Contro i pistola in difesa della pistola

Contro i pistola in difesa della pistola. Perché in questi giorni si è parlato molto di pistole e politica. Nonché di politici pistola nel senso milanese. Da una parte l’assessore pistolero di Voghera, città nota fino a ieri per le più innocue casalinghe, e dall’altra Luca Bernardo, accusato da Michele Usuelli via Repubblica di aver girato per il reparto armato di rivoltella. Accuse di cui discuteranno in tribunale perché Bernardo ha annunciato querela. E soprattutto un accostamento da pistola perché uno era uso girare armato per le strade cittadine e a fermare vagabondi aggressivi, l’altro si è passato qualche notte a vegliare sui bambini del suo ospedale con una pistola in ufficio perché aveva ricevuto delle minacce. Allora accostare i due atteggiamenti pare un filo da pistola perché sono due approcci molto diversi. E il secondo in fondo parla di un primario che invece di starsene a casa invocando la protezione dello Stato continua a farsi le notti in ospedale nonostante il pericolo in più. L’altro come la metti la metti, è una vicenda che non farà bene a Voghera: nel migliore dei casi un funzionario troppo solerte (il barista cinese ha detto alle telecamere che Youns El Boussetaouinon è stato un minuto nel suo locale) non ha saputo gestire un uomo alterato. Nel peggiore, un politico con dei riflessi discutibili ha estratto un’arma in mezzo alla strada e ha abbattuto un uomo che lo ha aggredito dopo essersi visto minacciato dalla pistola stessa. Allora sicuramente Massimo Adriatici dovrebbe rinunciare al porto d’armi. Succede: le stagioni passano. E lui in ogni caso ha dimostrato che è così: quello non era Osama Bin Laden, ma un mezzo matto (a sentire la sorella) da marciapiede e l’assessore è pure ex poliziotto, dovrebbe sapere come gestire queste persone. Poi se la vedranno i tribunali se si è solo difeso, ha aggredito lui o altro. Ma il piano politico impone un passo indietro vero, non tanto lasciare la politica. Solo la pistola, per evitare di fare di Voghera la città delle casalinghe e dei pistola che sparano. Però non si può chiedere agli altri di dare credito all’idea che Luca Bernardo sia parte della stessa storia. Repubblica giustamente ci fa la campagna elettorale per Sala come sta nell’ordine delle cose. E’ un bel tema per pomposi editoriali pacifisti. Il capolavoro sarebbe qualcosa scritto da chi appoggiava culturalmente la lotta armata ai tempi delle Brigate Rosse. Ma perché dietro ci sono temi pesanti come la lotta alle armi in generale che fa tanto USA, solo che negli Stati Uniti si sparano tra loro a ritmi imparagonabili ai nostri. E poi l’ambiente: in Italia per lo più si spara a volatili e cinghiali (ai secondi meno perché se sbagli quelli s’incazzano), ma anche in questo caso c’è il tema del rispetto degli animali tipo Licia Colò. E allora via agli appelli persino per non sparare alle nutrie, tanto loro vivono in centro dove si usano più pesticidi che in piccoli Stati per l’agricoltura. Per ora la sfida regge ancora, tanto è vero che le armi storiche per la caccia sono in libera vendita. Ma secondo alcuni sparare sul tema attira i voti degli italiani. E allora via con una serie di pistola che si sperticano in raffinati ragionamenti contro le armi. Le automobili creano molti più danni all’atmosfera, nonché morti e tumori. Ma vuoi mettere con la foto della simpatica nutria e di quel tenerone del cinghiale? Allora restiamo schierati contri i pistola a difesa della pistola. Perché potersi difendere deve essere un diritto. Non dobbiamo doverci nascondere ogni volta che incontriamo un prepotente, dobbiamo rimanere capaci di difenderci da soli. Uno Stato sostenuto da cittadini inermi o non esiste o è una dittatura.

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