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Sulle autostrade aumenti ingiustificati: rete già ammortizzata

Sulle autostrade aumenti ingiustificati: rete già ammortizzata. Una valanga di soldi entreranno nelle casse di Aspi, 51% pubblica per mezzo di CdP ma per il 49% in mano ai fondi Blakstone e Macquarie che intendono passare subito, dopo l’acquisto, a maggiori e ricchi incassi. Il Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture tende a minimizzare gli aumenti dei pedaggi. Resta il fatto che su oltre il 50% (3mila km) della rete italiana gestita da ASPI i pedaggi sono aumentati del 2%, e di un altro 1,34% aumenteranno dal primo luglio. Praticamente l’incremento sarà del 3,34%. Altre due autostrade (gruppo Gavio) per un totale di 157 km di rete 125 km la Milano -Torino e 35 km la TEEM. Gli assi più battuti dai veicoli tir e auto sono dunque interessati da un pesante aumento. Sommato al rincaro della RC Auto del 6% e della benzina che sono scattati dall’inizio di quest’anno gli aumenti avranno una pesante conseguenza inflattiva e sminuiranno la sbandierata manovra sulle bollette energetiche per imprese e famiglie del Governo. Dalla tragedia del Ponte Morandi i pedaggi sono fermi da 4 anni perché si è scoperto che con l’aumento dei ricavi e quindi degli extraprofitti si erano dimezzati gli investimenti di potenziamento della rete e la manutenzione era rimasta al lumicino. Non vale come giustificazione del ministero il riferimento alla rete spagnola che avrebbe aumentato i pedaggi del 4%. In Spagna alla scadenza delle concessioni le autostrade passano automaticamente in mano allo Stato senza costi di subentro tant’è che gli spagnoli in due anni si sono visti depedaggiare 700 km di rete alla scadenza della concessione. Si tratta di 4 concessionarie che servono il trasporto nazionale, ma anche quello internazionale e il porto di Barcellona, dove fanno capo autostrade del mare e container.

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Governo, Onlit: “Di De Micheli e Toninelli non sentiremo di certo la mancanza”

Governo, Onlit: “Di De Micheli e Toninelli non sentiremo di certo la mancanza”. Il nuovo ministro dei Trasporti del governo Draghi dovrà mettersi, se li ha, le mani nei capelli. Si troverà infatti a fronteggiare l’anno zero dei trasporti. Nessuno rimpiangerà i suoi predecessori, Paola De Micheli e Danilo Toninelli. La ministra De Micheli di sicuro passerà alla storia per la proposta che tutti i cittadini italiani debbano trovarsi in un raggio di 100 Km da una linea di Alta Velocità, qualsiasi cifra questo debba costare (ai contribuenti, non alla ministra). Sia lei che Toninelli non passeranno alla storia, invece, per aver risolto la vertenza con Autostrade dopo il crollo del ponte Morandi: sia perché non è stata risolta, sia perché si sono ben guardati dall’insistere affinchè gli utenti smettano di pagare pedaggi per autostrade che hanno già strapagato. La De Micheli sarà inoltre ricordata, oltre che per la telefonata al manager della Juventus per aiutarlo nel calciomercato, per la sua incapacità nel potenziare il trasporto pubblico nella fase Covid. Diabolicamente, poi, sia Toninelli che De Micheli hanno perseverato nel voler mantenere in vita Alitalia, autentico zombi con le ali. Infine, le grandi navi non entrano più a Venezia grazie al Covid, non certo ai due ministri di cui non sentiremo proprio la mancanza.

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Autostrade, Atlantia “minaccia” il governo: pronti 7mila licenziamenti

Autostrade, Atlantia “minaccia” il governo: pronti 7mila licenziamenti. La notizia battuta in serata dalla agenzie riporta la risposta della famiglia Benetton alla linea dura del governo sulla questione autostrade. Una nota allarmata che parla di 7mila posti di lavoro a rischio se da Roma si procedesse con la revoca. “Una eventuale revoca” della concessione di Aspi “provocherebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro, oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio 7.000 posti di lavoro”. Lo evidenziano fonti di Atlantia in merito al dossier su Aspi, sottolineando che “bisogna assolutamente evitare questo scenario nefasto, vista la totale accettazione di tutte le clausole volute dall’esecutivo”. Quindi su Autostrade, Atlantia “minaccia” il governo: pronti 7mila licenziamenti. Un messaggio chiaro per quanto scritto in aziendalese: o ci venite incontro o licenziamo in massa. Il riferimento al mercato europeo non sembra casuale in tempi di recovery fund: sembra infatti un passo avanti per dire “se non volete darci i soldi voi, dateci una fetta dei 209 miliardi che l’Europa ha promesso”. Insomma a quanto pare la famiglia Benetton, il cui patrimonio è stimato in diversi miliardi di euro, vuole ancora la grana pubblica: avendo un impero che guadagna al netto dei costi 300 milioni di euro all’anno, potrebbero per una volta pensare a fare impresa con i soldi loro e non con quelli dello Stato. D’altronde è difficile per i capitalisti italiani (chiamiamoli così) uscire da questo atteggiamento mentale: gli Agnelli, altra famiglia onorata come divina, ha appena sfilato 5 miliardi di euro alle casse pubbliche. Altrimenti non pagavano gli stipendi dicevano. In effetti gli azionisti di Fca sono noti per non essere liquidi…

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