brucia. Penso che questi episodi di violenza siano stati uno schiaffo a una città che non lo meritava. Un’umiliazione che soprattutto le ragazze coinvolte hanno subìto, un elemento che fa molto soffrire, occorre stare vicino alle vittime perché penso che un atteggiamento così aggressivo possa lasciare una traccia profonda di paura e di risentimento. Poi ho pensato a chi sono questi tali che fanno queste cose, da dove vengono, come farli ragionare… Io ho delle responsabilità educative, come la Chiesa e tante altre istituzioni; questi episodi così umilianti devono suscitare anche un’interpretazione su da dove viene questa violenza. Noi abbiamo la responsabilità di comprendere, dialogare, intervenire, di non rinunciare mai al compito di educare, di avere una stima così profonda nell’umanità da voler aiutare tutti a diventare migliori, a evitare di darsi schiaffi che nessuno merita”.

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Alla fine il miglior politico è Draghi

Alla fine il miglior politico è Draghi. Si arrendano politici di vecchio e nuovo pelo: il super italiano, assurto al ruolo di Migliore grazie alla benedizione del Re, che dopo essere stato dato per spacciato si ritrova dov’era prima e ancora più forte di prima. I partiti, specie di centrodestra, avevano una grande occasione, ma l’hanno sprecata. Un Presidente di centrodestra non lo avremo mai. E forse è giusto così: se le destre non sanno coordinarsi, non devono esprimere il capo dello Stato. In particolare Matteo Salvini deve accettare di non essere ancora in grado di gestire troppo potere. Un poco sì, tanto no. Lo si è visto quando “aveva in mano l’Italia” nel governo Conte 1. E si è perso tutto per la smania di avere il potere, ma non i guai che ne conseguono. Poi è stato il turno del kingmaker, anche qui tutti gli avevano lasciato il passo. Persino Berlusconi si era arreso all’inevitabile tempo che passa consegnando sè stesso al passato. E Salvini ha fallito pure questa volta. Perché il leader leghista non ha capito che il potere non si gestisce come una partita a bocce con gli amici dove ci può stare qualche furbata, ma alla fine siamo tutti amici e non ci rubiamo il boccino. L’equilibrio è soprattutto resistenza agli sballottamenti, la calma nella tempesta, la sicurezza di un timoniere che conosce i venti, non quella di uno che decide di andare dritto nel gorgo perché se no l’equipaggio urla troppo. Invece ogni volta che Salvini ha avuto il boccino in mano si è perso. Al contrario di Draghi che si è mosso quando serviva, ha lasciato piovere su di sè le critiche per aver fatto la propria campagna elettorale da solo e poi quando i borbottii si sono calmati ha assistito alla rielezione del suo nume tutelare. E ora si prepara a governare l’Italia con pugno ancora più di ferro di prima. Perché c’è la seconda rata del PNRR da riscuotere e se si discute troppo non si arriva alle decisioni chieste dall’Europa per darci i soldi. In sintesi: alla fine il miglior politico è Draghi.

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