Il nuovo boom ci scoppierà in faccia?

Il nuovo boom ci scoppierà in faccia? Non si tratta di essere pessimisti, ma realisti: ieri Mario Draghi parlava di un miracolo economico italiano. Piccolo, ma sempre di miracolo. Ora si sa che Draghi è una persona seria e difficilmente influenzabile, tanto che persino un Donald Trump al massimo della forma ne era rimasto colpito. Dunque difficile pensare a un premier influenzato dai partiti, anche perché la sua statura internazionale lo tiene a distanza da certi giochini da palazzo romano. Ma il resto della classe dirigente? Ecco perché ci chiediamo se il nuovo boom ci scoppierà in faccia, perché non abbiamo molta fiducia in chi ci ha portato fino a qui. Se il nostro sistema ha collassato più di altri di fronte all’emergenza è perché il Paese è stato portato verso l’indebolimento da chi stava al comando fino a ieri. Le reti sociali, le reti sanitarie, insomma tutte le certezze su cui si basa l’idea di stessa di nazione si sono sbriciolate mese dopo mese anno dopo anno. Persino le industrie di Stato sono finite in mano straniera, tanto che ora viviamo il paradosso di molte aziende su suolo italiano impegnate a produrre vaccini destinati all’estero. Perché se vendi le catene industriali essenziali, poi quando ne ha necessità, sono gestite da altri che giustamente perseguono i propri interessi. Ma negli anni delle delocalizzazioni moltissimi imprenditori e politici soffiavano su quel fuoco. Romano Prodi aveva addirittura dichiarato pubblicamente che il suo obbiettivo era rendere la manodopera italiana più conveniente, cioè diventare una sorta di Cina dell’Europa. Peccato che la Cina quel percorso lo ha seguito per importare direttamente le aziende. Invece in Italia sono state divise le energie in migliaia di piccole e medie aziende cosicché in tanti avessero la Ferrari pagata con gli stipendi sempre più da terzo mondo dati a chi stava sotto. Ora le stesse persone che hanno avuto visioni così lungimiranti da creare una nazione di pezzenti, si candidano a guidarne la rinascita. Ecco dunque che nascono i dubbi: il nuovo boom ci scoppierà in faccia?