Economia e Diritto

Economia, diritto, Pubblica Amministrazione, multe, tasse, open data, case popolari, Milano

A Milano l’8,9% (459.000) degli stranieri presenti in Italia

Gli immigrati che risiedono in Italia provengono da quasi 200 diversi paesi del mondo. Per la metà (2,6 milioni) sono cittadini di un paese europeo (di cui 1,6 milioni, pari al 30%, comunitari), mentre un quinto (1 milione) viene dall`Africa e una quota solo di poco inferiore dall`Asia. Gli americani sono circa 370.000 (7,2%), per lo più cittadini latino-americani (6,9%). Lo si legge nel Dossier Statistico Immigrazione 2018 che sta per essere presentato a Roma e in contemporanea in tutte le Regioni e le Province Autonome italiane. I romeni costituiscono la collettività di gran lunga più numerosa (1.190.000 persone, pari al 23,1% di tutti i residenti stranieri), seguiti da albanesi (440mila e 8,6%), marocchini (417mila e 8,1%), cinesi (291mila e 5,7%) e ucraini (237mila e 4,6%). Queste prime 5 collettività coprono la metà (50,1%) dell`intera presenza straniera in Italia, mentre le prime 10 (per arrivare alle quali occorre aggiungere, nell`ordine, Filippine, India, Bangladesh, Moldavia ed Egitto) arrivano a poco meno dei due terzi (63,7%). Con l`83,1% di tutti i residenti stranieri, il Centro-Nord continua ad essere l`area che ne catalizza la quota di gran lunga più consistente, con il Nord Ovest che ne detiene la percentuale più elevata (33,6%). In particolare la regione che conta la presenza più numerosa è la Lombardia (1.154.000 residenti stranieri, il 22,9% del totale nazionale), seguita da Lazio (oltre 679.000 e 13,5%), Emilia Romagna (536.000 e 10,6%, cui si aggiunge il primato della incidenza più alta, a livello nazionale, sulla popolazione complessiva: 12,0%), Veneto (più di 487.000 e 9,7%) e Piemonte (circa 424.000 e 8,4%). Nella sola Città metropolitana di Roma si concentra il 10,8% di tutti gli stranieri residenti in Italia (557.000 individui individui), in quella di Milano un ulteriore 8,9% (459.000) e in quella di Torino un altro 4,3% (220.000).

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ICity Rate 2018: Milano è la città più smart d’Italia

Milano si conferma per il quinto anno consecutivo la citta’ piu’ smart d’Italia, Firenze guadagna una posizione e supera, al secondo posto, Bologna. Cosi’ il rapporto ICity Rate 2018, presentato a Firenze da Fpa (societa’ del gruppo Digital 360), che fotografa l’avanzamento dei 107 comuni capoluogo rispetto agli obiettivi di sostenibilita’ dell’Agenda 2030. Completano la top ten Trento, Bergamo, Torino, Venezia, Parma, Pisa e Reggio Emilia. Ancora esclusa dalle prime dieci Roma, che pero’ recupera due posizioni e sale al 15/o posto. La graduatoria conferma il gap tra Settentrione e Mezzogiorno: le prime 21 smart city appartengono al Centro-Nord mentre le 21 che chiudono la classifica si trovano al Sud e nelle Isole. La classifica e’ stata stilata su 107 indicatori raggruppati in 15 categorie: occupazione, ricerca e innovazione, solidita’ economica, trasformazione digitale, energia, partecipazione civile, inclusione sociale, istruzione, attrattivita’ turistico-culturale, rifiuti, sicurezza e legalita’, mobilita’ sostenibile, verde urbano, suolo e territorio, acqua e aria. “Le tre citta’ al vertice – ha commentato Gianni Dominici, direttore generale di Fpa – seguono un modello di sviluppo e di governance urbana molto diversi, ma comunque capaci di portare buoni risultati”. Quando al divario tra Settentrione e Mezzogiorno “si ripropone non solo negli ambiti di ritardo piu’ conosciuti (lavoro, solidita’ economica) ma anche nei settori maggiormente innovativi come ricerca, trasformazione digitale e energia”. Dominici ha comunque osservato che le citta’ del Sud “non crescono, non crescono a livello di sistema, ma abbiamo delle eccellenze“. Le citta’ che hanno guadagnato piu’ posizioni rispetto al 2017 sono Pordenone, Cremona, Udine, Treviso, Biella, Lodi e Belluno. Il risultato, ha precisato il direttore di Fpa, e’ legato “alla combinazione di insediamenti innovativi, buona gestione di servizi funzionali e tutela delle condizioni di sicurezza e legalita‘”. Milano, analizza il rapporto, con un distacco di quasi 20 punti dalla seconda classificata, si conferma un modello difficilmente replicabile grazie a ottime performance legate soprattutto a solidità economica, ricerca e innovazione, lavoro e attrattività turistico-culturale.

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Palazzo di Giustizia uno sportello legale gratuito per i disabili

Uno sportello all’interno del Palazzo di Giustizia dedicato all’orientamento legale gratuito per le persone con grave disabilità e per le loro famiglie e legato alle tematiche del “Dopo di noi”. Si tratta di un’iniziativa del Comune di Milano e dell’Ordine degli Avvocati di Milano che stipuleranno una convenzione per la realizzazione di questo servizio gratuito. A questo scopo la Giunta ha approvato una delibera che definisce le linee guida per la stesura del documento. L’Ordine degli Avvocati, tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, metterà a disposizione un gruppo di almeno 20 professionisti selezionati e formati per prestare questo tipo di servizio che prevederà colloqui di orientamento legale per tutti gli utenti inviati dal Comune. In caso di necessità, inoltre, i legali indicati dall’Ordine (che non potranno mai assumere la difesa e ricevere incarichi professionali) indicheranno il nominativo di un avvocato della cui assistenza gli utenti potranno decidere di avvalersi anche davanti alle autorità giudiziarie. Il protocollo rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2019, con la possibilità di prorogare tale termine. “Il tema del Dopo di Noi – ha l’assessore alle Politiche Sociali, Salute e Diritti Pierfrancesco Majorino – ha come fine quello di progettare percorsi che rendano le persone con disabilità autonome rispetto alla famiglia. Si tratta di una questione complessa che implica anche aspetti di tipo legale. Ecco perché la collaborazione con l’Ordine degli Avvocati diventa fondamentale per aiutare i cittadini disabili a godere appieno del loro diritto di vivere una vita serena. Andremo avanti su questa strada e ci impegneremo affinché nessuno in questa città si senta mai un cittadino di serie B“

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Piano per ospitare sfrattati in immobili privati

Un patto con i proprietari immobiliari per aprire il mercato e fronteggiare l’emergenza abitativa, in particolare quella che deriva dagli sfrattati. Questo  l’obiettivo del bando pubblico, in uscita nelle prossime settimane, di cui la Giunta ha appena approvato le linee guida: l’amministrazione cerca operatori interessati a rimettere in circolo alloggi e immobili di loro proprietà da destinare in via transitoria all’emergenza abitativa, in cambio di un contributo economico, calcolato in base al canone concordato. Nel complesso, il Comune mette a disposizione un budget di circa 1,350 milioni di euro. L’assessore alla Casa e Lavori pubblici Gabriele Rabaiotti spiega: “L’obiettivo è riuscire a sbloccare, anche temporaneamente, il patrimonio immobiliare vuoto ed inutilizzato, specialmente quello delle grandi proprietà. Un accordo transitorio di disponibilità con la garanzia di un ristoro economico che riteniamo interessante renderebbe Milano più capace di dare risposte alle famiglie, in particolare quelle che vengono sfrattate dal libero mercato perché non riescono più a pagare l’affitto”. Oltre ad interi appartamenti, i proprietari possono partecipare al progetto anche con singole stanze: in questo caso, il contributo del Comune sarà pari a 250 euro al mese per un posto letto e a 350 euro al mese per due posti. Sarà sempre il Comune ad erogare 150 euro mensili a nucleo per coprire i costi delle misure di accompagnamento della famiglia ospitata, ed attivare così un percorso orientato a costruirne o rafforzarne l’autonomia, in modo che poi possa approdare ad una soluzione abitativa stabile. Ogni famiglia, infatti, potrà rimanere nell’alloggio messo a disposizione per un periodo massimo di 18 mesi. Gli alloggi e gli immobili possono anche trovarsi fuori dall’area del Comune, fermo restando che le famiglie ospitate saranno residenti a Milano.

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Riparare le caldaie a Milano costa di più

Milano è la città più cara per la manutenzione delle caldaie. Lo rivela un’indagine condotta da ProntoPro. Secondo il portale italiano dei servizi la spesa media nazionale per i lavori di manutenzione della caldaia è di 68 euro, mentre nel capoluogo lombardo si spendono in media 90 euro, 22 in più che nel resto dell’Italia. Al secondo posto della classifica si piazza Genova, dove il lavoro del manutentore costa al cliente 85 euro. Campobasso, Potenza e Catanzaro sono invece le più convenienti: qui mediamente gli abitanti spendono tra i 52 e i 55 euro. Occorre tuttavia distinguere la manutenzione della caldaia dal controllo dei fumi. Chi intende effettuare anche questa verifica – la cui periodicità è stabilita dal d.p.r. n.74 del 2013 – deve mettere a budget una cifra che si aggira sui 110 euro (media nazionale). Ma se quasi il 60% delle richieste pervenute su ProntoPro da inizio anno riguardano i lavori di manutenzione, il 41% ha scelto di sostituire la vecchia caldaia con una nuova. Approfittando degli Ecobonus validi fino al 31 dicembre, l’aliquota di detrazione per l’acquisto di una nuova caldaia varia dal 50% al 65%.

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Bando per sostenere le imprese nell’acquisto di mezzi ecologici

È online sul portale del Comune il bando per le imprese che vogliono chiedere un contributo per l’acquisto di mezzi ecologici nuovi ad alimentazione, elettrica, ibrida, metano, benzina/metano, gpl, benzina gpl, benzina euro 6. L’avviso pubblico per la sostituzione dei mezzi – fa sapere una nota di Palazzo Marino – è legato all’attivazione di Area B, la nuova zona a traffico limitato che entrerà in vigore il 21 gennaio 2019 per vietare l’accesso in città alle auto più inquinanti, e resterà aperto fino al 31 dicembre 2019. Gli incentivi, del valore complessivo di oltre 5,2 milioni di euro, potranno essere richiesti dalle micro, piccole e medie imprese (MPMI) e le imprese artigiane con sede legale o unità locale a Milano e/o di licenza per l’esercizio dell’attività di vendita su aree pubbliche rilasciata dal Comune di Milano, proprietarie di un autoveicolo N1 e N2 (di massa inferiore o uguale a 7,5 tonnellate) e dovranno essere utilizzati per la rottamazione o in alternativa l’esportazione del veicolo, appartenente ad una delle categorie ambientali di seguito indicate, fuori dal territorio dell’Unione Europea. Le auto da sostituire per le quali si potrà chiedere il contributo in conto capitale, in numero massimo di due richieste per ciascuna impresa, vanno dai diesel classe pre-euro ed Euro 0 fino agli Euro 4; l’autoveicolo acquistato dovrà essere necessariamente intestato alla medesima impresa che richiede il contributo e la proprietà dovrà essere mantenuta almeno per anni cinque dall’acquisto. I contributi previsti dal bando non saranno cumulabili per lo stesso investimento con altri contributi erogati da altri soggetti pubblici e la valutazione della domanda sarà ‘a sportello’ secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande stesse; saranno considerati ammissibili gli investimenti i cui ordinativi siano stati effettuati dalla data di pubblicazione del bando fino al 31 dicembre 2019 o fino all’esaurimento dei fondi.

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