Nome dell'autore: Osservatore Capitolino

Notizie da Roma e dintorni.

Farmacia Vaticana: prima i dipendenti poi gli Italiani

di Aurelio Coppeto – Santità, Lei che è il più agguerrito combattente delle disuguaglianze e delle discriminazioni, sappia che nella Sua Farmacia vengono serviti prima i dipendenti del Vaticano e poi gli Italiani. Anzi, a mio avviso dovrebbe essere il contrario, non soltanto per dimostrare ospitalità verso gli “stranieri”, ma anche perché i dipendenti del Vaticano possono recarvisi in ogni momento, mentre chi “viene dall’Italia” solo in “quel preciso momento” ha la possibilità di acquistare farmaci, purtroppo non reperibili in altre Farmacie. A parte questa premessa, l’anomalia è che quando si ritira il “ticket differenziato” con il relativo numero di prenotazione, nonostante sia scritto l’obbligazione per i dipendenti ad esibire il tesserino, esso non viene richiesto dai farmacisti. Quando ho fatto notare tale irregolarità, una farmacista ha risposto che ormai li “riconoscono dalla faccia”….. Mentre una signora, secondo me dalla faccia altezzosa e vaticanista, sentendo le mie dimostranze mi ha rimproverato dicendomi di vergognarmi per aver sollevato il problema ed aver messo in dubbio la buona “fede vaticana“. A questo punto, Santità, un’altra anomalia mi sovviene: io avevo il numero 406 e dopo di me c’erano decine e decine di persone. Ho aspettato 2 ore prima che scattasse il mio turno per recarmi al banco. Mi sono passate davanti centinaia di persone…. sol perché avevano la “faccia vaticanista; ma su circa 2000 dei Suoi dipendenti è possibile che quasi 300/400  fossero tutti impiegati del Vaticano? Se fosse così, Santità dovrebbe preoccuparsi che circa 1/5 degli impiegati quel giorno era malato….. Santità mi permetta un’ultima considerazione… a questo punto per usare la legge del contrapasso  le Farmacie Italiane dovrebbero servire prima gli italiani e poi i residenti del Vaticano……. Ma l’Italia non discrimina…. infatti nelle nostre Farmacie vengono serviti tutti indistintamente dalla provenienza o dalla “collocazione impiegatizia” rispettando il numero di prenotazione e non un doppio numero di prenotazione come purtroppo avviene nella Sua  Farmacia……..

Farmacia Vaticana: prima i dipendenti poi gli Italiani Leggi tutto »

La Piazza di Affaritaliani.it seconda edizione. La politica italiana ritorna a Ceglie Messapica, nel salotto a cielo aperto di Angelo Perrino

Nel cuore del borgo antico di Ceglie Messapica, nel Salento, in un salotto allestito a cielo aperto, anche quest’ anno ritorna l’arena politica “La Piazza”, seconda edizione, condotta da Angelo Perrino, direttore di affaritaliani.it, il quale incontrerà gli esponenti più rappresentativi del mondo politico italiano. Saranno tre giorni, dal 30 agosto al 1 settembre, di confronto intenso, che vedranno la partecipazione di Matteo Salvini, di Luigi di Maio, di Matteo Renzi, di Alessandro Di Battista e di Pierre Moscovici, pronti ad essere intervistati da Angelo Perrino il quale può essere considerato il pioniere del giornalismo nella rete. Il suo quotidiano affaritaliani. it, difatti, oltre ad essere un’autorevole fonte di informazioni e notizie “che non fa sconti a nessuno”, come ha dichiarato Matteo Salvini, è tra i quotidiani online più consultati in assoluto. La piazza di Ceglie Messapica, che lo scorso anno ha visto la presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si anima nuovamente con il dibattito, ricco di preziosi contributi informativi, a cui le personalità politiche presenti e il Direttore Angelo Perrino daranno vita. Perrino chiederà ai suoi ospiti cosa, realmente, è cambiato rispetto a un anno fa e se l’intesa Salvini-Di Maio resisterà agli scossoni dello scenario politico. Ampio rilievo sarà, inoltre, attribuito alla trattazione dei temi inerenti la politica europea. La piazza di Ceglie Messapica non sarà solo la sintesi degli accadimenti politici dell’anno in corso, ma anticiperà , nel contempo, la nuova stagione politica che ripartirà, con vigore, dopo il periodo estivo e che si preannuncia ricca di sorprese.

La Piazza di Affaritaliani.it seconda edizione. La politica italiana ritorna a Ceglie Messapica, nel salotto a cielo aperto di Angelo Perrino Leggi tutto »

La milanese Silvia Romano, sicuramente viva fino a Natale

Fino al giorno di Natale, Silvia Romano, la cooperante rapita in Kenya il 20 novembre scorso, era viva. E’ quanto emerge al termine del vertice avvenuto a Roma tra le autorità giudiziarie italiane e kenyote. La conferma dell’esistenza in vita della giovane milanese fino a quella data viene dalle dichiarazioni fatte da due cittadini kenyoti arrestati il 26 dicembre in quanto ritenuti gli esecutori materiali del sequestro. La ragazza, secondo quanto hanno raccontato,è stata poi ceduta ad una altra banda di sequestratori. ANSA  

La milanese Silvia Romano, sicuramente viva fino a Natale Leggi tutto »

Federalberghi: “Emendare il decreto sicurezza bis”

Le Commissioni I e II della Camera dei Deputati hanno svolto oggi l’audizione di Federalberghi sulla proposta di legge C1913, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza (cosiddetto decreto-legge “sicurezza bis”).   L’audizione ha riguardato la comunicazione delle generalità delle persone alloggiate, che i titolari delle strutture ricettive devono trasmettere alle Questure entro le ventiquattr’ore successive all’arrivo dei clienti, ai sensi dell’articolo 109 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.  In particolare, l’attenzione si è concentrata sull’articolo 5 del decreto-legge, che riduce sensibilmente i termini per tale comunicazione, stabilendo che – nei casi in cui il soggiorno ha una durata inferiore alle ventiquattro ore – essa debba avvenire “con immediatezza”. Il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, “nel confermare la piena e consueta disponibilità degli albergatori a collaborare con le forze dell’ordine per contribuire alla tutela della sicurezza pubblica”, ha segnalato “la necessità di emendare il decreto-legge, al fine di evitare di arrecare disagi ai turisti e di non imporre alle imprese adempimenti talvolta impossibili da realizzare”. “Sino ad oggi gli alberghi hanno consegnato la chiave della camera agli ospiti subito dopo aver richiesto il documento di identità. La registrazione dei dati e la trasmissione dei dati alla Questura avvenivano in un momento successivo. Con il passaggio alla comunicazione immediata, i clienti dovranno invece attendere che si concluda la procedura. Nelle ore di punta, si potrebbero creare lunghe code. E l’albergatore si troverà combattuto tra il desiderio di risparmiare l’attesa al cliente che arriva in albergo, magari dopo un lungo viaggio, e il rischio di incorrere in una sanzione penale, che può comportare sino a tre mesi di arresto”. Federalberghi quindi propone di emendare l’articolo 5 del decreto-legge “definendo un termine congruo e ragionevole, chiaro ed univoco, entro il quale effettuare la comunicazione e consentendo che tale comunicazione venga effettuata mediante collegamento diretto tra i sistemi gestionali aziendali e il portale del Ministero dell’Interno”. Nucara ha concluso il proprio intervento chiedendo “di differire di qualche mese l’entrata in vigore della normativa, per dare al Ministero dell’Interno il tempo necessario per aggiornare le procedure di acquisizione telematica dei dati e consentire il collegamento diretto ed automatico tra il cervellone del Viminale e gli alberghi”. Quante comunicazioni vengono effettuate ogni anno?     Non sono disponibili informazioni ufficiali sul numero di soggetti che trasmettono alle Questure i dati sui clienti alloggiati e sul numero di comunicazioni che il Ministero dell’Interno riceve ogni anno riceve.  Per la parte che riguarda le strutture regolarmente autorizzate, il dato può essere desunto dalle statistiche ISTAT:     –   nel 2018, i 205mila esercizi ricettivi italiani hanno ospitato circa 128 milioni di turisti, per complessivi 429 milioni di pernottamenti;     –   la quota maggioritaria si è diretta verso i 33mila alberghi, con 97 milioni di arrivi (76% del totale) e 279 milioni di pernottamenti (65%).  L’obbligo di comunicazione alle Questure riguarda anche gli alloggi non convenzionali, inclusi quelli destinati alle cosiddette locazioni brevi. In mancanza di altre fonti, il numero di tali alloggi e il numero di persone che vi soggiornano, può essere stimato ricorrendo a fonti empiriche:     –   nel mese di aprile 2019, sul principale portale erano presenti circa 420mila annunci relativi ad alloggi ubicati in Italia;     –   osservatori autorevoli ritengono che il movimento turistico complessivo che gravita sull’Italia possa essere stimato applicando alle statistiche ufficiali un moltiplicatore di 2,77, per un totale di quasi un miliardo e duecento milioni di presenze, di cui circa 760 milioni concernenti i pernottamenti non rilevati e/o sommersi e quindi, anche ipotizzando una permanenza media molto alta (ad esempio, 6 giorni), più di 125 milioni di arrivi. Considerato che il nuovo sistema prevede che venga effettuata una comunicazione per ogni arrivo, è atteso un totale di oltre 250 milioni di comunicazioni ogni anno.

Federalberghi: “Emendare il decreto sicurezza bis” Leggi tutto »

Tentano rapina, due minori finiti al Beccaria

Due ragazzi di 17 anni sono stati arrestati dagli agenti della Questura di Milano perché, armati di un coltello, hanno cercato di rapinare un loro coetaneo in via Mosè Bianchi. La vittima è riuscita a fuggire in un bar da dove ha chiamato la Polizia e ha tenuto d’occhio i due. Non ha quindi avuto dubbi nel riconoscerli quando gli agenti sono arrivati sul posto. I due minorenni, entrambi italiani, sono stati portati nell’istituto per minori Beccaria.  

Tentano rapina, due minori finiti al Beccaria Leggi tutto »

Rinviata al 12 la soluzione del mistero del processo UBI

Rinviata al 12 la soluzione del mistero del processo UBI. Nell’udienza del 4 maggio del procedimento che vede alla sbarra 30 imputati, tra cui nomi pesanti del sistema bancario italiano come Giovanni Bazoli, non si è ancora risolta la questione: secondo l’accusa sostenuta dal pubblico ministero Fabio Pelosi nell’assemblea dei soci del 2013 ci sarebbe stato una fraudolenta alterazione di maggioranza realizzata attraverso molteplici differenti condotte che portarono alla vittoria della lista Moltrasio. Per dimostrare l’effettiva alterazione della maggioranza occorrerebbe “vincere la prova di resistenza”. Il P.M. dovrebbe quindi dimostrare “al di là di ogni ragionevole dubbio” che, senza le numerose condotte contestate agli imputati, sarebbe certamente risultata vincitrice la lista che si è classificata seconda. L’impresa si preannuncia titanica: il P.M. dovrebbe dimostrare che almeno 2.600 voti espressi mediante delega in favore della lista risultata vincitrice non sono stati validamente espressi. Nel corso delle indagini la Guardia di Finanza ha sentito oltre 400 persone e ha contato più di 1.100 voti non validi (perché frutto di deleghe “in bianco”, vietate per evitare il fenomeno di rastrellamento di voti per delega). Il P.M. ha chiesto al Tribunale di acquisire la prova indispensabile per dimostrare la tesi d’accusa: un file Excel contenente i nomi dei 14.000 soci di UBI che si sono presentati all’assemblea del 2013 e il codice univoco assegnato “at random” ad ogni votante. L’abbinamento del nominativo di ogni singolo socio ad un codice numerico è indispensabile per poter ricostruire le determinazioni di voto. Le schede di voto utilizzate da UBI riportavano infatti il codice assegnato ad ogni socio, così permettendo di “tracciare il voto”, cioè di sapere chi ha votato per chi. Ovviamente per consentire questo abbinamento socio – voto è necessario avere a disposizione i due elementi indispensabili: le schede di voto e il database riversato su un DVD che contiene gli abbinamenti tra i nomi dei soci e il codice assegnato. Lo scontro tra avvocati e PM che sta infuocando l’arena processuale si protrae dal 15 maggio e ha ad oggetto l’asserito (dalle difese) omesso deposito del database e delle schede di voto al momento della chiusura delle indagini preliminari, nel novembre 2016. Ma facciamo un passo indietro. Tutto il procedimento è incentrato sull’assemblea dei soci Ubi del 2013, l’ultima svoltasi con il vecchio assetto da banca popolare per Ubi: in sostanza, il gruppo dirigente della banca veniva eletto dall’assemblea dei soci. Ogni possessore di almeno 250 azioni di Ubi aveva diritto a esprimere un voto. E ciascuno poteva avere fino a tre deleghe di altri soci. L’impianto accusatorio sostiene che ci furono persone che rastrellarono deleghe in bianco e si presentarono a quell’assemblea votando per persone a loro sconosciute, dunque in assenza di qualsiasi indicazione di voto. Dal processo stanno emergendo una ad una le molteplici condotte ipotizzate dal P.M. Un esempio: gli apicali del gruppo avevano il divieto di portare deleghe come previsto dal Codice Civile. Eppure alcuni si sono presentati portando deleghe, in alcuni casi anche con decine di deleghe grazie a un meccanismo come questo: il socio si presentava sia come persona fisica, sia come rappresentante di società che possedevano un numero sufficiente di azioni per esprimere un voto. In questo modo sarebbe stato possibile moltiplicare anche il numero delle deleghe perché una singola persona rappresentava sé e le aziende. Il 4 maggio sono stati sentiti anche diversi dipendenti Confiab, Consorzio Fidi fra Imprese Artigiane della Provincia di Bergamo, che avrebbero fatto parte di un altro meccanismo volto a truccare il voto: la cassa del consorzio sarebbe stata usata per consegnare 3200 euro ad ogni dipendente “operativo”. Con questi soldi avevano ricevuto l’incarico di comprare 4 pacchetti da 250 azioni di Ubi, in parte per sé in parte per parenti e amici. Il mistero delle prove al processo Ubi resisterà almeno fino al 12 giugno. Nell’udienza del 4 maggio del procedimento che vede alla sbarra 30 imputati, tra cui nomi pesanti del sistema bancario italiano come Giovanni Bazoli, non si è ancora risolta la questione: secondo l’accusa sostenuta dal pubblico ministero Fabio Pelosi nell’assemblea dei soci del 2013 ci sarebbe stato una fraudolenta alterazione di maggioranza che portò alla vittoria della lista Moltrasio, ma la prova che potrebbe dimostrare la tesi d’accusa ancora non è stata prodotta. Nell’ultima udienza del procedimento i difensori degli imputati, gli avvocati Fabio De Matteis (dello studio dell’ex ministro Severino) e Dinacci, hanno lamentato la mancanza del DVD contenente il file con i nomi dei 14mila soci che avevano partecipato all’assemblea. Quel database dice chi c’era e quante deleghe aveva portato. Per sapere se il Tribunale riterrà utilizzabile la prova chiesta dal P.M. bisognerà aspettare il 12 giugno.

Rinviata al 12 la soluzione del mistero del processo UBI Leggi tutto »