Cultura e spettacoli

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Domenica a San Siro incontro dei cresimandi con l’Arcivescovo Delpini

Torna domenica 24 marzo, allo Stadio Giuseppe Meazza, il tradizionale incontro dei cresimandi della Diocesi di Milano con l’Arcivescovo e i Vicari episcopali. Ad occupare gli spalti saranno circa 50 mila persone: ragazzi e ragazze che hanno scelto di ricevere il sacramento della Confermazione nelle prossime settimane e mesi, i loro genitori con padrini e madrine, i sacerdoti, le religiose e le catechiste che li accompagnano nel cammino. A partire dalle 14 gli anelli dello stadio si riempiranno dei colori delle sette Zone pastorali della Diocesi grazie alle pettorine che indosseranno i partecipanti e saranno animati dalle figurazioni, realizzate con materiali di recupero, portate in scena da circa 800 figuranti, per lo più adolescenti degli oratori diocesani. Non mancheranno momenti di musica e animazione. Il gruppo “Tu sei bellezza” intonerà una canzone per la pace. Oltre ai testi e alle parole lette da alcuni cresimandi, intervallate da coreografie preparate nelle scorse settimane, saranno diversi i linguaggi utilizzati durante l’incontro, fra i quali il teatro: una rappresentazione di un episodio del Piccolo principe di Saint-Exupéry sarà messa in scena dalla compagnia “Dietro le quinte” di Gallarate. A ispirare i temi dell’incontro la lettera di mons. Delpini, “Il giardino che è in te”: un invito a far fiorire la terra con le virtù dello spirito. Nelle scorse settimane in diversi oratori è stato ricreato un giardino che ha occupato uno spazio dedicato. Qui i ragazzi e le ragazze della Cresima hanno piantato piante e semi che resteranno come “testimonianza” del loro cammino di fede, che continuerà anche dopo la Cresima, grazie ai progetti che ogni comunità realizza per i preadolescenti, con il sostegno della Fondazione Oratori Milanesi. All’incontro di domenica, e al cammino che lo ha preceduto, è associata ogni anno anche una “microrealizzazione”, una raccolta fondi quest’anno destinata alla cooperativa “La Valle di Ezechiele” di Busto Arsizio che supporta percorsi di “messa in prova” e di “rinascita” dei carcerati per un reinserimento nella società. I proventi sosterranno la realizzazione di un campo agricolo gestito dalla cooperativa a favore dei detenuti, nell’ambito del progetto “Su da terra”. «Il campo di San Siro – spiega don Stefano Guidi, direttore della FOM – si trasforma in un giardino pieno di vita, pronto ad accogliere l’Arcivescovo Mario per vivere l’evento diocesano dell’anno. Questo incontro esprime la fiducia della Chiesa di Milano verso i ragazzi» Dalle 15.30 nella Sala Executive saranno presenti l’Arcivescovo, i Vescovi ausiliari e i Vicari episcopali. Prima del giro di campo, previsto per le ore 16, mons. Delpini rivolgerà un saluto ai cresimandi con disabilità. L’evento terminerà alle 18. Organizzato per la prima volta nel 1983, l’incontro cresimandi allo Stadio Meazza, occasione di incontro annuale di generazioni di ragazzi con l’Arcivescovo di Milano, prima della pandemia non era mai stato sospeso. Negli anni si sono susseguiti i cardinali Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola. E anche due Pontefici hanno voluto essere presenti all’incontro a San Siro, integrandolo nel programma della loro visita a Milano: Papa Benedetto XVI nel 2012 e Papa Francesco nel 2017.

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In memoria di Giuseppe Ferraro

Pubblichiamo l’elogio funebre che l’amico Carmelo Ferraro ha dedicato al suo compianto Padre. A mio papà Giuseppe Ferraro (1-6-1930 18-3-2024) Tutto è cominciato con nonna Giuseppina, una madre di 7 figli di un paesello dell’interno della Sicilia (Sommatino) quando, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, dice al quinto figlio, Giuseppe giovanissimo garzone di paese di andare con suo fratello nella lontana e grande milano. “Li sono sicuro che realizzerai la tua vita al meglio perché ne hai le capacità e perché a Milano ci sono le possibilità” cosi ricordava Giuseppe le parole della mamma. Giuseppe, arriva a Milano solo con una valigia, un sorriso, tanti progetti e il volto e la promessa dell’amata mamma che lo accompagnano. E’ tutta qui la vita, una missione una speranza, non c’è bisogno di altro. Non c’è stato bisogno di altro. Il resto della storia si è dipanata con intensità e bellezza. Arriva l’amore, la famiglia, il sogno che si realizza di un lavoro tutto suo, scommessa di vita e di futuro. Dalla sua bottega inizia un racconto meraviglioso che ha attraversato anni, persone, 4 generazioni di clienti, riconoscimenti e persino la pandemia, (Giuseppe è stato l’unico parrucchiere di 90 anni che il famoso 4 novembre 2020 ha riaperto la bottega per accogliere i clienti che lui diceva “mi aspettano da quasi una anno”). Giuseppe non si limitava a svolgere ogni giorno il suo lavoro, non era solo un taglio di capelli, ma andare da lui era un momento di incontro al quale non si sottraeva nessuno, dai bambini agli anziani, dai dirigenti agli operai dell’Alfa, dagli extracomunitari ai turisti. La bottega era un luogo incredibile di cultura, musica, accoglienza e amicizia era come diceva lui “il secondo Loggione della Scala”. Mio papà ascoltava, sorrideva, raccontava e intanto faceva con maestria barba e capelli. Un punto fermo per tutti, una presenza certa nel quartiere.I tantissimi riconoscimenti che ha avuto sono testimonianza di quanto ha realizzato con la sua bottega: prima l’attestato di Bottega Storica, poi l’Ambrogino e infine il titolo di Cavaliere della Repubblica. Eppure, sono convinto che non per i titoli che lo ricorderemo, ma per quello che ha realizzato partendo da una semplice bottega: ha costruito relazioni fatte di affetto e amore, ha donato sorrisi e presenza, ha dato un esempio, non facendo cose straordinarie (se mai esistano le cose straordinarie) ma facendo il proprio lavoro e donando tutto se stesso. D’altro canto lui diceva “Milano mi ha dato tutto, io devo restituire a tutti”, era soddisfatto della sua vita e quindi felice di raccontarla nella sua bottega per oltre 60 anni. Il racconto del siculo-milanese, cosi si definiva. Come non parlare anche di quei sui occhi azzurri, penetranti, luccicanti, che non lasciavano nessuno indifferente, perché da soli sapevano esprimere tutta la carica della sua vita. Anche in queste ultime settimane in ospedale, allettato, affaticato e con la voce ormai flebilissima, lui si faceva capire con lo sguardo esprimendo: gioia di vederti, o dolore o affanno, e sempre una grande voglia di vivere. Infine vorrei ricordare che certamente Giuseppe ha amato il suo lavoro, ma più di ogni cosa ha amato la sua famiglia, sua moglie (in 60 anni di matrimonio), il figlio, le nipoti, sua nuora, gli altri nipoti e sua sorella. Senza dubbio, così come deve essere, la roccia su cui costruire la sua vita è stata la famiglia, partendo dall’abbraccio di sua mamma. Prima di concludere mi piacerebbe sottolineare la significatività certamente non casuale del luogo dove siamo oggi l’Istituto Palazzolo, la “nuova casa” che l’ha accolto e curato con estrema professionalità e dedizione. Non poteva esserci ambito più significativo quale la grande comunità della Fondazione Don Gnocchi per accompagnarci negli ultimi giorni di Giuseppe e guidarci verso una nuova luce. Concludo con il principale insegnamento di mio papà, condividendo con tutti voi un augurio, facciamo della nostra vita un’opera d’arte come mio papà ha fatto ogni giorno. Trasmettendo la determinazione, l’impegno, l’amore e la Fede. Si la Fede, semplice, essenziale, solida. Buttiamoci a capofitto nelle nostre passioni e condividiamole con gli amici, i familiari e con chi ci chiede aiuto. Papà, spero di vivere tutti i giorni della mia vita con questa passione e questo amore che ci hai donato e che continuerà a restare con noi. Ciao papà Giuseppe. Carmelo, il figlio colmo di gratitudine

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A Palazzo Lombardia la mostra ‘Il senso della vita’

Uno sguardo profondo e coinvolgente sulla vita quotidiana di mamme, bambini, medici e operatori sanitari che, insieme, trovano significato nella reciproca solidarietà e nell’impegno a servire i più vulnerabili. La comunità di Kalongo, nel nord dell’Uganda, ha con tenacia difeso e curato l’ospedale e la sua scuola, da sempre un punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone. Nei volti e nei sorrisi di queste persone risiede il senso della vita ricercato da Padre Giuseppe Ambrosoli, che dà il titolo alla mostra fotografica e video documentaristica ‘Il Senso della Vita’ inaugurata a Palazzo Lombardia nello Spazio IsolaSET dal presidente della Regione Lombardia  Attilio Fontana insieme all’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso e al Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano. Presenti anche Giuliano Rizzardini, direttore Dipartimento Malattie Infettive Ospedale Sacco di Milano e Giovanna Ambrosoli, presidente Fondazione Ambrosoli. L’esposizione della Fondazione Ambrosoli, aperta al pubblico fino al 27 marzo, ricorda il missionario Beato. Gli scatti e i video ci restituiscono la conoscenza dell’eredità che ha lasciato: il dr. Ambrosoli Memorial Hospital di Kalongo (Nord Uganda) e la scuola di ostetricia St. Mary. Il dr. Ambrosoli Memorial Hospital Kalongo è l’unico ospedale del Distretto di Agago, con un bacino di utenza di circa 500.000 persone, provenienti anche dai 6 distretti confinanti, in cui non sono presenti strutture ospedaliere. Ogni anno sono in media 50.000 le persone assistite. In oltre 60 anni di attività oltre 3 milioni di pazienti hanno ricevuto assistenza sanitaria. Di questi il 70% donne e bambini sotto i 5 anni. Dalla sua nascita nel 1959 la St Mary Midwifery School ha trasformato più di 1.650 giovani donne in ostetriche altamente qualificate e fortemente motivate. Oggi la struttura è riconosciuta come una delle migliori del Paese. “Era un uomo coraggioso e un visionario. Giuseppe Ambrosoli avrebbe potuto lavorare nell’azienda di famiglia, a Ronago, in provincia di Como, notissima in Italia e nel mondo per la produzione del miele e delle caramelle che tutti abbiamo assaggiato – commenta il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – ma scelse di diventare medico e missionario. Per noi è certamente motivo di orgoglio ricordarlo a Palazzo Lombardia. Alla nostra terra lo legano, oltre ai natali e agli affetti familiari, anche l’esperienza acquisita all’Ospedale di Tradate. Qui Ambrosoli ha completato il suo praticantato di Chirurgia durante gli anni in cui studiava teologia a Venegono Superiore per la sua formazione missionaria (1951-1955). Un luogo che è stato importante nella sua vita in quanto fu ricoverato e curato proprio in questo ospedale quando è tornato in Italia a causa di alcuni problemi di salute”. “Le sue opere – ha concluso – sono esposte nella mostra video fotografica che raccontano l’ospedale di Kalongo, la scuola e la comunità che lo circonda”. “La gente di Kalongo (nord Uganda) – ha ricordato l’Arcivescovo Delpini – lo aveva chiamato ‘Doctor Ladit’, ‘grande medico’, termine affettuoso che non ha tanto a che fare con la sua competenza medica, seppur grande anche quella, ma con la sua grandezza di umanità. Il suo modo di trattare i pazienti con competenza e umiltà, la sua disponibilità verso tutti i malati e soprattutto i più bisognosi, la sua profonda spiritualità e la vita di preghiera lo rendevano grande agli occhi della gente per cui ha speso la propria vita in testimonianza alla Carità di Cristo”. “Esiste una malattia – ha sottolineato l’assessore al Welfare Bertolaso, che è anche medico – che si chiama malaria e accompagna l’uomo sin dalla sua comparsa sulla Terra. Purtroppo anche oggi, muoiono milioni di donne, uomini e bambini, per la malaria. Una malattia dei poveri, degli ultimi, molto presente in Africa e a tutt’oggi non esiste un vaccino per curarla: non è un parassita, non è un virus ma è intollerabile che ancor oggi se hai un attacco di malaria cerebrale si curi con il chinino. Padre Giuseppe e gli altri missionari che hanno lavorato in Africa molto più di me sono un esempio da seguire, per il coraggio e la dedizione verso i malati“. “L’importanza del diritto alla salute, soprattutto in Africa – afferma Giovanna Ambrosoli, presidente della Fondazione Ambrosoli – è un tema cruciale che richiede attenzione e azione a livello globale. In Africa, come in molte altre parti del mondo, l’accesso a cure mediche di qualità è spesso limitato dalla mancanza di risorse e infrastrutture sanitarie adeguate, dall’estrema povertà delle fasce più vulnerabili di popolazione e da enormi disuguaglianze socio-economiche. Il diritto alla salute è un pilastro fondamentale per il benessere e lo sviluppo di ogni individuo e della sua comunità, e deve essere garantito in modo equo e universale, soprattutto in contesti come l’Africa, dove le sfide sanitarie sono enormi e urgenti”. Orari di apertura della mostra ‘Il senso della vita’ a Palazzo Lombardia Dal 21 al 27 marzo 2024 – Ingresso libero Dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 18.00 Sabato e domenica dalle 11.00 alle 18.00 Spazio IsolaSET Palazzo Lombardia – via Galvani, 27 Milano.

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Dantedì. Concerto e lettura dedicati a Dante Alighieri

La lettura di alcuni versi del Primo Canto dell’Inferno e un concerto di musica classica eseguito dall’Orchestra Milano Strings Academy: torna così martedì 26 marzo, alle ore 19.30 in Sala Alessi, Dantedì, la manifestazione celebrativa dedicata al Sommo Poeta. L’iniziativa di carattere artistico-culturale è organizzata dalla Società Dante Alighieri-Comitato di Milano con il patrocinio del Municipio 1 e la collaborazione della Presidenza del Consiglio comunale. Dantedì coinvolgerà studenti e studentesse del Liceo Classico ‘Tito Livio’ di Milano e l’Orchestra giovanile Milano Strings Academy. Alcuni liceali del corso di recitazione, con l’attrice Michela Costa, leggeranno alcuni versi dal I° Canto dell’Inferno (vv. 1-48): Dante smarrito nella selva oscura, vorrebbe salire verso il colle luminoso che porta alla felicità temporale… L’Orchestra Milano Strings Academy, diretta dal M° Michelangelo Cagnetta, eseguirà brani di Musica Classica di Beethoven, Vivaldi, Bach, Haendel e Korsackov.

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Cézanne/Renoir: dal 19 marzo 52 capolavori in mostra a Palazzo Reale

In occasione dei 150 anni dalla nascita del movimento impressionista, apre a Palazzo Reale a Milano, da martedì 19 marzo, e fino al 30 giugno, una delle mostre più importanti della primavera che pone a confronto le personalità e le opere di due pittori, Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir, che hanno contribuito in maniera decisiva alle fortune dell’Impressionismo e che hanno influenzato le future generazioni di artisti.Promossa da Comune – Cultura con il patrocinio del Ministero della Cultura e dell’Ambassade de France en Italie, l’esposizione è prodotto da Palazzo Reale, Skira Arte e Museum Studio, in collaborazione con Musée de l’Orangerie e Musée d’Orsay, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, e curata da Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie di Parigi, e Stefano Zuffi, storico dell’arte, con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione al Musée de l’Orangerie. Il progetto è realizzato grazie a Enel, in qualità di main partner, e grazie a Fineco, premium partner.La mostra presenta cinquantadue capolavori, capaci di offrire un esaustivo spaccato del lavoro dei due artisti, dalle prime tele degli anni settanta dell’Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento. Le opere sono state raccolte dal mercante d’arte Paul Guillaume (1891-1934), che considerava Cézanne e Renoir capiscuola di una pittura a un tempo classica e moderna, e, dopo la sua morte, dalla moglie Domenica (1898-1977). Le tele sono poi confluite nelle prestigiose collezioni del Musée de l’Orangerie di Parigi e del Musée d’Orsay di Parigi, e sono affiancate in mostra da due tele di Pablo Picasso.Partendo dai loro dipinti più apprezzati e conosciuti, la rassegna dà conto delle diverse traiettorie che i due autori seguirono lungo le rispettive carriere: Cézanne focalizzava l’attenzione sulla struttura compositiva più rigorosa e geometrica e sulla forza della pennellata, Renoir si concentrava sull’armonia, sulle atmosfere delicate, sulla resa delle forme tramite il colore. Il percorso espositivo segnala i punti d’incontro di questi due itinerari artistici, sviluppati in parallelo alla nascita di una sincera amicizia, iniziata già nel 1860, che sfociò in un’ammirazione reciproca, portando i due maestri a porsi interrogativi comuni e a coltivare un interesse condiviso per alcuni generi, come la natura morta, il paesaggio, il ritratto e il nudo.Questo dialogo tra l’opera di Cézanne e quella di Renoir costituisce la naturale estensione dello scambio intrapreso dai due nell’atelier di Charles Gleyre all’inizio delle rispettive carriere. Le loro affinità elettive si manifestano già negli anni Settanta, al Café de la Nouvelle Athènes a Parigi e in occasione delle prime mostre impressioniste cui partecipano insieme. Nonostante il progressivo allontanamento di Cézanne dalla scena parigina, i due amici continuano a frequentarsi e, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, Renoir sarà più volte ospite del maestro di Aix-en-Provence.L’allestimento, che segue un criterio tematico, consente di apprezzare la loro evoluzione stilistica, che li porterà a soluzioni estetiche assai diverse, un dialogo in cui la calda espressività di Renoir si contrappone alla precisione analitica di Cézanne.La rassegna propone i loro migliori esiti, sia che si tratti di paesaggi (Renoir, “Paysage de neige”, 1875; Cézanne, “Arbres et maisons”, 1885) che di nature morte (Renoir, “Fleurs dans un vase”, 1898; “Pêches”, 1881; Cézanne, “Le Vase bleu”, 1889-1890; “Vase paillé, sucrier et pommes”, 1890-1894), dove la sensualità delle pesche succose e vellutate, delle fragole rosse, delle pere rosee, sature di sole e disposte su soffici tovaglie di Renoir si contrappone ai frutti sodi e gialli che Cézanne contorna di nero e colloca su tavoli spogli dagli spigoli netti; o ancora di ritratti (Renoir, “Claude Renoir en clown”, 1909; Cézanne, “Portrait de Madame Cézanne”, 1885-1895), caratterizzati in Renoir da un’atmosfera di dolcezza, di serenità e di tenerezza, mentre le figure di Cézanne sono spesso distanti e poco sorridenti, talvolta quasi astratte, o, infine, della serie delle bagnanti (Renoir, “Baigneuse assise”, 1914; Cézanne, “Trois baigneuses”, 1874-1875), dove i nudi distesi e voluttuosi di Renoir contrastano con quelli in piedi, muscolosi e virili, di Cézanne.Nonostante queste differenze, i due hanno condiviso il medesimo destino, trasformandosi, mentre erano ancora in vita, nei numi tutelari di tutti quegli artisti che nel corso del Novecento hanno continuato a sviluppare e rielaborare il frutto della loro sperimentazione. L’esposizione si completa infatti con la sezione che documenta quanto decisivo sia stato l’impatto e l’influenza che Renoir e Cézanne ebbero sulla successiva generazione di pittori, attraverso il confronto tra due opere di Cézanne e Renoir con due dipinti di Pablo Picasso (Cézanne, “Pommes et biscuits”, 1880; Picasso, “Grande nature morte”, 1917; Renoir, “Femme nue couchée”, 1906; Picasso, “Grand nu à la draperie”, 1921-1923).Nel percorso espositivo s’incontra una Sala atelier creata da Foll.ia, che conduce il visitatore all’interno degli studi dei due pittori. Partendo dalla documentazione relativa a quelli di Cagnes-sur-Mer per Renoir e del Jas de Bouffan per Cézanne, viene riprodotto il rapporto di entrambi gli artisti con il proprio spazio di lavoro che diventa un luogo di incontro e di relazione tra “la realtà” e l’artista.La mostra è accompagnata da una pubblicazione Skira Arte e arricchita da un programma didattico sviluppato secondo le diverse fasce di età e rivolto sia alle scuole, che alle famiglie.Il public program, pensato per gli adulti, in collaborazione con l’Institut Français, approfondisce le tematiche sviluppate da Cézanne e Renoir, dagli artisti loro contemporanei e dai loro successori attraverso confronti con scrittori, poeti, musicisti e politici.Radio Monte Carlo è la radio ufficiale della mostra.“Siamo entusiasti di presentare per la prima volta – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi – una delle esposizioni più importanti di questa stagione di Palazzo Reale. Oltre a mostrare le traiettorie artistiche di questi due grandi Maestri, darà modo a visitatori e visitatrici di scoprire il percorso umano che li ha avvicinati in una sincera amicizia e stima reciproca. Grazie alla collaborazione con il Musée de l’Orangerie e con il Musée d’Orsay, Milano celebrerà il 150° anniversario dell’Impressionismo nel migliore dei modi, segnando – ne sono certo – l’antologia delle esposizioni d’arte milanesi del nostro tempo”.L’Ambasciatore di Francia, Martin Briens, racconta: “Paul Cézanne non venne mai in Italia,

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Le iniziative per il 176° anniversario delle Cinque giornate di Milano

In occasione del 176º anniversario delle Cinque giornate di Milano, che si celebra dal 18 al 22 marzo, la città è pronta a coinvolgere cittadine e cittadini con un programma ricco di iniziative. Lunedì 18 marzo alle ore 10:30 davanti al Monumento alle Cinque giornate, nella piazza omonima, le autorità civili e militari celebreranno la memoria dei caduti di quelle gloriose giornate di insurrezione contro la dominazione austriaca con la deposizione delle corone di alloro e l’esecuzione del Silenzio. Per il Comune di Milano sarà presente la vicesindaco Anna Scavuzzo che consegnerà il “Primo tricolore” nelle mani degli allievi della Scuola militare Teuliè, in memoria del sostegno offerto dagli allievi dell’allora Imperial Regio collegio dei cadetti ai cittadini milanesi insorti. Il vessillo, che nel 1848 sventolò sulla guglia più alta del Duomo (e ancora oggi una bandiera tricolore sarà issata sulla medesima guglia della Madonnina), sarà esposto presso la sede della Scuola militare. Si potrà visitare da lunedì 18 a venerdì 22 marzo, dalle ore 13 alle ore 14 e dalle ore 17 alle ore 19 con ingresso da corso Italia 56. Gli allievi custodiranno ‘’Il primo tricolore” per tutti i cinque giorni e lo restituiranno al Comune sabato 23 marzo in occasione del loro giuramento all’Arco della pace. Dal pomeriggio del 18 marzo a venerdì 22, con orario 10-17, sarà possibile visitare liberamente il monumento alle Cinque giornate opera dello scultore Giuseppe Grandi e la Cripta. Sarà un’occasione preziosa per approfondire e conoscere questo importante luogo di memoria, attualmente oggetto di un progetto multidisciplinare di restauro e valorizzazione culturale promosso da Comune di Milano, Università degli studi di Milano e Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, volto a restituire dignità e identità ai caduti per l’indipendenza di Milano. Sono già esauriti i posti per le visite guidate al Monumento organizzate ogni anno per la ricorrenza. Il programma di eventi per le Cinque giornate coinvolgerà diverse sedi museali e luoghi della città tra cui: Palazzo Moriggia – Museo del Risorgimento, la Galleria di Arte moderna, il Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco, il Museo “I tesori della Ca’ Granda” e la Cripta sotto la Chiesa dell’Annunciata. Iniziative anche al Parco Formentano e per le vie del quartiere Brera. Le Cinque giornate di Milano a Palazzo Moriggia – Museo del Risorgimento Il Museo del Risorgimento, l’Archivio e la Biblioteca delle Civiche raccolte storiche conservano numerose testimonianze delle Cinque giornate di Milano: dipinti, cimeli, pubblicazioni, fondi d’archivio, stampe, proclami. In occasione della ricorrenza di tale importante episodio della storia milanese, le Civiche Raccolte Storiche offrono un ricco programma per raccontare, da differenti punti di vista, questa vicenda. Ci saranno dialoghi con storici, visite in Museo, trekking urbani e momenti di approfondimento musicale, tutti condotti da professionisti. L’Istituto propone inoltre per l’occasione la pubblicazione di un “Quaderno delle Civiche raccolte storiche” dedicato ad un dipinto iconico delle Cinque giornate, realizzato dal pittore Carlo Stragliati e ad un approfondimento sul ruolo delle donne durante questo momento storico. IL PROGRAMMA Martedì 19 marzo dalle 17:30 alle 18:15 La memoria del 1848 a Milano. Momenti di un lungo percorso Incontro con Mariachiara Fugazza, Comitato italo-svizzero per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo Sala Conferenze di Palazzo Moriggia, Museo del Risorgimento. Ingresso libero e gratuito fino a esaurimento postiMercoledì 20 marzo dalle 13 alle 13:30“23 marzo 1848”. Un dipinto di Carlo Stragliati nella Milano di fine Ottocento A cura di Silvana Citterio vicepresidente Iris, Rete Milanosifastoria Museo del Risorgimento Ingresso libero fino a esaurimento posti Prenotazione obbligatoria scrivendo a c.museorisorgimento@comune.milano.it  entro il giorno prima dell’evento. L’incontro fa parte del ciclo di approfondimenti mensili gratuiti del Museo “Fai pausa nella storia”Venerdì 22 marzo ore 15 – sabato 23 marzo ore 16:30 – domenica 24 marzo ore 11Nelle vie delle Cinque giornatePercorso per adolescenti e adulti dal Museo del Risorgimento ad alcuni dei luoghi in cui si sono svolti gli episodi salienti di quei giorni della storia di Milano.Acquisto biglietti su www.spazioaster.itSabato 23 marzo ore 15Un pianoforte sulle barricate Visita con laboratorio musicale per famiglie con bambini 7-12 anni in collaborazione con il Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco.Acquisto biglietti su www.spazioaster.itDomenica 24 marzo ore 15Le Cinque giornate della musicaPercorso storico-musicale per adulti in collaborazione con il Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco.Acquisto biglietti su www.spazioaster.it Martedì 19 marzo ore 16Galleria d’Arte moderna (GAM)I 5 giorni che cambiarono la storiaUn percorso per mostrare come anche nella letteratura e nell’arte si esprimessero i sentimenti contro il governo austriaco. Protagonisti saranno Alessandro Manzoni, Francesco Hayez, Cristina di Belgioioso e le opere “I profughi di un villaggio incendiato” di Domenico Induno e “La leggitrice” di Magni.Acquisto biglietti su www.spazioaster.it Sabato 23 marzo dalle ore 15 alle 17Parco Formentano – Municipio 4Rievocazione storica delle Cinque giornate di MilanoIl Municipio 4, in collaborazione con l’Associazione napoleonica d’Italia organizza una rievocazione che andrà a focalizzarsi su alcuni episodi delle Cinque giornate, tra cui la richiesta di tregua del 21 marzo 1848 da parte del generale Radetzky, rifiutata dal Consiglio di guerra, l’ultimo assalto a Porta Tosa e la ritirata dei reparti austriaci. I rievocatori saranno perfettamente equipaggiati con gli abiti storici del periodo e saranno impegnati in parti recitate e simulazioni di combattimenti, anche con l’utilizzo di armi sceniche. Accesso libero.Per informazioni: m.municipio4@comune.milano.it – www.comune.milano.it/web/municipio-4Dal 18 al 22 marzo 2024Visite guidate al Museo “I tesori della Ca’ Granda” e alla Cripta sotto la Chiesa dell’AnnunciataAnche l’Ospedale Policlinico partecipa alle celebrazioni organizzando visite guidate al museo “I tesori della Ca’ Granda” e alla Cripta sotto la Chiesa dell’Annunciata, che dal 1848 al 1895 accolse i resti dei caduti in battaglia. Prenotazione obbligatoria a eventi@policlinico.mi.itGiorni e orari: lunedì 18 marzo, ore 16; martedì 19 marzo, ore 12 e ore 16; giovedì 21 marzo ore 12 e ore 16; venerdì 22 marzo, ore 12.  Ingresso da via Francesco Sforza 28. Per informazioni www.policlinico.mi.it/beniculturali Palazzo Morando Da martedì 12 marzo a domenica 14 aprile Le Cinque Giornate di Milano a Palazzo Morando In occasione della ricorrenza delle Cinque Giornate di Milano, eccezionalmente Palazzo Morando espone due dipinti di Giannino Grossi (1889-1969) raffiguranti alcuni monumenti cittadini legati a quel

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