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Sardone (Lega): castagnata abusiva e solidale per gli anarchici in carcere

“Gli anarchici di Corvetto odia non si smentiscono mai“, commenta Silvia Sardone, Consigliere Comunale ed Europarlamentare della Lega. “Dopo i continui messaggi di incitamento all’odio contro le forze dell’ordine – spiega la Sardone – ora organizzano l’evento dal nome: Bello come una prigione che brucia” nel corso del quale, “verranno vendute castagne e vino in solidarietà agli antagonisti arrestati dopo gli scontri seguiti allo sgombero dell’Asilo occupato di Torino“. “Mi piacerebbe capire se il Comune di Milano ha ricevuto, e accettato, la richiesta di occupazione del suolo pubblico per piazza Ferrara, – si domanda la Sardone – dove si svolgerà il banchetto: conoscendo il modus operandi dei centri sociali direi che sarà l’ennesimo appuntamento completamente abusivo“. “Il sindaco Sala dia un segnale forte: impedisca il raduno” chiede la Sardone. “Il messaggio che passa da un evento come questo è di totale disprezzo verso le istituzioni. Sui social Corvetto odia parla di violenza carceraria, della necessità di organizzarsi contro la polizia e delle forze dell’ordine presentate come violente e torturatrici. La cosa grave è che, nonostante lo sgombero della villetta di via Piazzetta, gli anarchici continuino a dettare legge nel quartiere. Corvetto – chiude Sardone – chiede legalità e decoro: il Comune non faccia finta di niente e intervenga”.  

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Festa abusiva alla Statale, condanne e denunce, indaga la Procura

Le immagini lasciano poco spazio all’immaginazione: cestini ribaltati, cumuli di bottigliette, bicchieri ammassati e del liquido gettato sul pavimento. Sono gli strascichi di una festa non autorizzata cui hanno partecipato centinaia di ragazzi all’Università Statale nella notte di Halloween. Un evento organizzato da alcuni studenti che hanno occupato illegalmente gli spazi di via Festa del Perdono, come ha denunciato il rettore dell’università, Elio Franzini, pubblicando gli scatti della serata e ricostruendo quanto accaduto. “Le immagini si commentano da sole e sono il risultato dell’ennesima occupazione illegale degli spazi della nostra università, avvenuta giovedì sera in occasione di Halloween – scrive il rettore in una lettera aperta -. Queste feste, del tutto abusive, organizzate da gruppi in larga parte esterni all’ateneo, che chiedono persino una tariffa per l’ingresso, sono state tollerate per molti anni, quasi fossero l’inevitabile prezzo da pagare per risparmiare la nostra comunità da sfregi peggiori“. “Durante l’occupazione – si legge ancora sul sito dell’università – la chiusura del portone di Via Festa del Perdono 7 è stata impedita, nelle ore successive sono stati introdotti illegalmente in ateneo materiali anche infiammabili, oltre a cibi e bevande alcoliche di vario genere. La festa si è quindi svolta tra le 22 e le 5 del giorno successivo e hanno partecipato centinaia di ragazzi, molti dei quali minorenni“. Il Rettore si dice quindi “profondamente convinto che ogni atteggiamento di passiva indifferenza o rassegnazione nei confronti di atti di palese illegalità sia sbagliato in assoluto e, ancor più, da parte di un’università pubblica, che da sempre fa della difesa della legalità e dei diritti uno dei suoi essenziali valori, da trasmettere alle giovani generazioni“. “Per questo – prosegue – “avevamo deciso una chiusura straordinaria alle ore 16, nella giornata di giovedì – precisando -. E lo abbiamo fatto avvisando con congruo anticipo gli studenti e il personale che lavora in sede centrale, senza tenerli, come accaduto in passato, in uno stato di passiva soggezione rispetto a quanto stava accadendo“. “Purtroppo ogni misura precauzionale non è bastata – si rammarica il rettore -. Dopo le 16, siamo rimasti soli, testimoni di un reato che si compiva senza nulla poter fare, ad assistere alla preparazione dello scempio che vedete e che soltanto per un caso non ha avuto conseguenze peggiori, come quelle che si sono di recente verificate, in contesto del tutto analogo, presso un’altra università italiana“. Il Rettore si appella poi “alle autorità deputate alla nostra sicurezza“. auspicando “che si possa e si debba custodire la sicurezza di questo luogo, di coloro che lo frequentano e di chi abita il quartiere senza essere costretti a scegliere tra due estremi, tra le cariche della polizia e una posizione di pericolosa e assuefatta passività, come se non esistessero altre soluzioni ispirate a una pacifica, ma ferma, assunzione di responsabilità, al rispetto assoluto della legalità, alla difesa dei più elementari diritti della convivenza civile“. “Abbiamo deciso – conclude – di pubblicare le immagini perché tutti siano consapevoli e si impegnino perché questa sopraffazione non si debba ripetere, nel silenzio collettivo della comunità accademica, delle istituzioni e dell’opinione pubblica“. In seguito il Rettore ha comunicato, “Oggi stesso parte la denuncia contro ignoti, sappiamo chi è stato ad organizzare” ma “non siamo pubblici ufficiali e non possiamo identificare queste persone“. Solidarietà al Rettore è stata espressa da Azione Universitaria che, attraverso le parole del Coordinatore Andrea Fornelli, ha fatto sapere di apprezzare “le parole e lo sforzo del Magnifico Rettore Elio Franzini e ci auguriamo che, con il supporto morale degli studenti che danno realmente valore all’Università anche rispettandone le strutture, si possano finalmente contrastare queste iniziative mettendo la parola fine a questo scempio!“, aggiungendo “Azione Universitaria, come sempre ha fatto, condanna fermamente queste iniziative: è ora di dire basta a questi collettivi di studenti che pensano di poter comandare nelle strutture della nostra Università portando alcool, sporcizia e degrado“. “È peraltro il caso di ricordare che pochi mesi fa, all’università Sapienza di Roma, un ventiseienne ha perso la vita in una festa organizzata abusivamente – ricordano gli studenti, concludendo – , esattamente come la ‘Festa senza perdono’: purtroppo questa tragedia non ha sortito alcun effetto sulla coscienza degli organizzatori della “festa” in UniMi che, senza considerazione alcuna delle misure di sicurezza, continuano a rivendicare, incoscientemente, questo loro falso diritto“. In serata la Procura di Milano ha fatto sapere di avere aperto un’indagine con le ipotesi di “violazione delle norme di sicurezza” e “invasione di edificio pubblico“.  

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Via Cavalcanti, anche secondo la Cassazione la moschea abusiva va chiusa

Anche la Corte di Cassazione ha confermato quanto già espresso dalle sentenze di primo e di secondo grado, ossia che il centro culturale islamico milanese di via Cavalcanti non ha i requisiti per essere destinato a luogo di culto con relativa condanna penale per i responsabili. La condanna è stata emessa per abuso edilizio in quanto la presenza di un luogo di culto, all’interno di un immobile che non ha quella destinazione d’uso, costituisce non solo un’illiceità dal punto di vista amministrativo, ma anche un reato penale. Soddisfatto Presidente del Municipio 2, Samuele Piscina, secondo cui la condanna “evidenzia ancora una volta quanto dicevamo da tempo: quella moschea abusiva deve chiudere“. “Le regole vanno rispettate da tutti, anche dalla comunità musulmana. – prosegue Piscina –  Non si può infatti tollerare che un luogo adibito a magazzino senza vie di fuga o condotti di areazione venga utilizzato come spazio di ritrovo da centinaia di persone o addirittura come sede di una sorta di scuola estiva per bambini musulmani. Tutto ciò ovviamente alimenta i rischi per la sicurezza delle persone che usufruiscono abusivamente di questo spazio, a partire dai più piccoli e da tutti i cittadini residenti nello stabile. Una situazione lasciata totalmente allo sbando dall’amministrazione comunale che ora è chiamata a intervenire al più presto per ristabilire legalità e sicurezza nel quartiere”. “Sala e il PD, – accusa l’esponente della Lega – nonostante fossero consapevoli di ciò che accadeva in quello stabile grazie alle segnalazioni inviate anche dal Municipio 2 e considerata l’interlocuzione costante di Palazzo Marino con l’associazione sul tema dei luoghi di culto, hanno abbandonato a sé stessi tanti cittadini onesti, facendo finta di non vedere nel nome dell’illegalità. Dopo la condanna all’imam, il Partito Democratico non può più nascondersi e la sinistra è chiamata ad agire immediatamente per porre i sigilli al magazzino che ogni giorno mette in pericolo centinaia di cittadini, come già avrebbero dovuto fare facendo rispettare la legge e i regolamenti comunali. A perdere tempo la sinistra è maestra – conclude –  ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine”. Dello stesso parere il Consigliere Comunale ed Europarlamentare della Lega Silvia Sardone, “Ormai è rimasta solo la sinistra a non vedere la realtà, ovvero gli abusi in serie commessi dalla Bangaldesh cultural and welfare association” ricordando che Sala “in campagna elettorale aveva promesso la chiusura di questa moschea senza poi far nulla” e che “esiste anche una legge regionale con dei paletti urbanistici ben precisi da rispettare“. “Sono stata più volte in via Cavalcanti – continua la Sardone – per confrontarmi coi residenti dello stabile che ogni venerdì vedono entrare nel loro cortile centinaia di persone per pregare in un luogo che non ha nemmeno un’uscita di sicurezza: e se scoppiasse un incendio?” si chiede la leghista. “Purtroppo – continua Silvia Sardone – quella di via Cavalcanti non è l’unica situazione paradossale e cosa ancor più grave è il fatto che l’amministrazione comunale anziché chiudere i luoghi di culto irregolari ha inserito nel Par la regolarizzazione di quattro moschee abusive a cui si aggiungerebbe l’area di via Esterle messa a bando. È assurdo – conclude – che il Comune continui a tollerare certe gravi irregolarità: multano i commercianti per il colore degli ombrelloni e lasciano che centinaia di persone si radunino in seminterrati senza alcuna norma di sicurezza?”.  

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Via De Stael, anche pregiudicati fra gli occupanti

“La situazione della palazzina occupata di via De Stael è a dir poco scandalosa e grottesca. Ho svolto un sopralluogo nell’edificio e ho scoperto l’esistenza di un vero e proprio albergo illegale per clandestini, in prevalenza marocchini e pakistani, con diversi bambini piccoli al seguito e cani di grossa taglia: ognuno ha la propria camera con tanto di numero e nome scritto in arabo. In tutto, come mi ha spiegato il “capo” di questo villaggio abusivo creato grazie all’appoggio del collettivo “Noi ci siamo”, vivono all’interno della struttura 130 persone e altre 12 sarebbero in arrivo, la maggior parte delle quali senza documenti. Lo stesso occupante marocchino, che ha ammesso di essere agli arresti domiciliari nell’edificio occupato, dopo aver annunciato l’intenzione di organizzare un presidio davanti al Commissariato Comasina non si sa bene per quale motivo vista la sua posizione e quella dei suoi compagni, mi ha addirittura minacciata riempendomi di insulti e inseguendomi fino all’esterno dell’edificio perché a suo dire quella era casa sua e io non potevo entrare. È incredibile che degli occupanti abusivi siano agli arresti domiciliari in una palazzina occupata. Questi sono i personaggi che la sinistra tollera e di fatto lascia liberi di perpetrare reati previsti dal codice penale come le occupazioni abusive”. Lo riferisce Silvia Sardone, Consigliere Regionale e Comunale del Gruppo Misto. “È assurdo che in una città come Milano esista un buco nero del genere, dove parecchi clandestini possono liberamente fare il bello e il cattivo tempo in spregio a ogni regola e soprattutto senza che il Comune alzi un dito. Ho parlato con alcuni residenti di via De Stael e sono molto preoccupati, come giusto che sia, per la situazione di illegalità che si trovano sotto casa. Le condizioni igienico-sanitarie dello stabile – continua Silvia Sardone – sono pessime ed è inconcepibile che dei bambini possano crescere in un contesto simile: mi auguro che il Comune, perlomeno, invii degli assistenti sociali per verificare la situazione. Ricordo a Sala e compagni, che lo stesso collettivo che ha ideato l’occupazione di via De Stael ha preso con la forza anche gli ex bagni pubblici comunali di via Esterle e una fabbrica dismessa in via Iglesias dopo lo sgombero del caseggiato Mm di via Palmanova 59: con la scusa dell’autogestione e dell’accoglienza i centri sociali si prendono pezzi di città sottraendoli alla comunità per darli ai clandestini. È questo il tanto decantato modello Milano in tema di immigrazione?”.

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