31 Luglio 2019

Arrestato spacciatore con sei identità, impossibile espellerlo

Ha ben cinque pagine di precedenti, una scarcerazione, un divieto di dimora, e soprattutto sei identita fittizie che rendono molto difficile la sua espulsione. E’ questo il curriculum di un extracomunitario (presumibilmente gambiano di 33 anni) arrestato oggi per spaccio dalla polizia milanese in un parco pubblico. L’uomo, irregolare dal 2016 dopo la scadenza di un permesso di soggiorno ottenuto come richiedente asilo nel 2014, data del suo primo fotosegnalamento a Pozzallo (Ragusa), ha collezionato, tra gli altri, precedenti per spaccio, furto, resistenza a pubblico ufficiale, porto d’armi, ricettazione e lesioni. Nel 2015 è stato emesso un divieto di dimora da Roma e nel 2017 risulta una sua scarcerazione. L’uomo, che alla fine ha visto rigettato il suo status di rifugiato, al termine dell’iter legislativo non ha potuto rinnovare il permesso di soggiorno e oggi quindi è un irregolare. Fa lo spacciatore al parco, tanto che gli agenti in bici, ai quali è già noto, lo hanno pizzicato ieri mattina, subito dopo che aveva tentato di liberarsi di alcune dosi. Non avendo identitàcerta, ma una serie di nomi che differiscono sempre solo di qualche lettera, ò probabile che non sia stato riconosciuto da alcuno Stato come proprio cittadino e che quindi sia stato impossibile espellerlo, di fatto, perche’ non c’è un Paese disposto a riceverlo. Oggi a Milano ha affrontato il processo per direttissima, dove è stato disposto un nuovo divieto di dimora, questa volta nel capoluogo lombardo. L’uomo ora si trova nelle camere di sicurezza in attesa che l’Ufficio immigrazione della questura provi a organizzare una nuova espulsione. Dopo il processo per direttissima l’ufficio Immigrazione e l’Upg della questura dsono faticosamente risaliti alla situazione anagrafica del gambiano. Dagli accertamenti è emerso che l’uomo (sempre sedicente dal primo fotosegnalamento) ha visto rigettare la richiesta di asilo politico e ha fatto ricorso. Durante il giudizio di merito il Tribunale di Salerno ha stabilito che l’uomo non aveva diritto all’asilo, ma che sussistevano per lui le condizioni per la protezione umanitaria. A questo punto la commissione regionale ha dato il nulla osta e di conseguenza la questura che lo aveva in carico, Caserta, ha emesso un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Lo straniero quindi attualmente – e contrariamente a quanto riferito sulle prime – è regolarmente in Italia nonostante l’identità non certa, i numerosi precedenti e l’abituale attività di piccolo spaccio. In serata verrà rilasciato. Ovviamente dovrebbe spontaneamente lasciare il territorio milanese per ottemperare all’obbligo di dimora emesso oggi dal tribunale. ANSA  

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Melchiorre Gioia diventa un luogo di ritrovo

Melchiorre Gioia diventa un luogo di ritrovo. La chiusura della prima parte del viale che porta dal cuore della città alla zona nord est è diventata l’occasione per riscoprire una nuova funzione a un trafficato e caotico viale. A iniziare sono stati dei ragazzi che hanno riutilizzato lo spazio liberato per una partita di pallone, poi è toccato a un gruppo di giovani che hanno deciso di organizzare un ritrovo una decina di giorni fa. Ora anche una piccola associazione milanese ha provato a richiamare chi è rimasto a casa per un pic nic serale nel mezzo della città. Il luogo in effetti si presta molto alle necessità: la strada è immersa in uno spazio lontano dalle abitazioni, intorno ci sono solo aree verdi, la biblioteca degli alberi e l’area verde verso Centrale, dunque qualunque agglomerato di persone non rischia di infastidire il riposo di nessuno. Inoltre si trova a metà tra due fermate della metropolitana, dunque è raggiungibile da diverse persone con la comodità e la sicurezza dei mezzi pubblici. In più è appunto immersa a suo modo nel verde. Per chi poi volesse raggiungerla con mezzi privati, tutto intorno ci sono vie ad alta percorrenza, dunque anche in questo caso è facile raggiungerla. La reazione dei milanesi va dunque considerata, non pensiamo sia davvero il caso di aprire una nuova zona Darsena, ma visto che l’Amministrazione ha avviato da tempo la logica dei cambiamenti temporanei potrebbe essere un fatto positivo. In fondo la programmazione dei lavori prevede che il viale prima o poi riaprirà (siamo cauti solo per gli eventuali ritardi) dunque non c’è comunque rischio di allargare la zona della movida di Corso Como. Però è il caso di porsi una domanda: sarebbe poi tanto un male se si allargassero le zone dedicate allo svago e a ritmi più lenti a scapito di quelle riservate ai rombi inquinanti di auto spesso ferme in ingorghi?  

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