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Anac. Aidr: con lo Spid accesso veloce ad una serie di servizi

Anac. Aidr: con lo Spid accesso veloce ad una serie di servizi. Dal 28 marzo è possibile accedere ad alcuni servizi online di Anac anche tramite Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Con un unico nome utente e una sola password è, quindi, possibile fruire in modo veloce e sicuro di alcuni servizi digitali dall’Autorità Nazionale Anticorruzione già integrati con il nuovo sistema di autenticazione. In particolare: il rilascio del Certificato esecuzione lavori (Cel) e le Attestazioni Soa (nuova versione). Il primo servizio è rivolto al Responsabile unico del procedimento (RUP) delle stazioni appaltanti che rilascia il Certificato all’impresa esecutrice di lavori pubblici che ne abbia fatto richiesta. Il secondo servizio invece è dedicato al rilascio delle attestazioni da parte delle Società Organismi di Attestazione (Soa). “L’implementazione digitale da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione – A.N.A.C, guidata da Giuseppe Busia – sottolinea in una nota Aidr – va in direzione di una sempre maggiore copertura di servizi digitali da parte della pubblica amministrazione con conseguente ottimizzazione dei tempi e delle relative procedure. Nel 2021 lo Spid-. ricorda l’associazione Aidr in una nota – ha raggiunto il 43% della popolazione, con 26 milioni di identità rilasciate a fine ottobre dello scorso, più del doppio di quelle dello stesso periodo del 2020”.

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Quando la parola giustizia si svuota di contenuti

Quando la parola giustizia si svuota di contenuti. Il SAP oggi era presente all’udienza per il processo all’autore dell’orrendo omicidio dei poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. In aula il Segretario Provinciale di Trieste Lorenzo Tamaro ed il Segretario Aggiunto di Trieste Simon Carfi. Inoltre presenti anche il SAP di Udine con Nicola Tioni, quello di Gorizia con Pino Flavio, quello di Tarvisio con Michele Montagnese, tutti giunti a Trieste per rappresentare lo sdegno e la contrarietà dell’intero Paese e della Regione F.V.G. su quanto sta accadendo. Il SAP è stato presente a tutte le udienze, alcune volte in solitaria. Oggi, come in quelle precedenti, la presenza del SAP in Tribunale è stata composta, silenziosa, ma altrettanto assordante. Ci siamo astenuti, per rispetto verso la Magistratura, alle manifestazioni di piazza, quelle con le nostre bandiere ed i nostri simboli. Permane in noi la ferma determinazione che quanto potrebbe essere deciso, potrebbe non soddisfare chi rappresenta gli operatori di Polizia, le famiglie delle vittime, la città di Trieste e tantomeno il resto d’Italia. Tutti abbiamo ben chiare le immagini di Stephan Meran che con determinazione, scaltrezza e lucidità, dopo aver ucciso i due agenti, guadagnava l’uscita della Questura sparando contro altri poliziotti, cercando di rubare un’autovettura della Polizia, sparare ancora contro altri agenti, quelli della Squadra Mobile e dell’Upgsp, per poi venire da loro neutralizzato. Lo ripetiamo fino allo sfinimento: non vogliamo assolutamente vendetta, ma giustizia si! La pretendiamo! Vogliamo la stessa giustizia, quella chiesta a gran voce dai massimi vertici della Polizia e non solo, più volte, anche nelle cerimonie ufficiali. Giustizia, quella che un fatto così grave, come quello accaduto quel maledetto 4 ottobre, impone in maniera assoluta, senza attenuanti e scusanti. Il rispetto dei nostri caduti e di quelli “sopravvissuti”, oltre che delle famiglie e di tutta la brava gente, passa anche sulla credibilità della parola “giustizia”, che deve essere un valore e non una parola vuota di contenuti da pronunciare su qualche palco di qualche commemorazione o cerimonia. La giustizia per Pierluigi Rotta e Matteo Demenego non può essere relegata ad un omaggio floreale, a delle lacrime versate oppure a belle, toccanti, quanto inutili parole. Il SAP sarà vicino alle famiglie delle vittime non solo moralmente, ma fattivamente durante tutto il percorso giudiziario. Va fatta giustizia e noi lotteremo per ottenerla.

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Aidr: un nuovo amministratore delegato per Canon Italia

Aidr: un nuovo amministratore delegato per Canon Italia. Ad Andrea Di Santo, nuovo amministratore delegato di Canon Italia, vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro. Così in una nota Aidr, esprime felicitazioni per la nomina di Di Santo ai vertici della multinazionale. Siamo sicuri- sottolinea nella nota Aidr- che il nuovo amministratore delegato, che ha maturato una esperienza trentennale nel mondo delle aziende industriali e tech, potrà offrire un prezioso contributo in direzione della crescita di Canon Italia, nel solco di quanto già tracciato Massimo Macarti, che ha deciso di ritirarsi dopo una lunga carriera in Canon Italia. Alla multinazionale giapponese, prosegue Aidr ci lega un rapporto di collaborazione che si è consolidato negli anni, accumunato dall’obiettivo della diffusione della cultura digitale nel nostro Paese. Di Santo sarà affiancato da Arianna Ferrini, nuovo Direttore Risorse Umane. Oltre a custodire i valori fondanti di Canon come il rispetto, la diversità, la collaborazione e l’eccellenza, Arianna Ferrini avrà il compito di promuovere lo sviluppo sostenibile delle persone, tenendo conto dei nuovi contesti lavorativi che si stanno affermando.

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Bullismo e digitale. L’insostenibile leggerezza dell’essere

Bullismo e digitale. L’insostenibile leggerezza dell’essere (di Biagino Costanzo, Dirigente d’azienda e Socio AIDR). Si è appena celebrata, lo scorso 7 febbraio, su iniziativa del MIUR, la Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo. Argomenti questi già approfonditi, ma ancora, in questo caso, repetita iuvant. Lo sappiamo, la digitalizzazione è sempre più protagonista nel nostro vivere quotidiano, è elemento essenziale non solo in ambito lavorativo e di studio ma è intrinseco nella interazione sociale con gli altri. Uno degli aspetti positivi è la possibilità di comunicare istantaneamente con altre persone siano essi familiari, amici, colleghi o anche estranei, sempre e in tutto il mondo. Ancor di più in questo momento storico, dove sia gli addetti ai lavori che non, spingono per una giusta, utile, maggiore e capillare diffusione digitale in tutto il territorio nazionale, la rete è una utile occasione di socialità e comunicazione, molte volte di soccorso immediato per chi è in difficoltà, di velocità di informazione, ma non possiamo assolutamente permettere che sia contemporaneamente la porta d’ingresso per mali altrettanto subdoli, dolorosi e talvolta molto peggiori che nascondono problematiche più significative e, tralasciando la cyber sicurezza intesa in modo complessivo, argomento già esaminato (https://www.aidr.it/digitalizzare-si-ma-senza-sacrificare-lhuman-factor/) , uno dei mali che sta assumendo contorni sempre di maggior rilievo, pericolosità ed importanza è il bullismo virtuale o come è stato per prima definito dal professore canadese Bill Belsey, il “cyber bullismo” ovvero manifestazioni violente realizzate da un singolo o da un gruppo per provocare danno, intimidire coetanei incapaci di difesa. Tutte vittime di shitstorm. A seguito dell’emergenza sanitaria negli ultimi due anni si è discusso molto di come reprimere e come prevenire questo bieco fenomeno aumentato in una fase in cui con l’incremento della Dad nelle scuole si è assistito a numerose denunce di un uso scorretto di piattaforme digitali dove anche i docenti sono diventati bersaglio di insulti e scherno non solo da parte dei propri studenti ma anche per opera di terzi che condividendo il link della lezione ne approfittavano per colpire, offendere e denigrare. È di questi giorni la notizia che finalmente, dopo… 8 anni, altra vergogna, è arrivata la sentenza in primo grado che ha condannato tal Mario Abignente, di 49 anni, a 10 anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale e stalking. Sui social ha adescato una quindicenne fingendosi uno studente di 29, quando l’ha convinta ad incontrala davanti all’istituto superiore dove la ragazza studiava, l’ha portata in una struttura abbandonata nella periferia romana e ha abusato di lei. Ma questa è solo una goccia nel mare. Centinaia sono i casi dove il web porta morte basti pensare al Blue Whale, al Jonathan Galindo, al Blackout Game in cui la metamorfosi dell’individuo non lascia via di scampo. Questi nuovi burattinai sono in grado di percepire e sfruttare il disorientamento e la vulnerabilità dei giovani ragazzi per affermare la propria onnipotenza sulla rete, utilizzata come palcoscenico di spettacolarizzazione della morte. Il tornaconto in questo caso non è il denaro, ma sfrutta lo stesso – sottilissimo – vizio capitale: la superbia, vettore di ostentazione per il disprezzo altrui. In quali lacune si insidia la manipolazione? Può la rete, da sola, ipnotizzare a tal punto la mente di un individuo? Nei casi simili a quello citato, nell’analizzare i comportamenti dei giovani, è emersa una ricorrente introversione ed una tendenza a passare molto tempo in solitudine, al cellulare, con la comparsa di lesioni sulle braccia (tagli, graffi) giustificati con le scuse più banali. Come spesso accade, l’esposizione mediatica dei fatti di cronaca legati ai cosiddetti “giochi della morte”, non innalzano il livello di attenzione nei giovani, ma per un qualche contorto meccanismo, ne stimolano la curiosità e la partecipazione. Ecco allora che anche quei ragazzi apparentemente più forti e sicuri di sé, diventano le fragili vittime di questi novelli creatori di gang che partono via social a convocare, per esempio, appuntamenti per “sfogare” una inquietudine ormai non più derubricabile alla irrilevanza e ci ritroviamo le tante risse che si susseguono nelle piazze del nostro Paese. Tutto questo con le famiglie un po’ “distratte” diciamo. La sempre più scarsa attenzione di molti genitori e degli “adulti” che non parlano più, davvero, con i propri figli, ha come risultato l’indifferenza e la disattenzione verso gli stati di umore dei giovani, con l’errata convinzione che la costante interazione con la tecnologia possa sopperire alle conversazioni padre-figlio. È facile scaricare la responsabilità, come spesso avviene, su tutto il resto del mondo: la scuola, le istituzioni e la società intera, pur di rimanere cechi sulla propria superficiale trascuratezza. La crescente preoccupazione circa i numerosi episodi di cyberbullismo, ha portato necessariamente il Legislatore ad affrontare il tema e dopo un lungo iter, nel 2017 è stata approvata la Legge 29 maggio 2017, n. 71, recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. Le più recenti statistiche confermano la crescita esponenziale del fenomeno del cyberbullismo e la necessità di apportare strumenti di prevenzione e sensibilizzazione Il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online della Polizia di Stato, ha segnalato che nel 2021 è avvenuto un significativo incremento dei casi di sfruttamento sessuale dei minori e di adescamento online. ha coordinato 5.515 indagini con un incremento del 70% in più rispetto al 2020, all’esito delle quali sono state eseguite oltre 1.400 perquisizioni ( 87% in più rispetto all’anno precedente). Sono state 137 le persone arrestate (+98% circa rispetto al 2020) e 1400 le persone denunciate (+17% rispetto al 2020). L’attività di prevenzione è stata eseguita analizzando oltre 29 mila siti internet, 2.539 dei quali oscurati perché recanti caratteristiche pedopornografici. Non sottovalutabile è anche il considerevole aumento dei fenomeni di sextortion aumentati del 54% rispetto al 2020 e revenge porn con un incremento del 78%; gli agenti hanno trattato oltre 500 casi denunciando oltre 1.400 persone. Sin da subito emerge l’intenzione di predisporre una definizione più ampia possibile di cyberbullismo ricomprendendovi “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione,

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Il Cloud per la Pubblica Amministrazione. Il Polo Strategico Nazionale

Il Cloud per la Pubblica Amministrazione. Il Polo Strategico Nazionale (di Claudio Nassisi, Dottore Commercialista e Phd in economia e socio Aidr). La necessità di introdurre nella Pubblica Amministrazione i servizi di cloud computing è stata, da ultimo, prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza e più precisamente nella componente n.1 Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza della Missione n.1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo. Per raggiungere gli obiettivi della componente n.1 è stato stanziato 1 miliardo di euro tra i 9,72 miliardi previsti per le esigenze della intera Missione n.1. La tendenza ad archiviare i dati non più all’interno di data center di proprietà aziendale ma di affidarli a soggetti terzi ha cominciato a prendere piede dal 2006 su iniziativa delle più grandi aziende legate ad internet (Google e Amazon per esempio). Questa soluzione, infatti, ha diversi aspetti positivi in favore degli utenti. In particolare consente di realizzare un accesso ai sistemi: maggiormente intuitivo e con elevata agilità; più reattivo e capace di risolvere i problemi di carico e di saturazione dovuti ai picchi di richieste in maniera elastica; simultaneo con risorse hardware e software virtualmente dedicate ma di fatto condivise. Dal lato dell’organizzazione aziendale è invece capace di: abbattere i costi di manutenzione dei sistemi; ridurre i tempi e le procedure di aggiornamento hardware e software; contrarre le spese per la fornitura di energia elettrica; Secondo un grado crescente di delega al fornitore del servizio sono previste le seguenti soluzioni: Infrastructure as a Service (IaaS): il cliente è responsabile della maggior parte dei controlli di sicurezza mentre il fornitore si limita al servizio di archiviazione e di virtualizzazione; Platform as a Service (PaaS): basata su un servizio integrato sia software che hardware secondo il quale il cliente sviluppa e gestisce esclusivamente i propri applicativi; Software as a Service (SaaS): è la forma più completa del cloud. Il cliente deve solamente accedere al servizio mentre l’intera struttura sottostante è rimessa alla gestione del fornitore (aggiornamenti sia software che hardware). Non è prevista l’installazione di software sulle singole macchine e l’accesso dei gruppi al programma è più lineare e affidabile. Alla luce delle criticità potenzialmente connesse al fatto che i dati verranno archiviati su infrastrutture di proprietà di soggetti terzi (potenzialmente dislocati in ambito internazionale e, ad oggi, con tutta probabilità anche extra UE), al fine quindi di garantire un autonomo controllo sulle infrastrutture digitali, il dipartimento per la trasformazione digitale e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale hanno elaborato nel settembre 2021 un documento tecnico di indirizzo per l’implementazione e il controllo del cloud per la PA denominato Strategia Cloud Italia. Diventa quindi necessario consolidare una impostazione denominata Cloud First sulla base della quale le PA in fase di definizione di un nuovo progetto, e/o sviluppo di nuovi servizi, devono, in via prioritaria, adottare il paradigma cloud in particolare i servizi SaaS. Le diverse modalità di gestione saranno disposte secondo il tipo di dato e di servizio trattato e, in particolare, secondo il danno che una loro compromissione, in termini di confidenzialità, integrità e disponibilità, provocherebbe al sistema Paese. I dati e i servizi sono stati classificati in: strategici: la cui compromissione può avere un impatto sulla sicurezza nazionale; critici: la cui compromissione potrebbe determinare un pregiudizio al mantenimento di funzioni rilevanti per la società, la salute, la sicurezza e il benessere economico e sociale del Paese; ordinari: la cui compromissione non provochi l’interruzione di servizi dello Stato o, comunque, un pregiudizio per il benessere economico e sociale del Paese. Il Polo Strategico Nazionale sarà coinvolto nella gestione delle prime due classi. La necessità di riorganizzare le modalità di attivazione di questo tipo di servizi deriva anche dal rischio che l’erogazione sia oggetto di modifiche unilaterali da parte del fornitore (dal punto di vista dei costi sino all’interruzione del servizio stesso) nonché dall’applicazione della normativa vigente nei paesi dove sono dislocati i data center. Il Polo Strategico Nazionale sarà invece distribuito sul territorio nazionale in almeno 4 data center dislocati su 2 regioni. In questo modo potrà fornire le tecnologie e le infrastrutture capaci di garantire la continuità operativa richiesta al servizio. La gestione sarà affidata a un fornitore qualificato. La Strategia Cloud Italia prevede tre distinte fasi cronologicamente successive: entro la fine del 2021: pubblicazione del bando di gara per la realizzazione del PSN; entro la fine del 2022: aggiudicazione e realizzazione del PSN mediante l’aggiudicazione del bando di gara; dalla fine del 2022: migrazione delle amministrazioni verso il PSN, da concludersi entro la fine del 2025. A questo riguardo, con il proprio decreto datato 27 dicembre 2021 il Ministro dell’Innovazione tecnologica e della Transizione Digitale ha, infine, autorizzato la pubblicazione di un bando di gara finalizzato a definire la Strategia Cloud Italia elaborata dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) e dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN). Tenuto conto della elevata complessità del servizio in termini di delicatezza dei dati trattati e del complesso di infrastrutture hardware e software che sarà richiesto agli aggiudicatari della fornitura, è stata adottata la procedura di finanza di progetto su iniziativa privata (di cui all’art. 183 comma 15 del D.Lgs. 50/2016 “codice dei contratti). Alla società per azioni Difesa e Servizi, interamente partecipata dal Ministero della Difesa, sarà affidato il delicato incarico di centrale di committenza per le successive fasi che saranno necessarie all’aggiudicazione. Link utili: – https://italiadomani.gov.it/it/home.html – https://innovazione.gov.it/notizie/articoli/cloud-italia-presentati-gli-indirizzi-strategici-per-la-pubblica-amministrazione/ – https://innovazione.gov.it/notizie/articoli/cloud-pa-selezionato-il-progetto-psn-gara-prevista-nelle-prossime-settimane/

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Transizione energetica: con il digitale, rinnovabile e senza sprechi

Transizione energetica: con il digitale, rinnovabile e senza sprechi (di Vito Coviello, Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica). Il passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti di energia rinnovabili, meno inquinanti e più efficienti, è una necessità dettata dalla forte accelerazione del cambiamento climatico in atto. I disastrosi effetti dell’aumento dei gas serra sono ben evidenti a tutti e riscontrabili a tutte le la-titudini del nostro pianeta: scioglimento dei ghiacciai, aumento del livello del mare, deforestazio-ni, siccità, uragani, inondazioni e tante altre calamità che non possiamo più nemmeno chiamarle naturali perché sono la conseguenza dell’opera costante e distruttiva dell’uomo. Anche le cause del cambiamento climatico sono ben note: eccessivo e incontrollato sfruttamento delle risorse con conseguente inquinamento ed aumento dei gas serra determinato da un siste-ma produttivo e di trasporti che fa poco uso di energie rinnovabili, immettendo nell’atmosfera eccessive quantità di gas nocivi all’ecosistema del pianeta. Conosciamo anche i possibili tentativi di rimedio ai danni provocati dall’uomo, anche se siamo consapevoli del ritardo con cui stiamo affrontando il problema e dello scarso rispetto avuto in passato nei riguardi del pianeta che ci ospita. I nostri dubbi e le nostre incertezze emergono però davanti alle domande: ▪ Riusciremo a salvare il Pianeta in tempo? ▪ Riuscirà il genere umano a condividere un piano per salvare la terra e, soprattutto, a ri-spettarlo mettendo da parte ideologie, egoismi e interessi economici che delimitano i confini e dividono da sempre? Auspicando che non ci sarà un abbandono pagano del problema sullo stile del “carpe diem” o del “Doman non v’è certezza” della canzone di Bacco, dovremmo concentrarci sul rapido ab-bandono delle fonti di energia “non rinnovabili” e fare una dura lotta agli sprechi. Non basta raggiungere il primo obiettivo di utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, se poi non si attua in parallelo anche una dura lotta agli sprechi. Certo la decarbonizzazione ci porterà a ridurre la produzione dei gas serra, ma non possiamo proseguire con gli attuali sprechi di energia. La transizione energetica e la riduzione degli sprechi si realizza anche grazie alla trasformazione digitale: tutta la filiera energetica che va dalla gestione degli impianti di generazione elettrica ai nuovi servizi per le imprese e per i consumatori, ha bisogno della digitalizzazione dei processi. Nella transizione energetica sono impattati tutti i processi del sistema elettrico la cui digitalizza-zione ha un ruolo fondamentale non solo nell’utilizzo di energie rinnovabili, ma anche nella lotta agli sprechi: dalle reti intelligenti, alla manutenzione predittiva e al machine learning. Lo spreco dell’acqua, ad esempio, è uno dei maggiori costi per l’ambiente: ci sono milioni di per-sone che “annegano nell’acqua”, tanta ne consumano e in molti altri Paesi del mondo (se ne contano circa 30), il 65% della popolazione non ha ancora a disposizione il fabbisogno idrico giornaliero. Si calcola che ben 1,2 miliardi di persone non hanno acqua potabile a sufficienza mentre nel nostro Paese a causa di infrastrutture vecchie del sistema idrico, si verificano ingenti perdite stimate tra il 35% al 40% . La distribuzione dell’acqua ha dunque un costo energetico alto e la riduzione degli sprechi la si può realizzare con un piano di adeguamento delle infrastrutture idriche e con un attento sistema di monitoraggio delle perdite. Sono già stati sviluppati sistemi di monitoraggio e piccoli dispositivi / robot (Pipeguard) che im-messi nella rete idrica sono in grado di rilevare le variazioni di pressione causate da una perdita nelle tubature: ora occorrerebbe un piano generale di adeguamento dell’infrastrutture idirche. Più in generale la digitalizzazione dell’energia è presente sin dalla fase di avvio del processo di produzione negli impianti di generazione. Tutti i parchi eolici e fotovoltaici e le centrali idroelet-triche sono gestiti in modo automatizzato o si apprestano ad esserlo. I sensori consentono di raccogliere in tempo reale le informazioni che arrivano da una diga , una turbina o da una conduttura per poi inviarli al sistema centrale che grazie a innovativi Sw li processa sia per rilevare comportamenti anomali sia per intercettare potenziali rischi con lo sco-po di mantenere sempre in efficienza gli impianti. L’approccio “data driven”, l’uso di algoritmi di “machine learning”, la possibilità di centralizzare le informazioni basandosi su “big Data” provenienti dai differenti impianti di uno stesso produt-tore, consentono ai SW di effettuare un continuo miglioramento e di essere sempre più precisi anche in termini predittivi. La transizione energetica non può pertanto prescindere dal digitale: è grazie all’intelligenza artifi-ciale che si possono intercettare e risolvere in tempo reale le anomalie e le inefficienze del si-stema. Oggi si utilizza il termine IIOT (Industriali internet of Things) per riferirsi al sistema di droni e di Robot con cui è possibile effettuare ispezioni negli impianti, riducendo di molto i tempi di intervento e i rischi. La Commissione UE sta lavorando a un piano d’azione sulla digitalizzazione del sistema energeti-co e, a tal fine, ha avviato una consultazione pubblica per raccogliere informazioni da tutte le parti interessate compresi i singoli individui. Anche La trasformazione del nostro Paese passa at-traverso queste due transizioni fortemente interdipendenti: transizione digitale e transizione energetica. È abbastanza evidente che occorrono riforme profonde e coraggiose in tutti i settori: dalla pubbli-ca amministrazione al sistema imprenditoriale pubblico e privato. Dobbiamo realizzare una nuova “rivoluzione” industriale e sociale, ma questa volta al centro delle nostre attenzioni dob-biamo mettere il nostro territorio e le future generazioni e non noi con i nostri egoismi. Occorre accettare, prima ancora di realizzarlo, un profondo cambio di paradigma culturale che ci porti al profondo cambiamento da realizzare.  

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