Editoriali

Assago, Maimone: “Ho creato un legame tra la Lombardia e la Basilicata: un’unione storica tra Nord e Sud”

Dalla Basilicata parte il processo storico fondato sulla cooperazione, contro  ogni forma di povertà e razzismo. La Basilicata modello di green economy e di sviluppo sostenibile. Il Gal, la Cittadella del  Sapere, il cui Direttore Generale è Nicola Timpone, e il giornalista di Assago Biagio Maimone, originario di Maratea, hanno intrapreso il percorso finalizzato alla richiesta del riconoscimento del titolo di Patrimonio dell’Umanità per l’Area Sud della Basilicata, che comprende 27 Comuni, il Parco Nazionale del Pollino, il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Lagonegrese e Maratea. Con l’intento di dare vigore alla richiesta essi hanno chiesto il sostegno del Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi e del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che hanno aderito alla richiesta. Due Regioni collocate, l’una nel Sud Italia e l’altra nel Nord Italia, ora si stringono la mano per creare un legame solidale tra due territori diversi della nazione italiana. La richiesta, inoltre, ha ottenuto  il sostegno anche del Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani e del Ministro per le Riforme Istituzionali e la Semplificazione Normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Ho voluto unire due regioni italiane, una regione del Nord e una regione del Sud, dimostrando che l’unità è possibile, nonostante il Nord Italia rivendichi, da sempre, un ruolo di supremazia nei confronti del Sud Italia. Tale connubio, che definisco solidale,  potrà dare avvio ad un percorso nuovo ed innovativo teso all’unificazione di territori italiani, che il corso della storia ha tenuto distanti, ciascuno chiuso nella propria cultura sociale, politica ed economica: chiusura e distanza che hanno svantaggiato economicamente il Sud Italia. Quando il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il 5 maggio 2023, ha stretto la mano al Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi ho pensato che è possibile risolvere l’atavica questione meridionale e che si può creare l’inclusione e l’unità, superando quella visione storica dell’Italia costruita sul pilastro della  divisione” ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha sottolineato altresì: “Desideriamo creare tra il Nord Italia e il Sud Italia un legame solidale e culturale, sia sotto il profilo socio-economico, sia sotto il profilo della cultura sostenibile, che rappresenta attualmente il tema fondante il benessere dei cittadini. ‘Nord e Sud insieme contro la povertà e contro ogni forma di divisionismo sociale, che conduca al razzismo’ è lo slogan del nostro Progetto di Vita, che vuole un Sud protagonista. Il sito www.progettofivitasud.it per il rilancio del Mezzogiorno sottolinea la necessità di unire le forze perché possa realizzarsi l’emancipazione del Mezzogiorno d’Italia, i cui beni naturali costituiscono risorse rilevanti per l’intera economia italiana e la sfida concreta alla crisi climatica. Il Nord Italia e il Sud Italia finalmente si tendono la mano e vogliono cooperare  per lo sviluppo, rendendo le proprie diversità una risorsa preziosa, un valore aggiunto e un volano di progresso e sviluppo socio-economico. Non vi è dubbio che la Regione Basilicata faccia vivere la cosiddetta  ‘economia verde’ , o più propriamente economia ecologica, che, oltre ad essere diventata una necessità inderogabile per la salvaguardia dell’ecosistema e, conseguentemente, del pianeta, nonché degli esseri viventi che lo popolano, tra cui l’essere umano,  può essere considerata fonte di opportunità concrete per lo sviluppo umano. La Basilicata può diventare un modello di green economy anche per le altre regioni italiane ed è per tale motivazione che chiediamo alle Istituzioni di voler partecipare al processo di inclusione e valorizzazione di tale Regione, la cui cultura è foriera di sviluppo sostenibile, che è lo sviluppo da realizzare per le generazioni attuali e per le generazioni del futuro. Nascerà un’economia che attribuirà la priorità all’essere umano, alla sua identità profonda e ai suoi valori morali, nonché alla sua dignità umana, che, sovente, l’economia di mercato ha sacrificato in nome  dell’arricchimento smodato di chi detiene il potere economico. Per noi che prediligiamo definire  l’universo creato e creature chi in esso vive, animati certamente da una speranza di carattere sociale, ma anche di carattere spirituale , la Natura è un bene non  solo materiale, da difendere per i suoi benefici materiali, ma anche un bene che manifesta lo splendore della creazione e delle sue manifestazioni, che sono espressione  autentica di armonia, esempio di quell’armonia che occorre riversare nella relazione umana tra i singoli, tra i territori e tra gli Stati. L’umanizzazione dei processi produttivi  è l’obiettivo fondamentale della nuova economia, che è e sarà l’economia verde, il cui intento è di porre al centro l’ambiente , il cosmo e le sue leggi, nonché  gli esseri viventi e l’uomo che da ‘oggetto’ dovrà trasformarsi in ‘soggetto’. E non è escluso che l’economia green dia impulso alla nascita di nuove fonti economiche non inquinanti , non deleterie all’equilibrio uomo-natura”.

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Maiali uccisi: tredici associazioni chiedono un tavolo di confronto e accusano l’uso eccessivo della forza pubblica

Sul tragico caso dell’abbattimento dei 10 maiali del rifugio “Progetto Cuori liberi” di Zinasco (PV) del 20 settembre scorso, tredici associazioni (*) hanno inviato oggi una nuova lettera alle autorità coinvolte che denuncia l’uso eccessivo della forza pubblica ed evidenzia tutte le criticità emerse nella gestione della vicenda. Una gestione sorda alle richieste delle stesse associazioni, che proprio il giorno prima delle soppressioni avevano inviato agli stessi destinatari un’istanza che – con argomenti etici, legali e logici – chiedeva di salvare la vita degli animali, in quel momento sani o positivi alla peste suina africana ma senza sintomi. Nella lettera si chiede oggi l’istituzione di un “tavolo di confronto urgente che porti all’elaborazione e alla stesura di un protocollo comune (istituzioni/associazioni) per la gestione di positività all’interno dei rifugi permanenti, in modo che quanto avvenuto la scorsa settimana non debba più accadere”. Nell’istanza del 19 settembre le associazioni avevano sollevato due obiezioni fondanti che avrebbero potuto evitare, se approfondite e ponderate, l’uccisione dei suini del Rifugio: la specificità del luogo nel quale questi animali vivevano e cioè un “rifugio permanente” ai sensi del D.M. 7 marzo 2023, che ospita animali salvati dall’industria alimentare e che mai sarebbero stati reimmessi in quella filiera; la possibilità di osservare questi maiali come individui infetti senza sintomi, circostanza che avrebbe consentito di studiare il decorso della malattia e valutare un “protocollo clinico“ per la cura. “Gli animali del rifugio sono invece stati uccisi in esecuzione dell’ordinanza dell’Ats di Pavia (prot. n. 49671/23) senza tenere in minimo conto che si trattava a tutti gli effetti – stante anche il dettato del summenzionato decreto ministeriale, che ha normato i “rifugi permanenti” – di animali di affezione, come tali non più solo dei semplici suini ma dei membri della famiglia del rifugio”, scrivono le associazioni. Quanto all’uso della forza pubblica che ha fatto irruzione nel santuario, la missiva riporta: “L’accesso di Ats alla struttura è stato reso possibile dall’intervento della forza pubblica attraverso un imponente dispiegamento di agenti antisommossa che hanno divelto i cancelli e trascinato via i manifestanti pacifici accorsi sul posto per protestare contro la decisione di sopprimere i maiali. Nel corso dell’intervento di polizia è stato fatto ricorso a un uso eccessivo della forza, tanto che numerosi manifestanti, che si limitavano a restare attaccati alle recinzioni, hanno subito lesioni personali come conseguenza dell’uso di manganelli, pugni e spintoni”. Da ultimo, viene sottolineato come l’Ats sia venuta meno agli accordi presi con i gestori del rifugio e la veterinaria di fiducia della struttura, avendo garantito a quest’ultima un congruo preavviso prima dell’intervento, affinché potesse prendere parte alle operazioni, mentre così non è stato. Le associazioni attendono ora dalle autorità destinatarie della lettera un riscontro affinché non debba mai più ripetersi una tragedia che ha lasciato sgomenta l’opinione pubblica a livello nazionale. (*) Le tredici associazioni firmatarie della lettera sono: Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CiWF Italia, ENPA, Essere Animali, Humane Society International/Europe, LAC – Lega Abolizione Caccia, Last Chance for Animals, LAV – Lega Anti Vivisezione, LEAL, LEIDAA, LNDC Animal Protection e OIPA Italia.

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Rip Toto Cotugno

Rip Toto Cotugno. Toto Cutugno è morto il 22 agosto 2023 all’età di 80 anni. Era un cantante, compositore e conduttore televisivo italiano. Ha rappresentato l’Italia all’Eurovision Song Contest nel 1990 con la canzone “Insieme: 1992” vincendo il concorso. È stato uno dei più importanti artisti italiani del Novecento. Toto Cutugno è nato a Zuglio, in provincia di Udine, il 7 luglio 1943. Ha iniziato la sua carriera musicale negli anni Sessanta come cantante e compositore. Nel 1976 ha vinto il Festival di Sanremo con la canzone “Volare”. Nel 1980 ha rappresentato l’Italia all’Eurovision Song Contest con la canzone “L’italiano”. La canzone ha vinto il concorso e ha portato Cutugno al successo internazionale. Negli anni Ottanta e Novanta Cutugno ha continuato a pubblicare album e singoli di successo. Ha anche condotto diverse trasmissioni televisive, tra cui “Domenica In” e “Sanremo”. Nel 2002 è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. Toto Cutugno è stato un artista di grande talento e carisma. Ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana e nel cuore dei suoi fan. La sua morte è una grande perdita per il mondo della musica. Ecco alcuni dei suoi successi più famosi: “Volare” (1976) “L’italiano” (1980) “Serenata” (1984) “Insieme: 1992” (1990) “Gli amori” (1995) “Le parole” (1998) “Un’estate italiana” (2006) Toto Cutugno sarà ricordato come uno dei più grandi artisti italiani di sempre. La sua musica continuerà a ispirare e a far cantare le persone di tutto il mondo.

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Il rischio Evergrande per Milano e l’Italia

Il rischio Evergrande per Milano e l’Italia. Il fallimento di Evergrande Group, la società immobiliare cinese più indebitata al mondo, potrebbe avere conseguenze significative per l’Italia e in particolare per la Lombardia. Evergrande ha infatti importanti interessi economici in Italia, dove ha investito in una serie di progetti immobiliari, tra cui il complesso residenziale di Milano Santa Giulia, il più grande d’Europa. Il fallimento di Evergrande potrebbe portare al fallimento di questi progetti, con gravi conseguenze economiche per le imprese italiane coinvolte. Inoltre, il fallimento di Evergrande potrebbe avere un impatto negativo sull’economia lombarda, che è fortemente interconnessa con l’economia cinese. La Lombardia è infatti la regione italiana con il maggior numero di imprese che esportano in Cina e il fallimento di Evergrande potrebbe portare a una riduzione delle esportazioni e a una perdita di posti di lavoro. Il governo italiano è al lavoro per mitigare gli effetti del fallimento di Evergrande, ma è ancora troppo presto per dire quali saranno le conseguenze per l’Italia. Tuttavia, è chiaro che il fallimento di Evergrande rappresenta un rischio significativo per l’economia italiana e lombarda. Ecco alcune delle connessioni economiche tra Evergrande Group e l’Italia: Evergrande ha investito in una serie di progetti immobiliari in Italia, tra cui il complesso residenziale di Milano Santa Giulia, il più grande d’Europa. Evergrande ha rapporti commerciali con una serie di imprese italiane, tra cui la società di costruzioni Salini Impregilo e la società di ingegneria Italpreziosi. Evergrande ha una filiale in Italia, Evergrande Real Estate Italy, che è responsabile dello sviluppo di progetti immobiliari nel nostro Paese. Il fallimento di Evergrande potrebbe avere gravi conseguenze economiche per l’Italia e in particolare per la Lombardia. Il governo italiano è al lavoro per mitigare gli effetti del fallimento, ma è ancora troppo presto per dire quali saranno le conseguenze.

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Grazie a Assoutenti per l’intervento sulla benzina a 2,7 euro

Grazie a Assoutenti per l’intervento sulla benzina a 2,7 euro. Perché noi abbiamo segnalato tempo fa la follia del distributore che nel milanese vende la benzina a 2,7 euro (self) e 2,9 euro al litro. Un prezzo folle persino per i prezzi gonfiati dalle speculazioni statali rivendicate dal ministro Urso e da quelle di qualche distributore furbetto che vuole ingrassare il bilancio grazie al momento delle vacanze. La notizia è stata notata da Assoutenti che ha giustamente deciso di rivolgersi con un esposto alla Guardia di Finanza: “Vogliamo capire come sia possibile vendere un litro di benzina in modalità self a 2,722 euro al litro, e quali siano le motivazioni di un prezzo così astronomico e ben al di sopra della media dei distributori di zona – spiega il presidente Furio Truzzi – Per un pieno ad un’auto di media cilindrata, vuol dire spendere ben 136,1 euro, un salasso su cui la Guardia di Finanza dovrà fare luce, considerato che alla data odierna il prezzo medio della benzina in modalità self venduta in autostrada si attesta a 2,017 euro al litro. Questo significa che il distributore in questione applica prezzi più alti del 35% rispetto alla media autostradale”.  Allora noi dell’Osservatore vogliamo dire grazie a Assoutenti per l’intervento sulla benzina a 2,7 euro, perché in questo periodo storico non è da poco vedere qualcuno che ancora difende il cittadino medio, il classico che si sente dire di essere ricco perché magari può stare in vacanza una settimana. Sappiamo che Stefano Vitale, il gestore dell’area di servizio Villoresi Ovest, ha già scaricato la colpa sulla compagnia petrolifera. Compagnia petrolifera che a quanto pare solo a Vitale vende la benzina a un prezzo superiore alla media. Nei prossimi giorni chiederemo all’azienda se sia vero e come mai, ma speriamo che la Guardia di Finanza sia persino più veloce di noi perché qui non si tratta di limitare la libera impresa, ma di tutelare i cittadini che stanno affrontando con fatica questi vent’anni di costante crisi economica.

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