25 settembre

Non andate a votare

Non andate a votare. Seriamente: meglio evitare. Perché poi magari qualcuno vi chiede pure chi avete votato e vi sentite obbligati a giustificarvi come in un’interrogazione che vi becca impreparati. Non andate a votare, potreste dovervi prendere una responsabilità seria. Molto più seria che affermare verità su Facebook. Vi toccherebbe pensare, soppesare, magari persino leggere qualche programma elettorale o sentire interi discorsi di chi si è candidato. Non andate a votare che poi vi tocca pensare. Meglio qualche rapido video su Instagram o TikTok in cui vi ripetono messaggi pensati in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali (cita). Così avete qualche opinione forte, qualche episodio che va forte sui social e nelle conversazioni costituite da battute e aforismi. Votare implica avere una seppur vaga idea di cosa sia realmente l’Amministrazione pubblica, significa aver speso tempo a studiare il mondo, tutta roba noiosa: meglio, molto meglio, la polemica su Zaniolo o la disquisizione su come erano vestiti i presenti ai funerali dell’ultima regina britannica che ha avuto la compiacenza di lasciare questo mondo. Roba forte, divertente e appassionante. Decidere chi sceglierà come vivete è noioso, pesante. E poi inutile, dicono. Perché tanto se voti in massa qualcuno, poi ci penseranno i Napolitano o Mattarella a scegliere governi diversi. Non andate a votare, poi c’è il rischio di delusioni serie e ormai siamo abituati solo a restare delusi da un calciatore o un personaggio di qualche serie tv o pagina Instagram. Votare è noioso, pesante, ad alto impatto di responsabilità serie per un Paese dove il modo di dire più frequente è “fatti i fatti tuoi che campi cent’anni”. Meglio non andare a votare. Lasciate fare a chi si occupa di politica. Quella è meglio subirla e borbottare più forte con parenti e conoscenti. O parlarne senza mai aver gestito neppure il condominio. Perché come tutti hanno solide certezze sul calcio senza mai essere stati veri calciatori, per la politica è lo stesso: in Italia siamo pieni di esperti, ma scarsi a votanti. E allora noi siamo a favore della tendenza maggioritaria: non andate a votare, continuate a parlare e scrivere sui social. Un mi piace è leggero e passeggero, un voto si conta e si pesa. Meglio lasciar stare dunque, poi magari viene da pensare e quello è deleterio. Specialmente in Italia, dove tutti preferiscono servire borbottando.

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Colosimo (FdI): Giorgia Meloni è la migliore per impegno, competenza, serietà e soprattutto coerenza

Colosimo (FdI): Giorgia Meloni è la migliore per impegno, competenza, serietà e soprattutto coerenza.  Abbiamo incontrato Chiara Colosimo, consigliere regionale nel Lazio e candidata all’uninominale a Latina e al proporzionale in 3 collegi del Lazio e poi in Puglia e in Toscana, per Fratelli d’Italia. Legata al partito e a Giorgia Meloni da 20 anni, ci ha raccontato la sua campagna elettorale. È candidata per la prima volta alla Camera dei Deputati, quale sarà la sua “missione” in questo periodo storico segnato da importanti problemi? Essere candidata alla Camera dei Deputati è sicuramente una grande emozione, ma soprattutto una grossa responsabilità. Nel mio ruolo di consigliere di opposizione in Regione Lazio mi sono impegnata principalmente su tematiche sociali e sanitarie. Occuparsi dei bisogni delle persone più fragili è, infatti, secondo me, una delle più importanti missioni della politica. È mia intenzione, quindi, una volta arrivata in Parlamento, continuare a battermi per tutte quelle persone e famiglie che debbono convivere ogni giorno con una malattia o più in generale con una situazione di disagio sociale e che in tutti questi anni si sono giustamente sentite abbandonate dalle Istituzioni. Chiariamo la posizione di Fratelli d’Italia sul Reddito di Cittadinanza: cosa vorrà cambiare? Sul reddito di cittadinanza sono state scritte tante cose inesatte. Fratelli d’Italia, infatti, lo considera uno strumento non idoneo alle reali necessità; e comunque pochi sono a conoscenza che si tratta di fondi che prima o poi saranno destinati ad esaurirsi. La nostra intenzione, invece, è quella di continuare a proteggere i più fragili, ma lo vogliamo fare rendendo il loro stile di vita più dignitoso.  Penso ai pensionati, agli over 60 privi di reddito, agli invalidi, alle famiglie senza reddito che hanno minori a carico. Sono questi i soggetti ai quali andranno dati aumenti o redditi extra. Mentre chi è in condizione di lavorare sarà aiutato a trovare un posto di lavoro. Chi si rivolgerà a un centro per l’impiego o a una agenzia per il lavoro dovrà essere immediatamente indirizzato a un corso di lavoro, mentre alle aziende proporremo misure di sostegno secondo lo schema “Più assumi meno tasse paghi”. Se Giorgia Meloni sarà la prima Premier donna della storia italiana cosa significherà per lei e per la Nazione? Vedere Giorgia Meloni presidente del Consiglio significherebbe coronare il sogno di un’intera comunità che l’ha sempre considerata la migliore per impegno, competenza, serietà e soprattutto coerenza. Il fatto che sia una donna non ha mai avuto alcuna importanza. In Fratelli d’Italia, infatti, si è sempre guardato al merito e mai al genere. Detto questo, Giorgia Meloni a palazzo Chigi sarebbe un bene solo per tutti gli italiani perché avrebbero la garanzia di essere guidati da un leader che sente la responsabilità e avrebbe veramente a cuore le sorti e il futuro della Patria. Perché è importante che gli italiani vadano a votare il prossimo 25 settembre? Mai come questa volta gli italiani hanno la possibilità di fare la storia della nostra Nazione. Dopo tanti governi calati dall’alto hanno, infatti, la possibilità di scegliere il prossimo presidente del Consiglio che noi speriamo che sia femmina. Dare la propria fiducia a Fratelli d’Italia significa mettere alla prova una classe dirigente che fino ad oggi non ha mai avuto l’occasione di governare, ma ha sempre dimostrato coerenza e una notevole lungimiranza politica. Noi siamo Pronti a dimostrare cosa siamo in grado di fare e sono convinta che gli italiani non se ne pentiranno.

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Un mondo sempre più sorprendente: per una volta i politici lavorano d’estate

Un mondo sempre più sorprendente: per una volta i politici lavorano d’estate. Dobbiamo dirlo perché spesso in questo periodo storico sembra esserci un piacere morboso nel ripeterci come stiamo per morire male. Possibilmente poveri, malati e in modi terribili. Siamo la generazione cresciuta con le teste mozzate dell’Isis, le persone bruciate vive, intere nazioni ridotte peggio dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Siamo quelli che ricorderanno le statue distrutte in Afghanistan, Iraq, Olanda, America. Degli Stati Uniti ricorderemo le Torri Gemelle distrutte e l’assalto al Parlamento da una banda di scappati di casa vestiti da capo indiano dei film di John Wayne. Le epidemie che hanno fermato il mondo, roba con effetti più devastanti dell’Aids per il secondo Novecento. Tanto che la nuova Aids, il vaiolo delle scimmie, preoccupa molto meno gli esperti di quell’eredità del secolo passato. La crisi energetica è stabile come quella economica. Insomma la realtà fa abbastanza schifo. Specialmente per chi ha visto la fine di tempi molto diversi. E dunque ce la raccontiamo questa disgrazia chiamata presente, ma stiamo perdendo il gusto di vedere gli aspetti positivi. Dopo trent’anni di manettarismo come soluzione di tutti i mali disprezziamo la politica profondamente, tanto che persino i democratici preferiscono sostituire il Parlamento con Monti e Draghi. Eppure viviamo in un mondo sempre più sorprendente: per una volta i politici lavorano d’estate. Perché l’ultimo sussulto di vita politico ha costretto tutti i politici a organizzarsi in fretta e furia per le elezioni nazionali del 25 settembre. E allora perché non cogliere anche questo aspetto positivo? In fondo siamo bravi a sottolineare “il vero problema” “la vera emergenza” e così via. Per una volta troviamo una spigolatura positiva. I politici lavorano, pure in estate. Riconosciamolo. Non vuol dire assolverli per tutto il resto, ma solo constatare che per una volta nella grande confusione sotto il cielo c’è anche qualche spiraglio di luce.

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Le elezioni e il problema pecunia

Le elezioni e il problema pecunia. Perché questo è un tema centrale per le prossime consultazioni del 25 settembre. Da una parte c’è sicuramente il tema della poltrona: ogni chiappa sistemata sono introiti certi per chi si siede, ma pure per il suo partito. E moltiplicato per decine e decine di eletti, si parla pure sempre di milioni. Ma ancora prima di questo aspetto c’è il costo della democrazia, quello che secondo alcuni con problemi di realismo non dovrebbe esistere: ma fare una campagna elettorale costa. I volantini, le giornata in giro, la presenza su internet e sui cartelloni pubblicitari. Tutte questioni che prevedono costi, perché le persone mangiano, bevono, dormono e lavorano. Dunque vanno pagate. Checché ne pensino le persone che vivono di stipendi fissi, magari presi quando venivano dati a chiunque. E allora adesso i partiti si trovano con questa scomoda situazione da gestire. Perché la Lega ha i conti monitorati dai prelievi imposti dalla magistratura. Forza Italia non può più contare sul Berlusconi che spendeva e spandeva. Il Partito Democratico è stato devastato dalle continue scissioni che si sono portate via voti e risorse e ora ha i conti traballanti. II Movimento 5 Stelle non sa nemmeno chi si può candidare e chi no, dunque quasi potrebbe desiderare di dover discutere di pecunia. Ma tutti gli altri partiti e movimenti non sono messi molto meglio, anche perché i capi politici di solito sono bravi a spendere i soldi pubblici, non quelli che guadagnano. Ecco dunque che le elezioni e il problema pecunia si fanno più vividi: senza non si vince, ma il popolo italiano ha preferito cancellare i finanziamenti pubblici ai partiti, così ora si presentano solo formazioni politiche che devono piegarsi agli interessi degli investitori. Un colpo di genio, verrebbe da dire. Perché a meno di miracoli il problema delle elezioni e della pecunia per vincerle non potrà risolversi che così.

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